Quando quella mattina Genzo aprì gli occhi era sdraiato nel letto nella casa della sua famiglia, immersa nella campagna inglese.
La luce filtrava dalla finestra che dava sul davanzale lungo il giardino ampio.
Accanto a lui, non ancora raggiunto dalla luce solare che emergeva dalle nuvole, vi era Kojiro, che dormiva con la bocca semiaperta, raggomitolato sotto al lenzuolo in quella giornata fredda.
Genzo si sedette sul materasso con un lieve sbadiglio, con la testa che girava leggermente per le lacrime della sera prima.
Dopo quello sfogo tutto gli sembrava più ovattato, più distante, più razionale e ne era davvero felice.
Il ragazzo si alzò dal letto, rendendosi conto di aver dormito con i vestiti addosso, ancora quei vecchi jeans e la camicia spiegazzata.
<< Kojiro? >> lo chiamò Genzo, con un lieve sbadiglio.
Il ragazzo aprì leggermente gli occhi, stropicciandoseli con le mani, in un sommesso brontolio.
<< Gen? Già in piedi? >> domandò lui, rabbrividendo leggermente per il fresco che si era insinuato fin nelle ossa già di prima mattina.
<< L'aria di campagna mi rende impossibile dormire. Ho solo altri tredici giorni per ricucire il rapporto con mio padre, non posso sprecare nemmeno un momento >> spiegò Genzo, con un cenno del capo.
Kojiro roteò leggermente gli occhi, irritato.
<< Sempre intenzionato a perdonarlo, eh? >> domandò Kojiro, sarcastico.
<< Sempre intenzionato a non farlo, eh? >> gli rinfacciò Genzo, tenendo le braccia incrociate.
<< Pari. Palla al centro. Andiamo a fare colazione, Gen? >> domandò beffardo Kojiro, alzandosi dal letto con un cenno e un lieve sospiro.
Genzo sorrise e annuì, prendendo sottobraccio il ragazzo.
I due uscirono dalla stanza, parlottando tra di loro del più e del meno, senza particolare interesse, solo per stare assieme, fin quando non entrarono nella sala da pranzo.
La luce biancastra di quel mattino inondava la sala dalle finestre.
Non fecero nemmeno in tempo ad entrare che però Genzo si immobilizzò, come se avesse visto un fantasma.
Kojiro, che era a braccetto con lui, si dovette fermare a sua volta, confuso.
<< Cosa-? >> Kojiro però non fece in tempo a chiedersi cosa fosse preso a Genzo che spostando gli occhi lungo il tavolo si rese conto che le cose erano cambiate.
Shuzo Wakabayashi era sempre lì, al suo posto a capotavola, con di fianco, in piedi, la moglie.
Eiji era seduto sulla sua sedia, mentre su quella dove la signora sarebbe dovuta essere seduta vi era un ragazzo.
Aveva circa una trentina d'anni, forse pochi di più a detta di Kojiro.
I suoi abiti erano belli, eleganti molto formali, senza contare una folta chioma di capelli rossicci e riccioluti, più un leggero pizzetto e decisamente troppe lentiggini.
Nel complesso sembrava un bell'uomo, dovette ammettere Kojiro, ma non capiva cosa fosse preso a Genzo.
Shuzo si alzò da tavola, schiarendosi la voce.
<< Genzo, Kojiro, oggi abbiamo ospiti >> mormorò il padre, guardando specialmente il figlio.
<< Ci si rivede, Genzo >> mormorò il ragazzo al fianco di Shuzo, con un accento britannico parecchio calcato nelle parole che aveva spiaccicato in giapponese, mentre sfoderava uno sguardo nocciola beffardo.
STAI LEGGENDO
𝔸𝕝𝕝 𝕐𝕠𝕦 𝕎𝕒𝕟𝕟𝕒 𝔻𝕠 || ℂ𝕋
FanfictionSEQUEL DI "DO WHAT YOU WANT" 〞'Cause all you wanna do All you wanna do, baby Is touch me, when will enough be enough? See All you wanna do All you wanna do, baby Squeeze me, don't care if you don't please me 〟 .•♫•♬• [Six The Musical - All You Wanna...