"Non vorrai uscire conciata così?" Coleen diventò paonazza. "Ma cosa dici?" Rodan la guardava sulla soglia della porta, sul viso un'espressione contrariata. Indossava una tenuta nera, la spada che portava al fianco era racchiusa nell'elsa, mentre la lama del pugnale che aveva appeso al balteo luccicava intimidatoria. "E' terribile" disse schietto. "Ma tu sei terribile! E' bellissimo" rispose la ragazza mentre lisciava le pieghe del vestito color kaki che aveva indossato. Il semi-demone scosse con decisione la testa. "Non ti ho mai detto nulla né sui maglioni né sulle camice, ma questo vestito davvero non si può vedere." Coleen lanciò uno sguardo interrogativo verso Dalya, che stava rifacendo il letto. "Io lo trovo delizioso" disse alzando le spalle. "E' pagata per dirtelo" ribattè Rodan. La cameriera lo guardò storto. "Forse dovreste abbinarci una collana" aggiunse. Coleen si guardò allo specchio e la ragazza nel riflesso le apparve sempre più spazientita. Quel colore le piaceva, e nessuno le aveva mai detto che le stava male. "E cosa mi consiglieresti" disse ironica, ma Rodan non se lo fece ripetere due volte e si diresse verso l'armadio, aprì le ante ed ordinò a Dalya di non fare storie. La cameriera aveva cercato di fermarlo, afferrandolo coraggiosamente per la manica della giacca. Coleen l'aveva tirata indietro, e non aveva cercato di fermare la sua guardia del corpo. Sapeva fin troppo bene che il demone non l'avrebbe ascoltata. Pochi minuti dopo, sul letto appena rifatto c'era un vestito scuro, Rodan non parlò, si limitò a fare un cenno con la testa verso l'abito. Lo scetticismo nello sguardo della principessa era palese, ma nonostante questo lo prese e andò a cambiarsi in bagno. Quando fu di ritorno Rodan teneva in mano un piccolo corsetto nero. "Vuoi mettermi quella cosa?" il ragazzo abbozzò un sorriso mentre le si avvicinava. Le cinse la vita con la cintura di pelle intricata. "Non farmi soffocare" disse Coleen mentre sentiva le sue mani annodare e stringere i lacci. La sua risata le solleticò l'orecchio "So come annodare un corsetto, tranquilla". Dalya era rimasta a guardarli contrariata "Lascia fare a me" aveva detto seccata, spingendolo via. Quando ebbero finito Coleen indossava ai piedi degli stivali neri, ed aveva sciolto i capelli. Mentre si scrutava allo specchio dovette ammettere di non odiare quell'abbinamento. Rodan la anticipò, prima che potesse aprire bocca. "Non dirmi che è bello, usa qualche altro aggettivo per favore" la guardava soddisfatto. "E' decente, anche se sembro un pirata" si girò verso la cameriera, che alzò le spalle. "Eh va be, tanto non devo fare una sfilata" tagliò corto. Era sabato e ciò significava niente lezioni, per questo Coleen non si diresse verso il salone come ogni mattina, ma andò direttamente verso la cucina. Mentre attraversava i corridoi del primo piano l'aria profumata di pane appena sfornato le fece brontolare lo stomaco. "Qualcuno ha fame" commentò Rodan. La principessa bussò un paio di volte sulla porta della cucina prima di entrare. Il cuoco e le due cameriere che stavano preparando il pranzo piegarono la testa in un veloce inchino. "L'ho appena tirato fuori dal forno" disse l'omone panciuto mentre offriva alla ragazza una pagnotta. I suoi occhi scintillavano mentre la prendeva, tutto ciò che cucinava Oleg era delizioso, dagli stufati di carne alle torte di lamponi. Da quando Coleen era entrata nell'Istituto il cuoco era sempre stato lui, un uomo bonario e sempre sorridente, un mago della cucina che sapeva sempre come renderla felice con un piatto. Era cresciuta mangiando i suoi pasticci di carne e le torte al mascarpone. "E' da un po' che non vi si vede in giro principessa" disse mentre tornava a stendere un impasto con il mattarello. "Credevo vi foste dimenticata di me e dei miei piatti." le aveva lanciato un'occhiata scuotendo leggermente la testa. Coleen sorrise mentre masticava la pagnotta dolce che le aveva dato. "Ho avuto un po' di cose per la testa" disse quando ebbe mandato giù il boccone, indicando con un cenno del capo Rodan dietro di lei. Il cuoco lo guardò sbuffando "Devo cucinare anche per loro, ma al contrario vostro non rimandano indietro nessun avanzo, sono una vera soddisfazione." Stranamente Oleg non sembrava a disagio dalla presenza del Thamieli, al contrario delle domestiche, che erano diventate di pietra non appena Rodan era apparso alle spalle di Coleen. Tutta questa situazione doveva divertirlo, perché aveva stampato in faccia il suo solito sorrisetto. "Siete molto abile nella cucina signore" aveva detto piegandosi leggermente in un saluto "Io e i miei compagni vi siamo riconoscenti". Il cuoco non aveva staccato gli occhi dall'impasto e gli aveva semplicemente risposto che se voleva poteva prendere anche lui un panino. Rodan aveva accettato con piacere. Quando furono usciti dalla stanza, Coleen aveva in grembo un fazzoletto con altri due dolcetti, e il Thamieli masticava la seconda pagnotta.
Eveline la riconobbe da lontano, era un puntino nero circondato da due automi d'argento, la si sarebbe potuta riconoscere anche dalla luna. La aspettò alle porte della scuderia, appoggiata alla parete, e quando arrivò notò che stringeva in grembo un panno bianco, da cui tirò fuori un panino. "Sono passata da Oleg e li aveva appena sfornati" disse porgendoglielo. Eveline lo prese ringraziandola. "Credo che pioverà oggi" aveva alzato lo sguardo verso le nuvole grigie che coprivano il cielo all'orizzonte "Dovremo fare un giro veloce". Coleen annuii mentre Aron portava fuori dalla stalla due cavalli e li sellava. Durante i fine settimana Eveline e Coleen passavano qualche ora insieme a cavalcare nella tenuta dell'Istituto. Insieme a Nethel, Eveline era la ragazza che Coleen conosceva da più tempo. L'ultimogenita del Regno di Irithrya era una sua amica di infanzia, ancora prima che fossero mandate all'Istituto Eve e Coleen passavano tutte le estati nella reggia estiva di Aedairi. Erano due principesse senza trono, figlie di famiglie potenti, abbastanza importanti da dover essere protette, ma non abbastanza da poter vivere nei loro castelli. Mentre si allontanavano dall'Istituto sui loro cavalli, apparivano come due angeli della morte, una bianca come la neve, l'altra con i capelli corvini che le scendevano sulle spalle. Mentre Rodan le osservava, pensò a quanto simili dovessero essere, sotto a quella superficiale diversità. Due facce di una stessa medaglia. "Come stai?" fu Eveline a parlare, mentre trottavano una accanto all'altra. Coleen la guardò alzando le spalle, la sua scorta era dietro di loro, a cavallo. Le ragazze erano abbastanza lontane dalle Guardie grigie per non essere sentite, ma il thamieli avrebbe comunque potuto ascoltare. "Sto bene, sono solo molto stanca. Tutta questa situazione degli attentati mi sta dando sui nervi. Non ricevo nessuna comunicazione dal palazzo, nessuna lettera, solo Emeris che viene a dare brutte notizie." Respirò l'aria pungente dell'inverno e lasciò che le gelasse la gola. "Non che mi aspettassi chissà quale trattamento, ma sono in silenzio radio da un po' ormai, l'ultima lettera di Edgar è di due settimane fa." Suo fratello era l'unico membro della famiglia che le scriveva assiduamente, raccontandole quello che avveniva a palazzo e nel mondo. Attraverso quelle missive la faceva ridere, rendendola partecipe dei guai in cui si cacciava, e accendendole nel profondo una fiammella di gelosia. "Tu come stai?" chiese all'amica mentre si allontanavano dallo sterrato e attraversavano un piccolo campo ricoperto di neve. "Stanca" rispose mentre giravano in direzione del laghetto che si intravedeva oltre una piccola zona priva di alberi. Può sentirci vero? La voce di Eveline risuonò nella testa di Coleen chiara come se le avesse parlato all'orecchio. Coleen annuii piano e l'amica diede un'occhiata veloce a Rodan, che cavalcava a qualche metro da loro. Bello ma fastidioso, come le api. Ringrazio il cielo che non me ne abbiano dato uno anche a me. Eve proveniva da una delle stirpi di semi-demoni più potente del globo, una delle poche famiglie reali in cui il gene dei Grigori si era mantenuto saldo per molte generazioni, e la conseguenza di questa discendenza erano i poteri che la ragazza possedeva. Eve era in grado di parlare nel pensiero con chiunque volesse, ma sfortunatamente, nonostante Coleen trovasse questa abilità straordinaria, la famiglia della ragazza non era stata della stessa opinione, ed invece di mandarla in Accademia per diventare un thamieli, l'aveva spedita all'Istituto. Mia madre mi ha scritto che stanno chiudendo tutte le frontiere, sia ad Irytria che ad Aedairi. Dice che è per evitare che i terroristi possano entrare o uscire dai paesi, ma lo trovo un po' inutile, è come se ci stessero chiudendo nella gabbia con il mostro che è già entrato. Le due ragazze avevano lanciato i loro cavalli in una galoppata veloce, lasciando che il vento umido gelasse i loro volti e passasse tra i loro capelli come un pettine di ghiaccio. Era in quei momenti che si sentivano libere, semplici figure saettanti nel bianco dell'inverno, sferzate dall'aria e trasportate dai suoi sussurri tra le fronde spoglie e gli abeti. I suoni del bosco erano attutiti dalla neve che li intrappolava e silenziava, sembrava di essere in un altro pianeta, disabitato. Risero mentre si allontanavano sempre di più dalla scorta di Coleen, che stentava a tenere il passo dietro di loro. "Mi dispiace che quest'anno tu non possa tornare a casa" disse praticamente urlando. Se potessi farci qualcosa l'avrei già fatto, ma tutto questo va oltre il nostro controllo. La voce era calma nella testa di Coleen, ma il volto di Eve tradiva il dispiacere e la frustrazione. La conosceva da talmente tanto che si accorse subito dell'impercettibile cambio della sua espressione, attraversata da un lampo di incertezza e... paura. Quando le celebrazioni per Syuni saranno finite dovrò tornare a palazzo, a quanto pare c'è un principe minore di Sundari che mi vuole. Per poco Coleen non cadde da cavallo, mentre girava di scatto la testa verso la sua amica, che aveva rallentato il passo, ed ora le stava timidamente sorridendo. "Stai scherzando?" un peso le era sceso sul petto, un macigno che ciascuna ragazza cercava di allontanare da quando erano entrate nell'Istituto. Si trattava di una consapevolezza, una verità da cui sentivano la necessità di nascondersi. Se non l'avessero fatto si sarebbero sentite come uccelli in gabbia, è meglio credere che la propria prigione d'oro sia solo una bella fortezza sicura, piuttosto che rendersi conto di essere in un carcere senza uscita. Eveline era stata venduta. Non c'era modo più carino per dirlo, era stata ceduta come merce di scambio per qualche territorio nel sud profondo di Sundari, oppure per la concessione di qualche rotta commerciale attraverso lo stretto di Mirice. Coleen rimase in silenzio per qualche attimo, incerta su cosa dire, mentre rallentava anche lei l'andatura, avvicinandosi al laghetto ghiacciato. Oltre la sponda opposta il bosco era talmente fitto da non permettere allo sguardo di andare oltre la prima fila di alberi, era come tentare di scorgere delle sagome in una stanza buia. Coleen scese dal cavallo con un balzo, tentando di ignorare il brivido che le aveva attraversato la schiena, e si diresse immediatamente verso Rodan e le due Guardie che si erano fermate a pochi passi da loro. Mentre si avvicinava una rabbia silente le serpeggiò nel petto, vedere quegli uomini la faceva imbestialire. Si stupì di questa sua reazione, e solo quando fu davanti a loro si rese conto che non aveva mai questionato il fatto di essere affiancata dalle guardie, si era semplicemente limitata a lamentarsi, non aveva nemmeno fatto un tentativo per sbarazzarsene. Si vergognò con sé stessa accorgendosi di come aveva sempre lasciato che la sua famiglia decidesse per lei, estromettendola dal mondo e privandola, in qualche senso, della sua stessa libertà. "Rimanete qui, voglio parlare con Eveline senza avervi tra i piedi. Datemi qualche minuto di privacy" il suo tono era duro, e mentre parlava cercava di non incrociare lo sguardo del thamieli, dritto davanti a lei, gli occhi puntati nei suoi. Quando vide che stava per ribattere lo anticipò "Per favore, non ci allontaneremo molto e tu sei veloce, se ci sarà bisogno correrai. Non voglio storie" era un ordine, e Rodan lo prese come tale, piegando la testa in segno di assenso. Quando le Guardie Grigie furono solo delle sagome in lontananza, Eveline iniziò a raccogliere sassolini e a lanciarli in mezzo alla lastra di ghiaccio che copriva il lago, generando degli echi nelle profondità dell'acqua. "Non avranno vita facile Coleen, non preoccuparti. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento, l'incognita era solo a quale uomo avido e ambizioso mi avrebbero data. Avrebbe potuto andare peggio, ad essere sincera." Aveva preso un masso più grande e lo aveva guardato cadere e crepare la superficie ghiacciata. "Magari è una buona persona." Azzardò Coleen, mentre con un altro lancio aveva allargato la spaccatura "Nessuna buona persona prenderebbe in moglie una ragazza che nemmeno conosce, scambiandola per gli Angeli solo sanno cosa." Le nubi grigie si erano fatte più vicine, e con loro il rimbombo del temporale. "Cosa hai in mente di fare?" chiese mentre passava in rassegna tutte le diverse opzioni. Scrivere ai suoi genitori non avrebbe sortito alcun effetto, non avrebbero potuto avere nessuna voce in capitolo, visto che anche loro aspettavano per Coleen un partito favorevole. A meno che fossero disposte a rovinare la reputazione di Eve per sempre, non c'era molto che potessero fare. "Sarò il suo incubo" mentre diceva queste parole la principessa dai capelli argentei iniziò a ridere. "Oh Coleen ne ho in mente di tutti i colori, mi renderò insopportabile. Magari così mi lascerà stare e mi spedirà in qualche tenuta di campagna" i suoi occhi scintillarono "E sarò libera da questo posto, libera di sapere cosa succede nel mondo." Cosa avrebbe fatto una volta fuori di li? Nelle mura dell'Istituto Coleen era sempre stata tenuta all'oscuro dei risvolti del mondo esterno, ma quando sarebbe stata introdotta nella vita reale sarebbe stata capace di intervenire? Con vergogna Coleen si accorse di non averne idea. Forse tutta quella voglia di sapere del mondo esterno e del suo popolo era una semplice ribellione al fatto che era stata estromessa da tutto ciò che riguardava la Corte e il Regno, un tentativo di dimostrare a sé stessa di poter essere più che una moneta di scambio per gli interessi di uomini potenti. "Forse tutto ciò che possiamo fare è questo, sposarci e fare gli interessi delle nostre Nazioni" disse con un filo di voce. Il viso contrariato di Eveline la fece zittire, la vide avvicinarsi e tirarle un buffetto sulla guancia. "Non dire stronzate." Sentire una parolaccia uscire dalla sua bocca era strano, era come assistere all'imprecazione di un sacerdote. "Voglio poter scegliere come aiutare il mio Regno, voglio poter avere la soddisfazione di dire che ciò che faccio per la mia gente l'ho deciso io, senza essere la marionetta di nessuno. Siamo molto più di questo Coleen, mettitelo bene in testa." Il vento si era alzato, portando con se piccole goccioline d'acqua. Stagliata contro il cielo plumbeo, Eveline sembrava una vera principessa, autoritaria e inflessibile, e Coleen si ritrovò a guardarla con ammirazione, pensando a come quella esile ragazza rappresentasse tutto ciò che lei voleva essere. Forte, potente e risoluta. All'improvviso si rese conto che non l'avrebbe più avuta al suo fianco. "Sai se ti porterà a Sundari?" le chiese. La prospettiva di rimanere senza di lei le sembrava impossibile. "Non so praticamente nulla, mia madre mi ha solo detto il suo nome, nient'altro." Alzò le spalle e iniziò a incamminarsi verso i cavalli, visto che stava iniziando a piovigginare. "Un nome è abbastanza per fare delle ricerche. Chiederò un po' in giro, magari non sapremo tutto, ma almeno arriverai preparata." Eve la prese sottobraccio e le sorrise. "Grazie, mi fai sentire meno sola" le disse semplicemente. Coleen le fece l'occhiolino e abbozzò un sorriso "Lascia fare a me". Rodan si sbracciava davanti a loro, un braccio all'aria che tentava di attirare la loro attenzione. "Non ho intenzione di inzupparmi. Datevi una mossa!" urlava. Coleen si portò una mano sulla fronte e scosse la testa, ancora una volta lasciata senza parole dal comportamento del ragazzo. "Secondo me è di un altro pianeta" aveva detto l'amica scoppiando a ridere. "Non ho mai visto nessuno così..." aveva lasciato la frase sospesa a mezz'aria, incerta su come definirlo. Arrivarono alle scuderie fradici, dalla testa ai piedi. Alle due principesse non sembrava dare fastidio, ridevano mentre Aron preoccupato porgeva loro delle coperte calde. Al contrario, Rodan, infradiciato, lanciava lampi con gli occhi e rimase in silenzio mentre le ragazze tentavano di non prenderlo in giro per la sua espressione da cane bastonato. "Vi avevo detto che dovevamo andare" disse furente.
STAI LEGGENDO
Regalia of ruination
FantasyQuando gli angeli ribelli caddero sulla terra, dalla loro unione con le donne umane nacquero esseri dai poteri straordinari. Dopo secoli di guerre e sangue, nei sette regni domina la pace, ma un nuovo pericolo minaccia di far ricadere il mondo nel b...