𝟬𝟲 🌒 𝗡𝗢𝗡 𝗡𝗘 𝗛𝗢 𝗣𝗥𝗢𝗣𝗥𝗜𝗢 𝗩𝗢𝗚𝗟𝗜𝗔

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Ricevuto il messaggio, Taehyung l'aveva letto immediatamente per poi corrugare le sopracciglia con fare confuso, sia in merito al contenuto che alla sua ─ di nuovo ─ impossibilità di rispondere.

Non capiva che diavolo avesse il corvino, perché continuasse a reagire in maniera così insolita, perché uscirsene con reazioni talmente eccessive e allo stesso modo non faceva a meno di chiedersi se avesse lasciato il lavoro in preda alla rabbia per poi fiondarsi da quel suo amico di nome Kang che aveva avuto modo di conoscere diversi mesi prima; non si erano mai parlati o incrociati nemmeno per sbaglio ma era capitato che Jeongguk lo nominasse ─ per fortuna sempre in maniera estremamente sporadica ─ motivo per cui non aveva mai dato peso alle sue parole. Ora però che stesse ipotizzando il loro essere insieme? Jeongguk andava a letto anche con lui o erano seriamente solo due amici?

Non sapeva cosa pensa e ormai era già passato qualche giorno da quando Jeongguk aveva lasciato l'ufficio fregandosene di ogni conseguenza e da quando lui aveva deciso di parlare personalmente con il direttore così che non lo licenziasse seduta stante per tale comportamento così immaturo; l'uomo infatti ─ già pronto con le carte ─ era stato dirottato grazie alla sua parlantina ritrovandosi quindi a concedere a Jeongguk delle ferie come scusa per permettergli di settare nuovamente la testa a posto ed evitare altri comportamenti inopportuni.

Quest'ultimo inoltre ─ in quanto vedeva Taehyung come figura lavorativa superiore a quella di Jeongguk ─ aveva chiesto al moretto di assicurarsi che il minore si presentasse di nuovo a lavoro a termine delle ferie; lui ovviamente aveva sfruttato la cosa uscendosene con un "non conosco dove abita, non posso controllare che sia tutto okay" con il quale era riuscito ad ottenere il suo indirizzo.

Si era quindi assicurato appena finito il turno lavorativo di raggiungere l'indirizzo fornitogli così da verificare con i suoi stessi occhi se Jeongguk fosse realmente in compagnia di Kang o se fosse restato a casa con i suoi genitori; aveva fatto tutto di corsa, si era arrabbiato per la difficoltà nel trovare parcheggio ma poi aveva percorso sei piani di condominio di corsa, maledicendo il minore per la pessima scelta residenziale e se stesso per aver seriamente acconsentito a tale assurdità pur di assicurarsi che stesse bene.

Raggiunto il suo appartamento, quello che incontrò dopo aver suonato il campanello fu colui che ipotizzò essere il padre di Jeongguk. L'uomo ─ ancor prima di aprir bocca ─ dovette correre via dall'ingresso per raggiungere la donna che aveva urlato il suo nome, consentendogli quindi di dare uno sguardo veloce all'interno dell'appartamento del minore, o quando meno ciò che poteva adocchiare restando fermamente immobile sull'uscio.

Quello che comprese in quei pochi secondi catapultato all'interno del mondo di Jeongguk fu la sua qualità di vita e le difficoltà che affrontava senza che lui lo sapesse o che quanto meno se ne interessasse; la casa era vecchia e piccola, sua madre in condizioni abbastanza serie da necessitare la costante presenza del marito e non si sarebbe di certo sorpreso se ─ accompagnati a quegli armadietti vuoti ─ non vi fosse anche un frigo altrettanto vuoto.

Si dispiacque per lui.

Puntato di nuovo lo sguardo sull'uomo giunto da lui per porgergli le sue scuse nell'averlo dovuto abbandonare così dall'entrata, Taehyung si ritrovò a negare con la testa e presentarsi nella maniera più cordiale possibile.

«Buongiorno, mi scusi per il disturbo e per essere giunto qui in maniera improvvisa-» si bloccò, all'ennesimo gemito dolorante della madre che obbligò il signore a deglutire, invitandolo ad entrare e scusandosi per l'ennesimo richiamo a cui doveva rispondere.

Jeongguk aveva ragione si disse. Non dovevo osare parlare di sua madre.

«Ehm- Stavo dicendo, sono un collega di Jeongguk» si presentò dunque non appena fece ritorno, così da tranquillizzarlo sul fatto che fosse un conoscente di suoi figlio. «Avevo bisogno di sapere se fosse a casa o ─ in caso ─ quando torna. Ho bisogno di parlargli, anche per conto del datore di lavoro quindi è piuttosto urgente» gli spiegò rapidamente, più che intenzionato a non rubare all'uomo ulteriore tempo che invece preferiva potesse dedicare alle condizioni della moglie.

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