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G: "quante volte verrà a settimana?"

A: "solitamente gli altri quante volte venivano?"

G: "quasi ogni giorno, a volte anche più volte in una giornata"

A: "dovrò parlarne con i miei superiori per capire ciò che hanno intenzione di fare"

Passai un'altra ora lì con Giorgio e mi parlò più che altro di se poiché, appunto, quella non era una seduta ma più un incontro per conoscersi; non saprei come altro definirlo.

Venni a conoscenza del suo amore per i colori neutri, motivo per cui l'arredamento della stanza non gli dispiaceva, ed in particolare per il grigio, in ogni sua tonalità; ascoltava molto i coldplay, motivo per cui gli altri medici gli avevano procurato un lettore per i cd e alcuni di essi (amava in particolare la canzone fix you); non amava molto gli animali ma gli avevano ispirato sempre molta simpatia i roditori e, ironia della sorte, ricordava che da piccolo gli fu regalato un cappello da topo.

Non parlai molto di me, dopotutto ero io che gli avevo chiesto di parlarmi di lui e ascoltare la sua voce farsi allegra ogni volta che nominava un qualcosa che gli piaceva era piacevole. La sua voce era calma ma a volte gli partivano degli acuti e quando ridacchiava sembra farsi più alta.

Mentre parlavamo decidemmo di andare nel cortile, essendo quello un momento in cui gli era concesso non volevo che gli venisse tolta la possibilità di uscire a causa della mia presenza. Mentre Giorgio mi parlava notavo come gli altri pazienti gli assomigliassero, non solo per l'abbigliamento ma anche per il viso spento: certo, Giorgio "rideva" a volte ma sembrava sempre stanco, come se non riuscisse a compiere neanche quel semplice gesto.

Il tempo volò e arrivata ormai la sera dovetti salutarlo, lo riaccompagnai in camera e mi ristrinse la mano, stavolta io con più sicurezza e lui con più dolcezza.

Non potevo negare che Giorgio fosse una persona oggettivamente interessante, una di quelle che all'inizio sono timide e poi tendono ad aprirsi con te e a farti sentire a tuo agio, perché sai che non ti potrebbero giudicare essendo loro i primi a riconoscere i propri errori; come prima impressione che mi ero fatto pensai che Giorgio fosse questo, magari col tempo ne avrei avuto la certezza o meno.

Ovviamente mi sarebbe stato d'aiuto ricevere una sua versione dei fatti completa dato che da quella breve conversazione che avevamo avuto a riguardo non ero riuscito a farmi un'idea totale di come la pensasse.

Una volta terminato il mio turno mi venne data la cartella medica di cui mi aveva parlato Chiara, decisi di portarmela con me per studiarmela meglio. Arrivato a casa lasciai le mie cose nel mio studio e mi diressi nel mio salotto.

Non era un appartamento molto grande, luminoso si e anche abbastanza ordinato; dopotutto passavo molto tempo a lavoro e la mia gatta, a causa dell'avanzata età, non aveva più la forza di un tempo e riposava tutta la giornata.

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Nelle seguenti due settimane venni a conoscenza della situazione completa di Giorgio, scoprendo che aveva ucciso una donna e che c'era stato un processo durato due mesi per decidere cosa fare ma, dopo varie visite mediche fatte a Giorgio, erano venuti a conoscenza di alcuni disturbi che aveva  e avevano dato la causa dell'accaduto a questi suoi disturbi di cui la sua famiglia non era a conoscenza e quindi, indubbiamente, non sapeva di dover curare.

Dalle varie cartelle cliniche ero venuto a conoscenza di alcuni suoi amici che avevano testimoniato a suo favore, ovviamente non approvando le sue azioni ma facendo notare, come aveva fatto Giorgio, che la sua era stata una reazione ad un'altra e sarebbe stato corretto soffermarsi su questa situazione iniziale tanto quanto stavano facendo su quella di Giorgio. Questa situazione mi confondeva e, nei diversi anni in cui avevo lavorato come assistente ad alcuni medici, vidi come in situazione difficili e non chiare ricorressero a chiamare amici o parenti per farsi un'idea migliore della situazione.

The boy from room 8B - TheBadNautsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora