Giorno 3: Nelle terre dell'Ovest

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Quando mi svegliai la mattina dopo, mi sentivo incredibilmente riposato. Dall'esterno sentivo, lieve, il rumoreggiare della cascata. Aprii timoroso un foro nella parete di fronte a me e, felice, notai che era diventato giorno. Dal foro controllai bene che in giro non vi fossero mostri, poi lo allargai e riaprii il passaggio. Mi guardai intorno. Forse sulla mia isola non avevo sentito i mostri perchè non sapevano nuotare? Non lo sapevo, ma cominciavo a convincermi che sistemarmi li fosse stata davvero una buona idea. Controllai nelle tasche e vidi che mi restava ancora un po' del legno che avevo preso per la costruzione della casa. Decisi quindi di fare un piccolo ponte in modo da non dovermi tuffare in acqua ogni volta che avessi avuto bisogno di andare fino a casa. Decisi anche che, per mantenere la pace sulla mia isoletta, alla sera mi sarei dovuto ricordare di togliere qualche asse alla base, cosicchè i mostri non potessero usare il ponte per venire ad infastidirmi. La legna finì quando ero circa a metà dell'opera, così dovetti, per l'ennesima volta in poco tempo, andare a raccoglierla. Proprio quando fui la mi resi conto per la prima volta, che se picchiavo contro le foglie, talvolta da esse spuntava una specie di pianticella in miniatura, piccola e fluttuante, una di quelle cose che mi entravano direttamente in tasca. Mi chiesi che cosa me ne potessi fare della miniatura di una pianta, ma comunque la tenni con me. Tornato al ponte, mi tuffai in acqua per arrivare nuovamente al punto in cui avevo interrotto la costruzione e rincominciai. Alla fine, avevo fatto un piccolo e brutto ponte, costituito da una sola fila di blocchi, tutti incolonnati. Pensai però che era si brutto, ma sarebbe stato più facile e veloce da mettere in sicurezza la sera per prevenire l'attacco dei mostri. Una volta che ebbi terminato quel lavoro, mi guardai intorno soddisfatto. Avevo tutto ciò di cui avessi bisogno al momento. Ero veramente rilassato. Per un po' stetti ancora a guardare lo scroscio d'acqua della cascata, poi, come un fulmine a ciel sereno, mi venne un'irrefrenabile voglia di avventura. Volevo esplorare! Per quanto l'idea mi sembrasse, a livello logico, assurda, dal momento che mi ero appena sistemato, d'altro canto mi sentivo sempre più oppresso dalla valle e dal lago. Volevo vedere qualcosa di nuovo!

Mi incamminai a passo deciso verso la montagna che si trovava alla mia sinistra. In casa non avevo nulla, così l'avevo sigillata con due blocchi di legno lavorato ed ero partito. Mi sentivo libero! Presi una lunga boccata d'aria. Pensai che non mi ero mai sentito così bene e a questo punto mi chiesi ancora come facessi a confrontarlo con delle emozioni del passato che non ricordavo. Il paradosso passò presto in secondo piano di fronte alle meraviglie che mi si stagliarono di fronte. La montagna, oltre la sua sommità cedeva gradatamente il posto ad una lunga serie di colline. Le attraversai, lentamente, notando il lento mutamento dei colori, attorno a me. Il verde acceso dell'erba scomparve e venne seguito da un verde con una punta giallastra. Gli alberi che fino ad allora mi avevano circondato, erano spariti. Intorno a me, c'era solo un'enorme distesa di prati. La luce del sole era abbagliante, quasi al mezzogiorno, e le colline piegavano ora in una dolce pianura. Dietro di me, potevo ancora scorgere, in lontananza, la cima dei monti dai queli ero uscito. Per accertarmi di non rischiare di perdere la strada, cercavo di percorrere un tracciato perfettamente dritto, ma per sicurezza piazzavo, di tanto in tanto, un cubetto di legno lavorato. Erano posti ad una distanza tale che era possibile scorgerli da uno a quello successivo o precedente, dunque era quasi impossibile perdersi. Il problema arrivò quando ebbi finito la legna. Decisi che in fondo non era un grosso problema, dovevo solamente andare dritto per la mia strada. Lungo il cammino, avevo già trovato parecchie cose curiose. Innanzitutto un grosso crepaccio, una gigantesca voragine nel terreno, che pareva volermi inghiottire. Cercando di fare la massima attenzione, mi allontanai dal bordo e deviai leggermente la mia strada per evitarlo. Vidi poi molti animali. Alcuni erano maiali, come quelli che avevo visto il giorno prima; altri erano polli, che andavano di qua e di la starnazzando e, di tanto in tanto, beccando qualche seme dal terreno. Vidi delle pecore, ricoperte di morbida lana bianca e delle grosse mandrie di mucche, zone nelle quali, tra l'altro, si provava un senso di terribile soffocamento, causato dallo scarso passaggio d'aria tra un animale e l'altro. Ma la cosa più curiosa di tutte era, sicuramente, una gigantesca pozza di lava incandescente, che stava li a ribollire, proprio nel mezzo della pianura. La scoperta mi affascinò a tal punto, che decisi di rischiare e avvicinarmi. Il calore era terribile, e c'era un odore molto pungente. La pozza era larga circa quindici cubi e lunga una ventina. Provai a lanciare all'interno un cubo, che bruciò. Divertito e allo stesso tempo allarmato dalla scoperta, mi tirai indietro e decisi di riprendere il cammino. La vista di tutte queste cose aveva, in parte, spento la mia sete di esplorazione, ma non ero ancora pronto a tornare indietro. Avevo ucciso un paio di maiali quando li avevo incontrati prima, così, camminando, quando mi venne fame mangiai una bistecca. Mentre camminavo, cominciai a pensare:

"Chi sono io? Possibile che non ricordi nulla prima del mio risveglio su quella spiaggia? Perchè tutto mi sembra così strano? Non ero in questo posto prima? E se non ero qui dove ero? Cosa troverò oltre questa pianura? C'é qualcuno oltre a me?" ma a tutte queste domande, per il momento, non potevo assolutamente fornire una risposta. Mentre mi arrovellavo sulle questioni riguardanti la mia esistenza, cominciai ad intravedere, davanti a me, il profilo scuro di una colossale costruzione. Mi ero allontanato moltissimo dalle montagne, che riuscivo a vedere solo più poco, in fondo alla pianura...

Con molta curiosità accelerai il passo. Che cosa poteva essere quella costruzione? Man mano che mi avvicinavo riuscivo a scorgere con sempre maggiore precisione, la struttura che mi si parava di fronte. Era un edificio altissimo, imponente, fatto di due materiali che riconobbi essere arenaria e granito. L'ingresso era costituito da una mastodontica apertura nella parete, privo di porte o battenti. Con grande curiosità continuai ad avvicinarmi. Man mano che mi avvicinavo, mi rendevo sempre più conto dell'immensità di quell'edificio. Chi poteva averlo costruito? Quanto tempo gli ci era voluto? Doveveano essere state tante persone, perchè nessuno sarebbe mai riuscito a fare niente del genere da solo. Quando giunsi alla base della costruzione, alzai lo sguardo verso il cielo e rimasi sconvolto dall'osservare quanto si trovasse in alto il tetto. Come aveva fatto un edificio così grande a mostrarmisi solamente quando ormai gli ero così vicino? 

Il sole cominciava di nuovo a tramontare. La pianura si tinse di arancione e un alito di vento soffiò sopra l'erba, che muovendosi provocò un leggero fruscio. Sentii in lontananza il belato di una pecora. Mi gustai, ancora per un attimo, gli ultimi raggi solari, poco prima che quello sfavillante disco d'oro svanisse oltre la linea dell'orizzonte. Infine presi coraggio ed entrai: quel posto non poteva essere tanto peggio che l'esterno di notte!

Minecraft: Cronache del Regno di OhariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora