Giorno 11: L'apprendista

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La mattina dopo mi svegliai in un posto in cui non riuscivo a ricordare di essere arrivato. Negli occhi mi entrava una grande quantità di luce, direttamente dalla gigantesca finestra che stava alla sinistra del mio letto. Mi alzai lentamente. Leisjien dormiva in un letto di fianco al mio. Fuori dalla finestra, una pianura verdastra sembrava estendersi sconfinata la fuori. Rimasi qualche istante immobile a guardare. I villici si muovevano frenetici la fuori, svolgendo le loro azioni quotidiane. Una pecora si muoveva lenta, in lontananza, sola. Mi alzai dal letto e per la prima volta provai freddo. Stupito, ignorai la cosa e mi infilai gli stivali. Lasciai che Leisjien continuasse a dormire e uscii dalla casa di Hoë. Mi imcamminai per le strade del villaggio, di cui ancora non sapevo il nome e osservati l'andirivieni delle persone che lo popolavano. C'erano persone vestite di bianco, altre di marrone (la maggior parte per la verità era vestita di marrone), altre di verde, ma non vidi altre persone vestire lo stesso colore di Josmy. Camminai per un po' e vidi persone che facevano ogni tipo di lavoro: coltivavano grandi distese di patate, carote e grano, allevavano degli animali in piccoli recinti di legno, (animali che probabilmente erano destinati a fare la stessa fine di quelli che avevamo mangiato ieri) e andavano e venivano dalle miniere vicine.
Dopo che ebbi camminato per un po' tornai nella casa di Josmy, dove trovai Leisjien seduta al tavolo dove avevamo mangiato il giorno prima, intenta a divorare famelica la colazione che le era stata posta davanti.
- Siediti! - mi ordinò Josmy comparendo da una stanza laterale. Io guardai Leisjien e poi obbedii. Il prete si sedette a capotavola, di fronte a noi. Con un gesto delle mani, ordinò a Hoë di entrare. Leisjien ed io ci guardammo preoccupati. Cosa volevano da noi? Anche Hoë si sedette a capotavola, vicino a Josmy.
- C'è una cosa di cui vorremmo parlarvi... - disse quest'ultimo.
Io e Leisjien eravamo sempre più preoccupati. Lei posò il cibo che aveva in mano e si mise a guardare con ancora maggiore attenzione i due uomini. Hoë, lo notavano solo ora, era vestito di bianco.
Parlò lui:
- Sapete che io sono il bibliotecario del paese. E immagino che Josmy vi abbia anche fatto presente che sono io a dare una conoscenza di base ai nostri ragazzi... -
Io non riuscivo a cogliere il punto di tutto quel discorso e a vedere la sua faccia turbata, avrei detto che Leisjien non fosse messa meglio.
- Non abbiamo potuto fare a meno di notare l'uso da parte vostra di strumenti per la cui costruzione é necessario il controllo di una grande Conoscenza. Senza dubbio quindi, voi siete persone molto più istruite di quanto non sia un povero bibliotecario di un villaggio. Quello che vorremmo chiedervi, é di prendere Kleiy come vostro allievo. Lui sapete... É senza dubbio il ragazzo più brillante che io abbia mai incontrato e saremmo veramente orgogliosi se... Poteste prenderlo come apprendista ed insegnargli la Conoscenza... -
Io e Leisjien eravamo esterrefatti. Tutto ci saremmo potuti aspettare, meno che quello. Mi venne da ridere e non mi trattenni, liberando così l'ansia che mi si era accumulata dentro. Presto anche Leisjien scoppiò in una sonora risata. I due uomini ci guardavano, seriamente preoccupati.
- La prego di scusarmi per la mia risata inopportuna Josmy, ma il punto é che io e il mio compagno credevamo che lei ci volesse in qualche modo minacciare! -
Mi guardò un attimo e io le feci un cenno con la testa, così aggiunse - E saremmo ben lieti di prendere il ragazzo con noi! -
Il viso dei due uomini si distese per la felicità.
- Presto Hoë, va a chiamare Kleiy, dobbiamo assolutamente fargli sapere la buona notizia! Anzi chiama tutta la sua famiglia, faremo un banchetto! Non ho intenzione di badare a spese! - disse Josmy. Io e Leisjien, per l'ennesima volta, ci guardammo e ci chiedemmo se quella non era una reazione un po' esagerata. In fondo non eravamo nemmeno Bushin...
Fu questione di pochi minuti prima che tutta la famiglia di Kleiy accorresse. In quei pochi minuti però, i fedeli servitori di Josmy avevano già imbandito la tavola con tutti i cibi di ieri e anche qualcuno in più. La tavola era piena di secchi di acqua limpida e fresca. Davanti ad ogni posto era stata messa, dentro ad una rustica scodella in legno, un'abbondante quantità di zuppa di funghi. E poi, come il giorno prima, al centro si sprecavano immense quantità di pane, secchi di latte, vassoi di patate e carote, persino delle rape. E poi c'erano i vassoi di carne, con ogni prelibatezza (tra cui l'esotica carne di coniglio, che ne io ne Leisjien avevamo mai assaggiato) e altrettanti vassoi di pesci, che io guardavo con l'acquolina in bocca. Leisjien si era già completamente dimenticata della colazione che stava facendo poco prima, di cui per altro non restava niente, e guardava famelica il tavolo imbandito.
Appena arrivata la famiglia di Kleiy, ogni membro ci venne presentato, erano davvero troppi! Kleiy aveva una quindicina di fratelli e sorelle, così tutto quello che sentimmo quando ci vennero presentati, era una lunga sfilza di nomi, di cui poco dopo avevamo già dimenticato la faccia a cui appartenevano.
Il chiasso, all'interno della sala da pranzo, era quasi assordante, ma non era un chiasso negativo bensí trasmetteva felicità, perché il vociare allegro della famiglia dava un senso di vitalità alla stanza.
Quando iniziammo a mangiare era ormai mezzogiorno passato. Josmy fece un piccolo discorso, venendo aiutato da Hoë quando si faceva prendere un po' troppo dall'entusiasmo (la qual cosa accadde diverse volte), e poi ci fiondammo sul cibo. Ogni cosa era, se possibile, ancora più buona di quanto non ci ricordassimo. Il pranzo durò diverse ore. Ogniqualvolta un vassoio veniva svuotato, subito entrava un uomo con un nuovo vassoio, anch'esso carico di leccornie come lo era stato quello precedente. Quando finimmo di pranzare era ormai, di nuovo, pomeriggio inoltrato. Tutti quanti avevano suo viso un'espressione soddisfatta. A quel punto, io e Leisjien decidemmo che ormai era ora di rientrare. L'addio di Kleiy fu molto triste, ma dicemmo che avrebbe avuto il permesso di tornare a trovare la sua famiglia tutte le volte che avesse voluto e questo parve in patte rincuorare la madre, che aveva il ciao rigato dalle lacrime. Dunque era finalmente ora di partire. Era pomeriggio, in cielo non c'era una nuvola. Il sole era ancora alto nel cielo, ma cominciava già a colorare l'aria di arancio. Uscimmo dal paese tramite una delle sue caratteristiche stradine, promettendo che ci saremmo fatti vivi prima possibile, in modo da fargli avere notizie dei progressi di Kleiy. Finalmente, dopo quella mattinata estenuante, ebbimo modo di parlare con un po' di tranquillità al ragazzo.
- Quindi sei interessato alla Conoscenza... - dissi per rompere il ghiaccio. Lui, sicuro di se, rispose:
- Si, ma purtroppo quella che il vecchio Hoë riusciva a controllare era veramente di infimo livello. Sia chiaro, sono ben contento di essere stato suo allievo, ma non sarei potuto restare li ancora a lungo. -
- Come mai? - chiese Leisjien.
- Beh, Hoë ci ha raccontato molte storie di terre lontane, misteri irrisolti e poteri antichi e perduti. Io, che modestamente ho una certa predisposizione all'apprendimento della Conoscenza, pensavo che forse avrei potuto imparare quel sapere perduto e vivere delle avventure. Poi per fortuna siete arrivato voi, la mia più grande occasione! - concluse con un enorme sorriso.
- Bene quindi... Fin dove arriva la tua Conoscenza? - chiesi.
- Beh... So lavorare il legno, costruire dei banchi da lavoro e degli strumenti per l'agricoltura... - e ammesso le proprie scarse conoscenze arrossí un poco. Io non potei fare a meno di sorridere di fronte al suo modo di fare.
- Bene, allora cominceremo il tuo addestramento già da domani! Sei d'accordo? - gli chiesi. Per tutta risposta lui emise una specie di urlo di felicità.
Arrivammo nella valle che era già quasi buio, con il sole che cominciava a tramontare oltre le montagne. Il ragazzo, durante tutta la strada, ci aveva raccontato la sua vita al villaggio. Entrati in casa, per prima cosa gli facemmo vedere le stanze, poi andammo a dormire. Il problema sorse perché c'erano due letti soltanto, così lasciai il mio a Kleiy e Leisjien dormiva nel suo. Io, per la prima volta, rimasi sveglio ad osservare, al sicuro dietro gli spessi vetri della casa, le terribili bestie dell'oscurità che la notte si portava appresso.

Minecraft: Cronache del Regno di OhariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora