Quella notte fu, forse, la peggiore della mia vita. Ero chiuso in quel minuscolo stanzino da un solo quadretto, senza una finestra, senza aria. Da fuori giungevano i terribili rumori della notte. Sentivo il rumore delle frecce che venivano scoccate, rumore di ossa rotte, versi gutturali e terrificanti, versi di esseri, che non dovrebbero stare tra i vivi. Dopo quella che mi parve un'eternità, trovai il coraggio di spaccare il cubo sulla sommità del piccolo rifugio. Era giorno. Stavo per cominciare a togliere anche gli altri cubi, quand'ecco spuntare, proprio dove un attimo fa c'era il cubo, un gigantesco ragno dagli occhi rossi. Era la cosa più terrificante che avessi mai visto. Aveva delle zampe lunghissime, quasi come le mie braccia e il corpo, completamente nero, era grosso come la testa di un uomo adulto. D'istinto tentai di riposizionare il cubetto di legno con un veloce gesto della mano, ma mi fu impossibile, in quanto il gigantesco ragno si trovava proprio dove l'avrei dovuto posizionare. Mi sedetti sul fondo del mio piccolo rifugio, temendo il peggio, ma, invece, il ragno, dopo essere rimasto un po' la sopra, se ne andò.
"Perché non mi ha attaccato?" mi domandai. Non riuscivo a trovare una risposta. Dopo essere rimasto ancora un po' li seduto, per riprendersi dallo shock di quanto appena avvenuto, decisi che era ora di darsi da fare se non volevo passare anche la notte seguente in quel tugurio.
Aprii un passaggio nel muro del rifugio e poi ne smontai tutti i pezzi. Con la calma che ora era tornata in me, mi guardai intorno. Ero quasi al limitare della foresta di betulla. Cammina i veloce fino ad uscirne. Oltre c'erano delle montagne, prive di neve, coperte da una enorme quantità di fiori di ogni colore. Era la cosa più bella che avessi visto fino a quel momento. L'erba era di un verde più acceso ed allegro di quella del bosco. Da una delle montagne cadeva una alta cascata, che andava a finire in un grosso lago. Era tutto così bello! Decisi che mi sarei stabilito li.
Questa volta avevo tenuto d'occhio la foresta in modo da saperci tornare. In quella zona, così profondamente diversa da quella in cui mi trovavo prima, gli alberi, anziché essere tutti bianchi con delle chiazze nere, erano marroni. Il fogliame e la forma del tronco erano uguali. Provai a romperne un pezzo: il legno che stava all'interno era un po' più scuro e mi piaceva di meno. Decisi qui di di tornare nella foresta, che in fondo era vicina, e di fare una scorta di legna, in modo da potermi costruire una bella capanna in riva al lago. Distrussi un albero formato da cinque pezzi e uno, davvero grande, con un tronco alto sette pezzi! In tutto ricavai 48 pezzi di legno lavorato. Mi sembravano un a buona base per cominciare a costruire, soprattutto perché con quelli che avevo già ottenuto, avevo ora 64 pezzi di legno di betulla. Mi sembrava incredibile che tutta quella legna riuscisse a starmi in tasca! Ad ogni modo ero ben contento di questa capacità e con la mente libera dalla paura della notte, tornai al lago. Questo aveva una forma semicircolare, era difatti leggermente allungato sul lato dal quale gli arrivava l'acqua della cascata e all'incirca al centro, sorgeva una piccola isola, con appena qualche albero e un po' di terra e pietra. Decisi che la capanna l'avrei costruita sull'isola, cosí mi tuffai in acqua. Nuotare, come scoprii, non era difficile, era come saltare, era solo faticoso. Tutto in quel mondo sembrava essere estremamente faticoso...
Arrivato, dopo parecchio tempo, sull'isoletta, cominciai preparare il terreno. Tolsi le erbacce e tolsi uno degli alberi, che era proprio in mezzo a dove avrei dovuto fare la capanna, poi cominciai a costruire. Feci una fila di assi di betulla lunga 8 cubi. Dalle due estremità partivano file di assi lunghe 7 assi. Chiusi poi il rettangolo sul lato frontale, lasciando uno spazio per il passaggio. Era già arrivato il mezzogiorno, quando finii la legna. Avevo costruito dei muri alti tre cubi, ma da un certo punto in poi, per mancanza di legna, il muro era rimasto alto due cubi. Tornai nella foresta di betulla e feci uno strano incontro. Di fronte a me c'era un curioso animale, completamente rosa, che andava in giro facendo uno strano verso con il suo piccolo naso schiacciato. Era il primo animale che vedevo da quando la mia vita era cominciata in questo mondi a cubetti. Ora, vorrei che non mi criticate per quanto feci, ma, preso da un attacco della stessa fame che avevo provato già la sera prima e che non avevo ancora avuto modo di farmi passare, mi avventai su di esso. Lo colpii più e più volte, finché non cadde riverso su un fianco, per poi svanire e lasciare, al suo posto due piccole bistecche fluttuanti. Mi avvicinati subito per prenderle e loro, perfettamente ubbidienti alle regole di questo strano mondo, mi volarono in tasca. Io però le volevo mangiare subito, così le tirai fuori entrambe e, da piccole che erano, le feci tornare a dimensione normale stringendole dentro al mio pugno, come avevo imparato a fare con i cubi di legno. Le mangiai entrambe, con una voracità impressionante, come mai mi sarebbe in seguito capitato. Mi sentii immediatamente meglio e, per quanto mi dispiacesse per quel povero maiale, non mi pentivo delle mie azioni, perchè l'avevo fatto non per divertimento ma per necessità!Presi la legna di alcuni alberi, sempre betulle, e poi decisi di tornare. Il sole aveva superato ormai da un pezzo il mezzogiorno e non volevo assolutamente ridurmi nelle condizioni del giorno precedente. Così, mentre la giornata era ancora lontana dal suo termine, mi incamminai verso l'isoletta. Non incontrai altri animali per la strada, ma per il momento ero a posto così. Uscito dal bosco attraversai la piccola pianura fiorita e arrivai al lago. Siccome non avevo ancora costruito un ponte, dovetti di nuovo attraversarlo a nuoto, bagnandomi completamente. Quando fui sull'isola, trasformai la legna in legna lavorata, terminai la costruzione delle pareti, che ora erano uniformi e, a mio parere, molto belle, e mi misi a costruire il soffitto. Quando ebbi finito anche quest'ultima cosa, fuori il sole stava tramontando. Decisi di uscire un momento per ammirarne il riflesso sul lago e rimasi li fino a quando non sparì oltre la sommità dei monti.
Rientrai in casa con alcuni pezzi di legno che mi restavano, chiusi l'apertura che avevo lasciato nella parete. Subito, dall'esterno tutti i rumori giunsero ovattati. Mi aspettavo che di li a poco avrei cominciato a sentire il rumore delle terribili creature della notte, ma, contro ogni mia aspettativa, non ne sentii quasi, in parte per merito del fragore della cascata, in parte per merito di qualche altro motivo. Fatto sta che, alla fine, mi appisolai appogiato con la schiena contro un angolo della mia nuova capanna.
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Minecraft: Cronache del Regno di Ohari
FanfictionLa storia narra le vicende di un ragazzo qualsiasi che, ritrovatosi in un incredibile mondo a cubetti, comincia a creare le fondamenta, di quello che sarà il meraviglioso e incredibile, regno di Ohari.