2.The boy out of this world

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Light Yagami. Diciassette anni. Se ne stava ad osservare il cancello del suo nuovo ed esaltante liceo, spostando titubante il peso corporeo da una gamba all'altra.
L'ansia gli corrodeva le pareti dello stomaco.
Sarebbe riuscito a farsi degli amici? Ma lui...voleva davvero farsi degli amici?
Era sempre stato un tipo introverso e generalmente, nonostante provasse profonda stima nei confronti del suo ormai defunto padre, considerava gli esseri umani decisamente stupidi e mediocri. Per questo se ne stava sempre per fatti suoi.
E se avesse trovato qualcuno di interessante?
Non era nè pessimista nè ottimista, semplicemente valutava le varie possibilità.
Cercò di rilassarsi ed entrò nell'edificio.
Corridoi pieni di ragazzi e ragazze intenti a chiacchierare con i propri amici. Un incubo. Se solo fosse arrivato qualche minuto dopo.

"Ragazzi lui è Light Yagami, si è da poco trasferito dal giappone"
Light si guardava intorno, ma nessuno sembrava prestargli chissà quale attenzione.
Forse perchè a nessuno importava di un giapponesino spaesato.
Senza forse.
Lo sguardo del ragazzo vagava per tutta la stanza. Mentre la professoressa parlava di lui, egli squadrava e dava i primi giudizi sui suoi compagni.
Che sembravano essere l'uno peggio dell'altro.
Uno in particolare attirò la sua attenzione.
Fila estrema sinistra.
Ultimo banco.
Nascosto per bene.
Un tipetto magrino dai capelli corvini tutti sparati.
E non solo, aveva le occhiaie, la pelle cadavericamente pallida e un modo di sedersi molto...originale?
𝘚𝘦𝘮𝘣𝘳𝘢 𝘶𝘴𝘤𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘢 𝘶𝘯'𝘢𝘮𝘣𝘶𝘭𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰
Pensò.
Era fregato.
Light. Così triste e sconsolato ora era obbligato ad essere in classe con persone del genere.
Si sedette in un banco vuoto.
Fila in estrema destra.
Terzo banco.
Accanto alla finestra.
Le lezioni passarono velocemente. Avrebbe potuto anche abituarsi a quella nuova routine.
Ma la cosa strana era quel ragazzo in fondo alla classe. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Continuava ad osservare il suo particolare viso. Si chiedeva il suo nome, già immaginava qualcosa di inglese, detto con un accento ingle-

"Ryuzaki"
"C-come?"
"Mi hai appena chiesto il nome e io ti ho detto che mi chiamo Ryuzaki"
Light Yagami. All'uscita da scuola. Con il diluvio più potente che avesse mai visto. Rimase sorpeso da quel nome.
"Che c'è? Non ti piace?"
chiese il corvino con tutta la naturalezza del mondo e un'espressione apatica.
"N-no è che...pensavo avessi un nome più...inglese ecco"
si giustificò l'altro.
"Sono un quarto giapponese in realtà e la lingua la parlo discretamente bene"
Non aveva degnato Light di uno sguardo. Appena il castano gli aveva rivolto la parola, non solo aveva continuato a sorprenderlo, ma si limitava a guardare le goccie di pioggia cadere dal cielo.
Doveva piacergli molto la pioggia.
"Io ho l'ombrello, se vuoi posso accompagnarti a casa tua"
Perchè aveva proposto una cosa del genere? Che volesse davvero conoscere meglio quello strambo?
"Per me non c'è problema"
Durante il tragitto si udiva solo il sordo rumore dell'acqua che violenta sbatte sul tessuto dell'ombrello.
L'imbarazzo era palpabile.
O meglio, quello ad essere imbarazzato era Light.
Quel Ryuzaki non sembrava proprio il tipo che si imbarazzava.
Arrivarono ad un palazzo grande con vari piani.
Un semplice condominio.
"Se vuoi puoi rimanere finchè non smette di piovere"

Sick Bells ~ lawlightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora