Seattle ( Pt2 )

143 9 4
                                    

L’aria a Seattle non era meno pesante di Los Angeles. Per me e George fu difficile tornare ad abituarci alla quasi completa mancanza di sole.
Kurt, Krist e Dave eranto tutti stabilizzati quì. Avevano finito di lavorare all’ultimo album, di cui Kurt non mi aveva ancora rivelato il titolo, e a quanto sembrava alla casa discografica non piaceva.
La relazione fra Kurt e Courtney nel frattempo stava diventando sempre più tossica e malsana e l’idillio familiare che Kurt aveva voluto prematuramente costruire sembrava invece lontano dal realizzarsi.
Lo vedevo molto spesso e lui alternava momenti allegri a momenti più bui. Io cercavo di rispettare tutti i suoi sbalzi di umore, anche se con me cercava di essere sempre il solito Kurt.
Ritornarono però a farsi vedere i vecchi amici di Kurt, quelli come David Carson. Lui ci assicurò che era tutto ok, che erano solo amici. Poi in realtà scoprimmo che procurava droga a Courtney.
Ne io, ne Dave e ne Krist sollevammo l’argomento con il nostro amico. Non eravamo sicuri sapesse che la moglie aveva ripreso a drogarsi. Ci chiedevamo invece se non lo facevano assieme, ma allontanammo questo pensiero. Decidemmo solo di controllare Kurt.
Ma Kurt era incontrollabile e quando voleva sapeva tenere le cose per sè. Quando stava con me e George era sereno, parlavamo, scherzavamo, giocavamo. Passammo un’intera serata a giocare a twist una volta, vinse anche lui. Un’altra sera facemmo il torneo di scacchi, un’altra ancora quella di Nomi, cose e città. A lui piaceva. Diceva che venire da noi lo faceva tornare in contatto con la realtà. Oltre ad essere un gran bel diversivo dalla confusione che c’era a casa sua e dal manicomio che regnava in quel mondo in cui si trovava
grazie ad un successo che in fondo non pensava di aver mai veramente voluto.
Non c’era di cui stupirsi, Kurt era così. I suoi atteggiamenti erano ambivalenti, bisognava solo abituarsi a chiudere un occhio.
L’estate del 1993 si rivelò essere lunga e movimentata, tutto procedeva nella normalità. Io ero pronta per fare i
provini per i corpi USAG da allenatrice George a lavoro stava facendo veramente faville ed infondo mi dicevo che non era stato tanto male trasferirsi. Io avevo intascato l’eredità di mio padre, la mi quota.
Per l’occasione dovetti andare ad Aberdeen e sia Geroge che Kurt non furono molto incoraggianti. La cittadina era davvero come la ricordavo. Nemmeno gli anni ‘90 l’avevano cambiata. Mi ero dovuto trattenere
lì per quasi una settimana e quando parlavo con il mio convivente dalla mia vecchia cameretta non riuscivo a nascondere l’impazienza di tornare a casa. Anche se era stato abbastanza divertente scoprire che la reginetta del ballo del mio anno era già mamma di quattro figli.
La convenienza con mia madre non fu semplice. Se per i primi giorni non aveva voluto rivolgermi la parola negli ultimi mi diede il tomento tanto da spingermi a passare la notte in uno squallido motel. Si mise infatti a rivangare il passato e presentandomi una cartella porta documenti mi informò che aveva trovato mio figlio.
Aveva conservato tutte le informazioni su di lui. Io non sentii più nulla a quel punto. “ Ho pensato che con quanto stai ereditando, potresti riprenderlo. Inoltre hai un ottimo lavoro “ mi disse, quando le dissi che non ne volevo nemmeno discutere lei tornò aggressiva ed iraconda, iniziò a sbraitare, a rimproverarmi ed io allora presi la mia roba ed andai via.
Non è difficile immaginare quanto fosse stato per me entusiasmante tornare a Seattle.
“ Casa dolce casa! “ esclamai rientrando, George spuntò ridendo, entrai in salotto e notai un vaso pieno di ortensie. “ Le manda Kurt per te! “ disse George “ Una sorta di regalo di bentornato “
“ Ma Kurt non manda fiori “ dissi divertita
“ A te sì “ rispose “ È venuto ieri sera e mi ha lasciato i soldi. Io stamattina sono andato dal fioraio e gli ho presi “
“ Quindi hai fatto tutto tu per lui “ sottolineai
“ Sì, in pratica “ rispose, io dissi che erano bellissimi poi sul tavolino notai una busta da lettera. La presi e
sorrisi. La aprii e c’era solo un biglietto.

Spero tu sia tornata viva - vegeta - poco turbata - sana e soprattutto contenta!
Io sono fuori per impegni musicali. Appena posso passiamo una serata assieme.
Prossima volta film - pop corn e gioco a tema
Ti abbraccio, spero di poterti scrivere
Kurt!

This Is My Kurt CobainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora