Dopo cena Coleen tornò immediatamente nella sua camera, mentre alcune delle sue compagne preferirono passare la fine della serata in biblioteca, tra una tazza di tè caldo e qualche chiacchera. La principessa però sentiva il bisogno di rifugiarsi al silenzio, sotto le coperte. La testa era pesante, e mentre passava davanti ad uno specchio dorato appeso alla parete si accorse del rossore che aleggiava sulle sue gote, anche Rodan doveva averlo notato perché le aveva consigliato di andare subito a dormire. "Con tutto il freddo che abbiamo preso oggi non mi stupirebbe se ti venisse una bel febbrone" aveva detto appoggiando il palmo della mano sulla sua fronte. A quel contatto Coleen aveva rabbrividito, la sua pelle era fredda come il marmo, eppure quando l'aveva toccata le era sembrato che stesse bruciando. Era rimasta ferma per qualche secondo, imbarazzata, senza saper cosa dire, incerta su come rispondere a quel gesto. Aveva annuito piano, abbassando lo sguardo, troppo debole per tirarsi indietro. Quando varcò la porta della sua stanza la accolse un calore quasi soffocante, accompagnato dal crepitio della legna nel camino. Coleen non aspettò nemmeno di essersi cambiata e spalancò la finestra del balcone, lasciando entrare l'aria pungente dell'inverno. Respirò profondamente la brezza notturna lasciando scorrere lo sguardo sul giardino, che appariva come un'indistinguibile macchia nera. Nesan Armios, il nome del promesso sposo di Eveline continuava a tornarle in mente. Le risuonava nella testa come una minaccia, e ogni volta che la principessa tentava di capire perchè le sembrasse così familiare, le informazioni scivolavano via come acqua tra le dita. Frustrata e stanca si mise a letto e tentò di leggere l'ultimo libro che Tomas le aveva portato. Le parole sulla pagina si mescolavano e fondevano insieme senza senso, armi, pietre magiche, incantesimi antichi e angeli, Coleen gettò via il volume che cadde sul pavimento con un rumore secco. Si mise a contare i cassettoni che ornavano il soffitto, lo faceva spesso quando non riusciva a dormire, la aiutava a smettere di pensare, ma fu proprio mentre indugiava con lo sguardo sugli intagli nel legno che si ricordò dove aveva già sentito quel nome che la tormentava da tutta la serata. Si alzò di scatto, e combattendo contro le vertigini che le avevano oscurato la vista corse fuori sul balcone, non ci pensò due volte e iniziò ad arrampicarsi sul pergolato. Quando atterrò sulla ghiaia ricoperta da un sottile strato di neve ignorò il rumore della porta della sua camera che sbatteva e iniziò a correre, mentre il suo respiro usciva come nuvolette dalla bocca, librandosi nell'aria. Per un attimo rischiò di inciampare su una aiuola, ma recuperò subito l'equilibrio e si rigettò nella corsa. Girò attorno all'istituto verso le scuderie, mentre dietro di lei sentiva dei passi farsi più vicini. Le sferzate gelide del vento le colpivano il viso come schiaffi di ghiaccio, ma Coleen sembrava non sentirle o non farci caso. Una mano le afferrò il braccio fermandola, ma lei era già arrivata. "Cosa ti viene in mente?" urlò Rodan fuori di sé , senza lasciare la presa, sul suo volto erano dipinti lo stupore e la rabbia. "Sei impazzita?" disse scuotendola, cercando di attirare la sua attenzione. Coleen non lo ascoltava, guardava dietro di sé la scultura della Stella di Kokabiel, l'acqua aveva ricominciato a scorrere nella fontana nascondendone le fattezze, ma la principessa sapeva di averlo visto lì. Rodan la scosse di nuovo, e questa volta Coleen si girò verso di lui. Quando lo vide sembrò stupirsi, come se fosse appena apparso davanti a lei. "Cosa fai qui?" gli chiese calma, osservando stranita la sua mano ancora stretta intorno al braccio. "Cosa faccio qui?!" ripeté mentre mollava la presa. "Sei corsa fuori da camera tua nel bel mezzo della notte, dovrei chiedertelo io cosa stai facendo" disse facendo un passo indietro. Solo ora si era accorto che Coleen era in vestaglia, i piedi scalzi. "Dobbiamo rientrare, fa freddo, vieni" le porse una mano, ma la principessa lo ignorò, tornando a guardare la fontana. "Io devo... devo vedere se è lì" barbugliò accostandosi al bordo. Prima che Rodan potesse fermarla si era gettata nell'acqua e si era avvicinata ai piedi della scultura, ed eccolo lì, quello che cercava. Imprecando, Rodan la seguì nell'acqua gelida e quando le fu accanto fece per sollevarla di peso e portarla fuori, ma Coleen si scostò veloce. "Aspetta! L'ho trovato". Sotto all'incisione che recitava Stella di Kokabiel vi era un'altra piccola targhetta Armios familia architectans. "Costruito dalla famiglia Armios" tradusse ad alta voce, mentre Rodan la afferrava e la portava in braccio fuori dalla fontana, furibondo. Quando posò lo sguardo su di lei però la sua espressione mutò, e la rabbia si trasformò in preoccupazione. "Sei bollente" disse piano mentre posava la mano sulla sua fronte. Coleen gli rivolse un debole sorriso "La tua mano è fredda" la afferrò e la portò sulla sua guancia, rossa per la febbre. Rise mentre socchiudeva gli occhi "Mi hai detto che sono bollente?" rise ancora mentre Rodan arrossiva e ritraeva la mano. "Stai delirando" il suo sguardo era preoccupato, ma la principessa si accorse dell'imbarazzo sul suo viso, coperto da qualche ciuffo bagnato. Quando guardò il suo corpo si accorse di essere completamente inzuppata. Il freddo e la debolezza la colpirono tutti insieme, le tremarono le gambe e sarebbe caduta per terra se Rodan non l'avesse afferrata. "Torniamo dentro" le sussurrò mentre la alzava da terra. Solo in quel momento apparirono le sagome argentee degli Uomini Grigi, che avevano ragionevolmente preso le scale, al contrario del semi demone, che era balzato giù dalla finestra per rincorrere la principessa. Non fiatarono quando videro Coleen svenuta in braccio al demone, ma tennero le mani pronte sul fodero delle loro armi mentre accorciavano le distanze. "Non è ferita, ha preso molto freddo" disse il ragazzo mentre gli passava accanto e lottava contro la tentazione di scaraventarsi contro quegli automi. "Se fosse stata in pericolo sareste arrivati tardi" sibilò a denti stretti oltrepassandogli e velocizzando il passo. Coleen era raggomitolata tra le sue braccia, sembrava dormire, ma il rossore del suo viso e il respiro pesante erano un chiaro segale che qualcosa non andava. Era quasi arrivato alla sua stanza quando venne raggiunto dalla rettrice in vestaglia, i capelli raccolti in una cuffia da notte. Sembrava terrorizzata, e nel momento in cui vide la principessa tra le braccia del ragazzo per poco non svenne pure lei. "Per tutti gli angeli! Cosa è successo? Ho sentito le guardie correre, sta bene? Si è ferita?" Rodan sfoderò la sua espressione più rassicurante e la tranquillizzò, senza però rallentare il passo. "Non si preoccupi signora, ha solo la febbre, credo che abbia avuto un incubo e abbia camminato nel sonno. Non è successo nulla di pericoloso". Fraya era una donna premurosa e dolce, ma di certo non ingenua, doveva aver capito che c'era qualcosa che il thamieli non voleva dirle. "Siete entrambi fradici" fece notare con sguardo indagatore. La sua mente elaborò velocemente una risposta. "Si è gettata nella fontana, continuava a blaterare di avere caldo, e la sua fronte è bollente. Forse sarebbe meglio chiedere alle cameriere di portare in camera una bacinella di acqua fredda." Non sapeva il perché ma sentiva che la ragazza sarebbe finita in guai ben peggiori se la rettrice avesse saputo che era entrata nell'acqua per cercare il nome della famiglia Armios. La donna annuii e fece subito chiamare Dalya. Quando la domestica entrò nella stanza trovò Coleen adagiata sul letto e il thamieli che seduto accanto a lei le tamponava la fronte con un panno. "Cosa diavolo avete combinato?" chiese mentre appoggiava delicatamente una mano sulle gote della ragazza. "Sta male" le rispose Rodan semplicemente, senza espressione. "Questo lo vedo" Dopo essere corsa in bagno e aver riempito una bacinella d'acqua, Dalya tirò fuori da una delle tasche del grembiule un sacchettino di stoffa, il cui odore balsamico riempì la stanza in un attimo. "Cos'è?" la diffidenza nelle parole del ragazzo era palpabile, ma la cameriera lo ignorò, versandone il contenuto nell'acqua. "Giochi con la magia degli uomini Dalya?" si era alzato e senza che lei potesse fermarlo le aveva sottratto il sacchetto. "Io non gioco, demone, lasciami fare il mio lavoro". "Dalya?" la voce di Coleen non era che un sussurro strozzato, il suo volto era una maschera di terrore. Li guardava con gli occhi semichiusi, la pelle imperlata di sudore. "Dalya stanno urlando, li sento" Rodan l'aveva guardata rannicchiarsi e coprirsi le orecchie con le mani tremanti. "Per favore" disse fra i singhiozzi. "Sono qui principessa" la cameriera la fece adagiare sul cuscino e iniziò a sussurrarle parole di confronto, accarezzandole dolcemente i capelli. "Ci sono qui io" continuò mentre la ragazza sussultava tra le lacrime. "Stanno morendo Dalya, ti prego falli smettere" le aveva afferrato la manica della veste con tale forza che le nocche le erano diventate bianche. Rodan era dietro di loro e le guardava in silenzio, confuso su cosa stesse succedendo. "Principessa ricordate, non è reale. Respirate." le aveva afferrato le mani e gliele aveva portate al petto "Sentite il vostro cuore, ascoltate i battiti" le lacrime le rigavano il viso rosso per la febbre mentre i suoi occhi tormentati vagavano per la stanza. Rodan si accorse che non stavano guardando ciò che la circondava, ma qualcos'altro, era come se il suo sguardo fosse perso nel buio, in un'altra realtà. Dovunque fosse doveva essere un posto agghiacciante. "Rodan portami quella bacinella subito" l'occhiata che gli lanciò fu abbastanza eloquente per farlo scattare subito, poco gli importava che la cameriera stesse usando la medicina degli uomini, le urla della principessa lo inquietavano abbastanza da fargli credere che quella fosse l'unica soluzione. Quando Dalya iniziò a tamponarle la fronte i singhiozzi di Coleen sembrarono affievolirsi, ma quando vide Rodan spuntare dietro la spalla della donna sembrò che avesse visto un angelo, cercò di afferrare il suo braccio, ma ricadde stremata sul letto. "Rodan aiutali" iniziò a dire tornando a tremare "Stanno morendo, non ce la faccio più, urlano e non so cosa fare. Ti prego Rodan" il ragazzo le si era fatto più vicino e le aveva afferrato la mano. Vederla in quello stato lo spaventava, non sapere da cosa proteggerla lo faceva sentire inerme, e per la prima volta riuscì a vederla per davvero: una bambina, una ragazza spaventata nascosta dietro ad una maschera di certezze fasulle. "Non possono farti del male Coleen, ci sono qui io, non ti succederà nulla" il lamento che le uscì dalla bocca sembrava l'urlo di una madre al capezzale del figlio. "No, non me. Sono loro che stanno morendo" Questa volta Rodan guardò la cameriera, il volto pieno di domande. "Ogni volta che le sale la febbre ha incubi e allucinazioni, sogna di gente che muore e che chiede il suo aiuto." Non aveva smesso nemmeno per un attimo di bagnarle il viso con l'acqua medicata, ed ora porgeva un altro panno bagnato al ragazzo. "Prendilo e bagnale i polsi. Sarà una notte lunga."
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Regalia of ruination
FantasyQuando gli angeli ribelli caddero sulla terra, dalla loro unione con le donne umane nacquero esseri dai poteri straordinari. Dopo secoli di guerre e sangue, nei sette regni domina la pace, ma un nuovo pericolo minaccia di far ricadere il mondo nel b...