La sua carnagione bianca come la neve contrastava con il lenzuolo rosso porpora che la copriva in un leggero abbraccio. I raggi distanti del sole le accarezzavano i capelli, svelando venature cremisi. Il viso era beato mentre la ragazza dormiva, immersa in un sonno privo di sogni. "Signorina si svegli, è mattina". La domestica non sentendo alcuna risposta entrò nella stanza, si diresse verso la finestra e aprì le tende, destando la giovane. "Sono già le otto del mattino, signorina." Di tutta risposta la ragazza biascicò qualcosa e lentamente si tirò su a sedere. La luce aveva inondato la camera, rischiarando le pareti tappezzate e i mobili intagliati che ne riempivano ogni angolo. Lasciò vagare lo sguardo nel vuoto, rincorrendo per qualche secondo la serenità fuggente della mattina, una senso di leggerezza che la accoglieva ogni volta appena sveglia, ma che nel giro di qualche istante spariva tra le parole della cameriera. "La colazione sarà pronta tra mezz'ora nel salone, signorina" disse con una voce che fece venir voglia alla ragazza di tirarle un cuscino in faccia. Nonostante questo la ringraziò, mentre quella, più emozionata che altro, prendeva da un armadio di fianco al letto un vestito color crema. Lo adagiò su una poltrona, indugiando sulle pieghe della stoffa, e si congedò con un profondo inchino. Dopo che la porta si fu chiusa la ragazza scese silenziosamente dal letto a baldacchino, si stropicciò la faccia e si diede qualche pizzicotto sulle guance. Svegliarsi era difficile, soprattutto quando si rimaneva svegli tutta la notte a leggere. Coleen guardò sotto il letto, per assicurarsi che i libri che aveva preso dalla biblioteca fossero ben nascosti. Sorrise pensando a che faccia avrebbe potuto fare una sventurata cameriera che li avesse trovati. Non era adatto che una ragazza leggesse libri di alchimia, ma poco le importava. Dopo qualche minuto la porta di camera sua si riaprì e ne spuntò una donna di mezza età con in braccio una pila di asciugamani. "Avete dormito bene?" chiese mentre si dirigeva in bagno "Si" mentì Coleen mentre si lasciava cadere su una poltrona e si faceva scappare uno sbadiglio. "La donna che è entrata prima non l'ho mai vista, è nuova?" La testa della cameriera spuntò dalla porta del bagno, mentre all'interno si sentiva lo scroscio dell'acqua che riempiva la vasca. "Si Vostra Altezza. Perchè lo chiedete?" disse sorridendo complice "Quando è entrata in camera sta mattina sembrava che avesse davanti uno dei Sette Angeli" la cameriera ridacchiò mentre la invitava ad entrare e la aiutava a svestirsi. "Dovete capirla, non ha mai lavorato in un luogo come l'Istituto. E voi dovete essere la prima componente della famiglia reale con cui ha il piacere di parlare." Questa volta fu Coleen a sorridere "E che piacere" sussurrò entrando nell'acqua e lasciandosi sommergere fin dentro la testa. Dopo che ebbe finito di lavarsi e si fu vestita, Dalya le sistemò i capelli in una treccia leggera che le ricadeva su una spalla. Nonostante i magheggi della donna, la principessa vedeva solo un fantasma nel riflesso dello specchio, una ragazza con profonde occhiaie e pelle cadaverica. Si ritrovò a fissarsi negli occhi tanto intensamente da non riconoscere più la sua immagine, solo quando la cameriera le accarezzò dolcemente la testa distolse lo sguardo da sé stessa. Dalya indietreggiò ammirando il suo lavoro "Siete pronta, ora è meglio che andiate o farete tardi, ho sentito alcune domestiche dire che ieri notte Oleg si è dato alla pazza gioia e ha cucinato un mucchio di torte" sorrise bonaria mentre finiva di rimboccare le coperte e scoppiò a ridere quando vide Coleen, a cui quella notizia aveva ridato il sorriso. "Vi basta qualche torta per essere felice principessa, siete facilmente corrompibile" la ragazza arrossii leggermente "Solo se si tratta delle torte di Oleg" si difese "E che male c'è ad amare i dolci?" Dalya la guardò per qualche istante in silenzio, aveva visto crescere quella ragazza, da bambina stava lentamente diventando una donna, ma quell'aspetto di lei non era mai cambiato, i dolciumi le mettevano il buon umore. Pensò che fosse una fortuna che esistesse almeno una cosa che le facesse nascere il sorriso. "Nessun male principessa, è che come a lei anche alle altre ragazze piacciono, quindi mi sbrigherei a scendere".
I corridoi dell'istituto erano diversi per ogni piano dell'edificio, quelli del primo e secondo piano erano attraversati da ampie finestre che si affacciavano sui giardini sottostanti, mentre quelli del piano inferiore erano illuminati solamente dalla luce dei lampadari. Coleen si fermò un attimo a guardare fuori da una delle vetrate, l'autunno stava lentamente facendo spazio all'inverno, il grande sorbo piantato in mezzo al giardino aveva perso quasi tutte le sue foglie, il rosso delle sue bacche e il verde scuro dei cipressi erano gli unici colori nel giardino. Le due guardie che la seguivano si fermarono con lei, senza proferire parola. Erano una presenza costante, ma non la esasperavano come le mille domestiche che entravano nella sua stanza. Esseri discreti, nella loro corazza grigia, e soprattutto silenziosi, non li aveva mai sentiti parlare, e mai aveva visto i loro volti, coperti da una maschera d'argento. L'unica cosa che attirava l'attenzione era il loro armamento: al fianco portavano delle spade spettacolari, costruite dagli uomini. "Muoio di fame" disse piano, più a sé stessa che a qualcun altro. Quando entrarono nel salone le quattro figure sedute intorno al tavolo di legno pregiato che occupava la stanza la salutarono cortesemente. Il salone era una stanza imponente, alta e molto luminosa, dal soffitto pendeva uno splendido lampadario, i cui cristalli riflettevano bagliori argentei. Mentre la principessa attraversava la stanza non poté fare a meno di sentire gli sguardi penetranti dei ritratti che ne adornavano le pareti, donne dai visi placidi, ciascuna vestita con i colori del suo Regno. Le due guardie si misero in disparte ai lati della porta mentre Coleen prese posto a tavola. "Avete dormito bene?" chiese Nethel. Era la più grande delle ragazze, nonostante il viso piccolo, i grandi occhi blu e i capelli castani quasi sempre raccolti in una coda perfetta la facessero sembrare molto più giovane. A volte capitava che qualche ragazza non riuscisse a dormire a causa di qualche incubo o del suo periodo, quindi Neth sgattaiolava in cucina per prenderle del caffè e ridarle un po' di energia. Ma quella mattina erano tutte riposate e intente a gustare il pane caldo con burro e il succo di mirtilli. Un colpo di tosse, due colpi di tosse, May si batté forte il petto per cercare di mandar giù un boccone che le era andato di traverso e che non voleva saperne di lasciarla respirare. In meno di due secondi metà delle ragazze le fu addosso. Coleen le batteva energicamente la mano sulla schiena mentre Jaliha, allarmata, intimava a May di continuare a tossire. Quando finalmente il boccone ostinato si decise a scendere nello stomaco, il salone si riempì delle risate delle ragazze. "Cavoli May perchè devi farmi prendere questi spaventi, pensavo saresti soffocata" disse Jaliha con un'espressione preoccupata stampata sul volto scuro, gli occhi verdi smeraldo lucidi. "Scusate" rispose quella mentre beveva lunghi sorsi di acqua. Per sicurezza Coleen le diede altre due pacche sulla schiena e tornò a sedersi. Le due Guardie Grigie all'ingresso rimasero immobili come statue, spettatori disinteressati. "Dovevate vedere la scena!" Eveline era piegata in due dalle risate, e si sarebbe ingozzata pure lei se non fosse stata interrotta dal rumore secco della porta del salone che si chiudeva. L'ultima arrivata nell'Istituto entrò nella stanza. Awyn era la più piccola tra le ragazze, e da quel poco che erano riuscite a capire suo padre era un avvocato facoltoso che poteva permettersi di spedire la propria figlia nella scuola più esclusiva di tutti i Sette Regni. Dopo aver sorriso alle altre si sedette al proprio posto e iniziò a mangiare silenziosamente. "Penso che chiederò di poter andare alla bottega, voglio farmi fare un nuovo abito per Syuni" disse Jaliha mentre una cameriera le versava del succo di mirtilli. Dopo aver ringraziato, con un leggero movimento della mano la fece allontanare. "Me ne servirebbe uno da sera, quelli che ho li ho usati troppe volte." disse May tra un boccone e l'altro. "Vorrei anche un nuovo cappello, proverò a chiamare Cedric per vedere se riesce a confezionarmene uno entro la fine della settimana" continuò. Jaliha passò lo sguardo sulle altre ragazze. "Io sono a posto" rispose Eveline "Mio padre ha fatto realizzare un abito a Irithria, dovrebbe arrivare domani mattina." Eve proveniva dalle regioni a nord di Aedairi e spesso, dato che la manifattura degli abiti che venivano cuciti qui non rispecchiava i suoi gusti, si faceva spedire molti capi da quei paesi di ghiaccio. Suo padre era il re di Irithria, e Syuni era l'unico momento dell'anno in cui poteva ricongiungersi con la sua famiglia, per questo voleva apparire perfetta nel caratteristico abito Irithriano. Coleen sentì lo sguardo delle altre ragazze su di sé "Credo mi manderanno il vestito nelle prossime settimane" disse con un'alzata di spalle "Non ho nemmeno visto gli schizzi della sarta, né i colori né le stoffe, quest'anno ha deciso tutto mia madre" Coleen era la secondogenita della famiglia reale di Aedairi, il Regno in cui si trovava l'istituto e che quell'anno avrebbe ospitato le celebrazioni di Syuni, e questo voleva dire che per l'occasione avrebbe dovuto vestirsi coordinata con tutta la sua famiglia. "Vi ricordate qualche anno fa quando avevamo celebrato a Irithria?" chiese Eveline sorseggiando del te. May annuii energicamente con la testa "Mi sogno il tuo vestito la notte". La principessa dai capelli argentei rise piano "Con i miei fratelli sembravamo delle bambole di porcellana" Jaliha infilzò con la forchetta un acino d'uva che continuava a scapparle nel piatto "Diciamo che l'obbiettivo primario sicuramente non era la sobrietà" anche Coleen scoppiò a ridere ricordandosi della faccia che l'amica aveva fatto non appena i sarti erano giunti all'Istituto qualche anno prima per prenderle le misure. Nessuna di loro aveva potuto farle compagnia perché l'abito era talmente ingombrante che non c'era spazio per tutti. "Prego gli angeli che non sia come il tuo Eve" continuò Coleen "Anche perché non credo saresti capace di camminarci dentro" fece notare Nethel. Tutte le ragazze risero. La colazione passò tranquilla tra alcuni pettegolezzi sull'autista e su come la cameriera del terzo piano fosse riuscita a rompere uno dei vasi preferiti di Fraya. La rettrice dell'istituto ne aveva una peculiare ossessione. Non li guarniva di fiori, li posizionava su colonnine di marmo ai lati dei corridoi, tassativamente vuoti , ogni due metri. Nell'intero Istituto ce ne erano almeno trecento. Alla poveretta del terzo piano era toccata una grande sfuriata, ed ora si guardava bene dallo sfiorare uno solo di quei pezzi di coccio. Il chiacchiericcio delle ragazze fu interrotto dall'entrata di Fraya, con il suo solito passo deciso e i tratti perfettamente rigidi di un semi-demone. In mano portava la lista dei vari impegni della giornata. "Buongiorno signorine" disse, posizionandosi a capotavola. "Questa mattina nella serra c'è la lezione di storia, come ben sapete." Mentre diceva questo lanciò uno sguardo a May, che la settimana prima si era completamente dimenticata della lezione. "Dopo pranzo, invece, quella di musica e arti si terrà qui in salone. Il pomeriggio è libero." Fraya era una donna straordinariamente bella, i segni dell'età che le solcavano il volto sembravano darle un'aria ancora più magnifica. Era un semi-demone, discendente dall'unione di un angelo caduto con una donna mortale, e a volte le ragazze passavano ore nella biblioteca a scommettere quanti anni dovesse avere, e di quale creatura angelica fosse erede. Dopo aver dato altre informazioni, Fraya se ne ritornò nel suo studio augurando a tutte una buona giornata.Ogni ragazza andò a recuperare i propri libri e pochi minuti dopo si ritrovarono davanti alla grande porta di quercia della serra. Coleen aprì il portone ed entrarono nella stanza più luminosa dell'Istituto. Li, in quel luogo profumato e immerso nella semi-ombra, si tenevano le lezioni di storia antica, storia moderna, lingua, arti domestiche e, in occasioni speciali, danza. Attraversarono piano un vialetto di sassi bianchi costeggiando piante di ogni tipo ed arrivarono al centro della grande struttura. Un albero enorme partiva dal pavimento e arrivava a toccare il soffitto di vetro. "Secondo me è proprio una questione di pollice verde" Jaliha stava discutendo con Nethel su come curare una pianta che la sua famiglia le aveva spedito da Sundari e che con il rigido clima di Aedairi stava lentamente morendo. "E ho letto su un manuale che non dovrebbe essere difficile occuparsene, ma ogni volta che la tocco sembra solo peggiorare". Nethel la tranquillizzò assicurandole che nel pomeriggio le avrebbe dato un'occhiata. Non c'era niente che quella ragazza non sapesse fare. "Le piante sono come dei figli Jaliha, amore e dedizione non bastano" a parlare era stata una figura bassa e gobba seduta su una delle poltrone ai piedi della pianta. Quando le ragazze la scorsero la salutarono con un piccolo inchino, anche le due principesse si piegarono di fronte alla loro insegnante. Al contrario di Fraya, era chiaro che Saza fosse molto vecchia, i suoi occhi erano infossati e lattiginosi, il viso raggrinzito come le mani. "Prendete posto ragazze" tutte si sedettero e presero i loro volumi dall'aria vecchia e malconcia. La vecchia iniziò a sfogliare un libro talmente antico che soffiando si sarebbero potute mandare in polvere le sue pagine. "Andate al capitolo IX. Leggi tu Nethel" "Ultimo decennio della Guerra delle Razze" lesse quella con voce aggraziata.
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Regalia of ruination
FantasyQuando gli angeli ribelli caddero sulla terra, dalla loro unione con le donne umane nacquero esseri dai poteri straordinari. Dopo secoli di guerre e sangue, nei sette regni domina la pace, ma un nuovo pericolo minaccia di far ricadere il mondo nel b...