gelosia e distanze.
Jeno aveva fatto un pisolino subito dopo aver messo piede in camera sua, ignorando i richiami della madre che lo intimavano di mangiare. Aveva passato così un bel paio di ore a ronfare, quando a causa dell'eccessiva fame fu costretto ad alzarsi.
<Ugh->, si lamentò per il mal di stomaco.
<Forse avrei dovuto dar retta a mamma...>, mormorò per poi controllare l'ora sul suo telefono, notando però le notifiche da parte dei suoi amici.
Mark e Donghyuck stavano pianificando di fare un giro in centro, così Jeno rispose velocemente con un 'Ok ci sono', e si affrettò a scendere in cucina per addentare qualcosa e poi scappare. Jeno uscì di casa sotto le proteste della madre che si lamentava del fatto che avesse mangiato solo un misero panino, ma Jeno era apposto così e le disse che sarebbe probabilmente tornato per cena. Sottolineando probabilmente.
Con passo lungo il moro raggiunse il bar dove Mark e Donghyuck lo stavano aspettando e con sua immensa sorpresa notò un'altra figura famigliare a lui una volta varcata la soglia del piccolo locale. Jaemin.
Jeno si avvicinò ai suoi amici che lo stavano prendendo in giro per i capelli arruffati, ma lo sguardo di Jeno era troppo occupato a squadrare da cima a fondo Jaemin con quella ragazza con cui era seduto.
<Ehii, siamo quii>, gli sventolò la mano in faccia Donghyuck, con fare offeso.
<Non ignorarci e lascialo stare il tuo fratellino che è la volta buona rimorchia->, commentò Donghyuck dando un'occhiata alla direzione d'interesse di Jeno, il quale non aveva una postazione che permetteva la medesima visuale e perciò il soggetto di tanta attenzione continuò indisturbato a conversare con la suddetta ragazza.
<Ahia!>. Donghyuck ricevette una gomitata da Mark che scuoteva la testa con disappunto.
<Haechan quando la smetterai di mettere tutto in questi termini? Non parlare come se tutti facessero del rimorchio la loro intera esistenza>
<Quello disperato sei tu>, disse allora Jeno rubando il bicchiere di Donghyuck e bevendo la sua bibita tutto d'un fiato.
<Ehi! Era mia!>
<Ben detto, era tua>, sottolineò Jeno con sguardo glaciale. Al che Donghyuck deglutì ed evitò per il resto del pomeriggio di dire stupidaggini.
Jeno non era sicuro di cosa lo stesse turbando, ma sapeva di essere relativamente incazzato...
Certo che poteva anche dirmi che non voleva venire perché si doveva vedere con una ragazza
<E comunque è troppo piccolo>, se ne uscì di punto in bianco il ragazzo suscitando stranezza negli amici che si guardarono a vicenda e scrollarono le spalle.
-
Quell'anno passò in fretta. Jaemin non disse mai a Jeno cosa lo turbava e Jeno si era amaramente rassegnato.
<Jaemin stai bene?>, aveva chiesto il moro guardando preoccupato l'amico, che da un buon quarto d'ora stava fissando il vuoto.
Jaemin sussultò <S-sì>.
Jeno sospirò. <Fammi sapere quando ti deciderai a parlare>.
E con questo il ragazzo si alzò e ne andò, lasciando il castano con una sensazione di malessere proprio al livello dello stomaco.
Stavano guardando un film a casa di Jeno, quando questi si accorse che l'amico stava facendo tutto tranne che prestare attenzione al film.
In tutta onestà Jeno non ne poteva più. Le giornate che una volta passavano in serenità, tra chiacchiere e risa, e non per forza allegre, ma ricche di parole e confessioni mai dette, si erano trasformate in lunghi silenzi e pause opprimenti.
A volte avrebbe solo voluto urlare contro l'amico per quando fosse frustrante vederlo così. Eppure perché sembrava che solo con lui le cose stessero così?
Quando vedeva Jaemin con Chenle e Renjun, finiva sempre col sentire sempre la stessa emozione. Gelosia, mista a inadeguatezza.
Ma cosa gli ho fatto?
Jeno iniziò a darsi la colpa e reputarsi la causa della frattura del loro rapporto. Ma la verità è che come Jaemin era stato il primo ad avvicinarsi all'altro, era lo stesso a star ponendo un freno alla loro amicizia.
Una piccola pressione prolungata che prima o poi avrebbe consumato il loro tempo insieme.
A occhi altrui la loro amicizia sembrò continuare indisturbata.
Continuavano a tornare a casa insieme dopo scuola e avevano persino organizzato delle uscite con i rispettivi amici, i quali avevano legato senza troppi problemi. Ma era come se quei due si trovassero in due bolle, separati da qualsiasi cosa gli circondasse.
Lee Jeno aveva smesso di raccontare tutto all'amico e Na Jaemin non si faceva mai sentire per primo, fatto che diede molto di cui pensare a Jeno, che interpretò la cosa con mancanza di interesse, per quanto ripudiasse l'idea.
Quando Jeno iniziò il primo anno di superiori si sentì sollevato. Era stanco di fingere che andasse tutto bene tra lui e l'amico.
Non odiava Jaemin, certo che no, come avrebbe potuto, e non aveva smesso di provare affetto nei suoi confronti, ma sapere di non poter fare nulla per lui, quando sembrava avere bisogno d'aiuto gli faceva male, soprattutto perché si conoscevano da così tanto.
Aveva bisogno di tempo.
Haechan e Mark si erano iscritti in un'altra scuola e Jeno doveva fare nuove conoscenze. Doveva concentrarsi su se stesso e capire cosa volesse farne della sua vita.
Jaemin non rientrava più tra le sue priorità. O almeno non avrebbe dovuto.
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Al secondo anno di medie Jaemin si sentì vuoto. Jeno non c'era più ad aspettarlo a fine lezioni, e lui Chenle e Renjun non erano più in classe insieme.
Jaemin rimase da solo. Si sentiva spaesato e amareggiato, come se tutto quello che l'aveva reso felice, o parzialmente, fino a quel momento fosse arrivato al suo termine. Tutto si stava sgretolando.
Anche il secondo anno si concluse e Jaemin si era semplicemente chiuso in se stesso, isolato da tutto e tutti. Tutto quello che faceva era restare a casa e studiare, così da non dover pensare.
Credeva che così facendo almeno i suoi genitori sarebbero stati orgogliosi di lui. Ma la verità è che si sentiva tremendamente solo e voleva solo un po' di attenzioni. Attenzioni che lui stesso in primo luogo aveva fatto in modo di tenere lontano da se.
Nel momento che ne aveva più bisogno...Aveva bisogno che qualcuno gli dicesse semplicemente che non era sbagliato come si sentiva e che meritava anche lui di essere felice, ma forse per questo sarebbe passato ancora un po' di tempo.
Era periodo dei ciliegi in fiore. Era arrivata la cerimonia d'apertura di un nuovo anno scolastico. Gli studenti erano intrepidi di fare nuove amicizie e conoscenze, ma non era il caso di Jaemin.
Jaemin seduto tra i suoi coetanei, ascoltò distrattamente il discorso d'apertura guardandosi le mani allacciate sulle proprie gambe.
Quando alzò lo sguardo si accorse che era calato un improvviso silenzio e i presenti sembravano stupiti.
Uh?
A Jaemin serviva una ventata d'aria fresca. E forse l'universo gli avrebbe dato una mano.
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Promise- Nomin ff REVISIONE
Fanfiction«facciamoci una promessa» «che?» «se entro i trent'anni entrambi non saremo occupati in una relazione seria, ci sposeremo».