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al chiarore di luna.

I due ragazzi se ne stavano stesi sull'erba del parco, osservavano il cielo purtroppo privo di stelle. A loro visibile però era la luna, insieme alla sagoma delle chiome degli alberi che si stanziavano nel loro campo visivo. Anche quella notte Jaemin era scappato di casa e Jeno lo aveva più o meno volentieri accompagnato, data la sua fama di dormiglione provetto.

<Quindi non vuoi dirmi il perché di tutte queste tue uscite clandestine?>, se ne uscì il ragazzo dai capelli corvini ridendo, anche se scrutava l'amico affianco abbastanza seriamente. Jaemin scosse la testa, sigillando le labbra e giocando con le mani. Ormai erano passati anni dalla prima volta e Jaemin continuò a farle molto di frequente. Sgattaiolava fuori di casa nel bel mezzo della notte e puntualmente Jeno se lo ritrovava sul davanzale della finestra. A Jeno ricordava un gatto.

Jeno sbuffò rassegnandosi.

<Va bene, capito.>

Seguirono minuti di silenzio, nei quali Jaemin non fece altro che tormentarsi. Sapeva che se avesse detto a Jeno la verità molto probabilmente questi si sarebbe immediatamente allontanato da lui e non lo voleva. Certo che non lo voleva, era forse l'unica persona a cui teneva davvero e non voleva perderla.

Era andato da lui perché sapeva che con un abbraccio o un semplice sorriso lo avrebbe fatto sentire meglio e così era stato. E dio quanto aveva paura che prima o poi si sarebbe stancato di lui e lo avrebbe abbandonato.

<Hyung...- iniziò Jaemin girando di lato il viso per poter guardare l'amico -Non mi lascerai solo vero?>, chiese in un sussurrò con gli occhi umidi.

A Jeno si strinse il cuore a quella vista e pensò che avrebbe voluto vedere l'altro esclusivamente sorridere. Questi allora si alzò un po', facendo leva con gli avambracci e fissò Jaemin ora con lo sguardo basso.

<Certo che non lo farò stupido>, disse il maggiore dandogli un buffetto sul capo. 

E poi Jaemin lo vide, quel bellissimo sorriso, non tanto per le labbra incurvate all'insù, quanto per quelle mezze lunette, che brillavano, di luce propria. Gli occhi di Jeno erano davvero capaci di sorridere e forse era per questo che Jaemin non avrebbe mai voluto vedere la delusione in essi.

Jaemin ricambiò il sorriso e si sentì improvvisamente sollevato. Jeno riusciva sempre a fargli tornare il sorriso e gliene era grato.

 I due tornarono ad osservare la distesa blu sopra le loro teste e non aprirono più bocca, entrambi troppo occupati a pensare a chissà cosa.


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