Nonostante le temperature al di fuori dell'Istituto scendessero ben sotto lo zero, nella serra sembrava fosse scoppiata la primavera. Il profumo di muschio si mescolava a quello delle bacche e delle rose, i rampicanti si attorcigliavano sulle travi di ferro che sorreggevano la vetrata del vivaio, mentre al di là di quei pochi centimetri di vetro ogni cosa era stata soffocata dal gelido abbraccio dell'inverno. Si trattava di un luogo al contempo straordinario e oscuro, un pezzo di paradiso strappato allo scorrere del tempo, innaturalmente immobile. Forse per questo motivo d'inverno le lezioni di portamento erano insopportabili per la maggior parte delle ragazze. Olodit insisteva perché le sue lezioni si tenessero all'interno della serra, una volta aveva detto che chi avesse voluto diventare una grande donna avrebbe dovuto prendere ispirazione dai fiori, sbocciare al momento giusto, risplendere, e poi lentamente appassire. Jaliha lo aveva trovato un pensiero triste e anche macabro, ma era risaputo che l'insegnante di portamento era una donna alla vecchia maniera, per lei le ragazze dell'Istituto dovevano diventare abili donne di corte, aggraziate, esperte di etichetta. Aveva fatto apprendere a ciascuna il nome di ogni membro delle famiglie reali, con le loro cariche e titoli, quella donna credeva ardentemente che tali conoscenze sarebbero state di vitale importanza, prima o poi. L'unica cosa che sembrava veramente utile erano le sporadiche lezioni di oratoria, insegnamenti che Olodit impartiva con grande severità, esigendo da ogni ragazza la massima riuscita. Dovevano essere in grado non solo di comportarsi bene, ma anche di parlare forbitamente. La pioggia aveva iniziato a cadere fine sulle vetrate della serra, le gocce si rincorrevano in una gara silenziosa verso il terreno, e Olodit continuava con la sua spiegazione. Era impeccabile, ogni suo movimento sembrava calcolato, l'espressione del suo viso non cambiava mai repentinamente, era la maschera della compostezza. Coleen la ammirava, in un certo senso, le sarebbe piaciuto poter essere così abile a nascondere i propri pensieri, i propri desideri, essere in controllo di sé stessa completamente. Si distrasse a guardare le luci al di fuori del vivaio, alcuni giardinieri stavano accendendo delle lanterne lungo tutto il perimetro dell'Istituto. Syuni era alle porte, e nonostante le ragazze non potessero festeggiare insieme alle loro famiglie nella Capitale, l'Istituto era entrato comunque nel vivo dei festeggiamenti. I colori dei Sette Regni riempivano i corridoi, e le statuine degli angeli erano apparse ai lati delle porte e su ogni superficie occupabile. Dai rami della quercia al centro della serra pendevano piccole sfere di cristallo al cui interno risplendevano timidi fuochi fatui, imprigionati grazie alla Scienza degli uomini. Quando Coleen li aveva visti per la prima volta, molti anni prima, ne era rimasta rapita, non comprendeva come un'energia così sfuggente potesse essere racchiusa, controllata. "Ora andate, vi ho rubato anche troppo tempo, ma ricordate di portare tutto l'occorrente per la lezione di domani, ci siamo capite signorine?" Olodit batté la piccola bacchetta che portava sempre con sé sul palmo della mano, e dalle ragazze si levò un coro d'assenso. "Ci siamo capite signorine?" la scimmiottò Jaliha mentre spingeva i battenti della porta del vivaio ed entrava nella penombra del corridoio. "Su su muoversi" dietro di lei May era tutta in fibrillazione, saltellava sui suoi passi, tenendo sotto braccio Nethel, il cui umore era tutt'altro che vivace. "Ci aspettano nel salone" il sorriso stampato sul suo volto brillava di luce propria. Eveline aveva deciso che se lei e le sue compagne non potevano partecipare alle celebrazioni di Syuni nella capitale di Aedairi, allora all'istituto le cose sarebbero state fatte in grande, e ciò significava abiti magnifici e moltissimo cibo. Quando le ragazze misero piede nel salone, l'imponente stanza era quasi irriconoscibile. Il tavolo era sparito e al suo posto c'erano un'infinità di stoffe e manichini, quattro persone si aggiravano tra i tulle reggendo spilli e pezzi di carta, blaterando di scialle e lustrini. "Cristine" disse Eve facendosi avanti ed andando a salutare una donna che reggeva un rotolo di tessuto color ambra. "Principessa!" disse quella chinandosi in un goffo inchino. "Mie signore" si rivolse alle altre ragazze ripetendo la riverenza. Cristine era una ragazza molto alta ed esile, non doveva avere molti anni in più di Nethel, portava dei sottili occhiali sulla punta del naso, costellato da piccole lentiggini. Aveva parlato con un chiaro accento del nord, Eve aveva spiegato alle amiche che era riuscita a farla arrivare da Irithria grazie alla promessa di farle vestire alcune delle giovani donne più importanti dei Sette regni. "Non avrai esagerato?" Le aveva chiesto Nethel quando Eve gliel'aveva detto, qualche giorno prima. La figlia del Generale degli Uomini Grigi non amava i vestiti sgargianti, e per questo non aveva accolto con entusiasmo la proposta. Il volto di Cristine era il dipinto della felicità "E' un onore per me potervi vestire" appoggiò la stoffa per terra e fece strada attraverso la stanza, verso un angolo dove erano state posizionate delle poltrone ed un tavolino. Coleen si chiese come avesse fatto Eve a lasciare che Fraya le consentisse di organizzare quella sartoria privata. Anche Rodan era rimasto stupito da tutto quel tripudio di colori e abiti. "Ne cuciranno uno anche a me?" aveva chiesto con un tono che aveva fatto sembrare la domanda sincera. "Certo, se ne vuoi uno" gli aveva risposto Eveline prontamente, cogliendolo alla sprovvista. Si era limitato ad annuire in silenzio, sembrava stesse prendendo davvero in considerazione l'offerta. Per tutto il pomeriggio le ragazze si intrattennero nel salone, a turno si facevano prendere le misure e decidevano lo stile e il colore del loro abito. Risero come matte quando Nethel inciampò sullo strascico del vestito che indossava Awyn, rovinando a terra e mandando all'aria un vassoio pieno di spilli. Cristine le era piombata addosso, non tanto per vedere se si fosse fatta male, ma per controllare che il suo prezioso lavoro non fosse stato rovinato. Durante uno di questi momenti di ilarità Coleen si era avvicinata piano a Jaliha e l'aveva presa in disparte. "C'è qualcosa che non va?" le chiese l'amica mentre la guardava torcersi nervosamente le mani. Coleen non sapeva bene come porle la domanda. "Tu per caso conosci una certa famiglia Armios?" le chiese schiettamente mentre le altre applaudivano all'entrata di May, che sfilava nella stanza indossando un abito color smeraldo. Aveva capito che girarci intorno avrebbe solo alimentato l'idea che quell'informazione fosse importante. Una delle poche che nell'Istituto avrebbe potuto sapere qualcosa sulle casate di Sundari era Jaliha. La ragazza dagli occhi color quercia era nata in quelle terre di sole e sabbia, suo padre era un mercante che aveva trovato fortuna commerciando con la vicina Olpaja e con Aedairi. A quel nome il viso di Jaliha fu oscurato da una leggera ruga sulla fronte, rimase in silenzio per qualche istante, pensierosa. "Si si" disse annuendo "sono una delle famiglie più facoltose di Sundari, credo abbiano fatto anche affari con mio padre qualche anno fa. Da quel che so commerciano per lo più metallo e carbone. Secondo alcune voci sono la diretta discendenza di Armaros". Coleen sapeva di cosa stava parlando. Dopo varie discussioni si era fatta spiegare da Rodan tutte le dinastie che riguardavano gli Angeli caduti. Armaros era colui che aveva insegnato agli uomini e a suoi figli come respingere gli incantesimi, grazie alla sua conoscenza, durante la Guerra della Terra, gli uomini erano riusciti a perfezionare le loro armi angeliche. "Perché me lo chiedi?" la curiosità di Jaliha era genuina. "L'altro giorno sono passata accanto alla fontana che c'è all'ingresso ovest e ho notato che c'era il loro nome inciso." rispose Coleen con un'alzata di spalle. Non era la verità, ma nemmeno una bugia. "è possibile, tutte le famiglie ricche vogliono pavoneggiarsi e finanziare qualche bella opera d'arte. Magari una delle loro figlie avrà frequentato l'Istituto" Questa volta era stata Coleen ad annuire "Non ci avevo pensato" "Vuoi darti all'arte?" aveva scherzato l'amica prendendola sotto braccio "Assolutamente no" rise Coleen, mentre la ragazza dalla pelle d'ebano la trascinava dalle altre, era arrivato il suo turno. Cristine le fece vedere alcuni schizzi su dei fogli stropicciati e la invitò a scegliere tra le decine di stoffe che aveva portato. "Il blu scuro ti sta d'incanto" le urlò May dall'altra parte della stanza, mentre uno degli aiutanti di Cristine le prendeva le misure per le maniche del suo abito. La sarta non se lo fece ripetere due volte e porse alla principessa un rotolo di stoffa blu notte attraversato da fili d'argento. "Che ne dite?" chiese alle amiche, la risposta entusiasta che ricevette la fece sorridere. Era sollevata di sapere che le ragazze si stavano divertendo, capiva la frustrazione delle altre per non poter rivedere le proprie famiglie. Mentre Cristine era al lavoro sul suo vestito, Coleen non poté fare a meno di far vagare lo sguardo nella stanza alla ricerca di Rodan. Il ragazzo era appoggiato ad una parete alla sua destra, osservava la scena in silenzio, la principessa riconobbe la sua solita espressione, la piccola curva che la sua bocca assumeva quando era divertito. Quando i loro occhi si incrociarono, Coleen fece un piccolo cenno con la testa verso il vestito, ponendo una domanda silenziosa. Rodan l'aveva osservata per qualche istante, impassibile, e alla ragazza era parso fossero passati minuti, alla fine aveva scosso la testa da un lato e dall'altro con fare insoddisfatto. "Come no?" la sua espressione non nascondeva la delusione. Quando si accorse di averlo detto ad alta voce tentò di non diventare paonazza, ma Rodan si stava già avvicinando. "Lo avrei preferito senza maniche" esordì arrivando davanti a lei. Cristine aveva staccato per un attimo gli occhi dagli spilli che stava putando sul tessuto, ed aveva guardato il thamieli con curiosità. "Anche io le ho detto la stessa cosa, ma la principessa preferisce delle maniche più lunghe". Coleen era infastidita, non sapeva perché il commento del thamieli le facesse venir voglia di dargli uno spintone, non è che fossero mai stati d'accordo su qualcosa, però sarebbe stato bello. "Mi sembrava più elegante così" disse seccata, facendo passare le dita tra il tessuto vellutato "E più comodo" ammise lasciando cadere lo sguardo sulla fila di scarpe che erano state ordinate accanto alla parete. Awyn era di fianco a Nethel, la quale le stava consigliando quale calzatura scegliere. Era un quadretto divertente, Nethel non aveva assolutamente idea di che scarpa sarebbe stata migliore per l'amica, ma si stava impegnando per non farlo capire, e da parte sua Awyn sembrava più spaesata di lei. Quella ragazzina minuta era arrivata all'Istituto da poco meno di un anno, e in realtà le ragazze erano riuscite a reperire ben poche informazioni riguardo alla sua famiglia. Secondo Jaliha era la figlia di un ricco imprenditore del regno di Ekrua, ma non era chiaro se questo dato fosse attendibile o meno. Awyn era molto riservata, per i primi giorni non era praticamente mai uscita dalla sua stanza, se non per seguire le lezioni, ma nonostante i suoi silenzi le ragazze dell'Istituto erano riuscite a coinvolgerla nel gruppo. "Comunque trovo che ti stia bene, il colore ti dona" il commento di Rodan arrivò inaspettato come la neve in estate, il suo tono era sincero, sul suo volto non c'era ombra di imbarazzo. Coleen cercò di non girarsi di scatto verso di lui, accennando un sorriso. "Grazie, almeno sul colore siamo della stessa idea" scherzò tornando a distogliere lo sguardo. "Non vale che fai solo complimenti a lei!" lo prese in giro Jaliha spuntando dietro la spalla di Coleen. "Siete tutte molto belle, non pensavo aveste bisogno che ve lo dicessi io" disse lui sfoderando un sorriso adulatorio. Coleen si chiese come facesse a sembrare imbarazzato e al contempo gradasso. May scoppiò a ridere "Ma finiscila!".
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Regalia of ruination
FantasyQuando gli angeli ribelli caddero sulla terra, dalla loro unione con le donne umane nacquero esseri dai poteri straordinari. Dopo secoli di guerre e sangue, nei sette regni domina la pace, ma un nuovo pericolo minaccia di far ricadere il mondo nel b...