8. non pensarci

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Federico Chiesa's pov.

Una volta entrati nell'ufficio del Mister Mancini, la afferrai dai fianchi e la spinsi contro la parete.

"Fede...?" mi chiese borbottando.

"Si?"

"Sei ubriaco?"

"No ahahah" risi alla domanda un po' goffa.

Penso che stesse riflettendo per pormi un'altra domanda ma prima che ciò accadesse, avvicinai le mie labbra alle sue e ci unimmo in un bacio.

Lei mi teneva dal viso, io le stringevo i fianchi.

Suppongo che lei era d'accordo a quel bacio sennò si sarebbe staccata, giusto?

Dopo un po' si staccò da me, era tutta rossa in viso e parecchio imbarazzata.

"T/n..."

Il mio cuore era a mille, respiravo veloce come se stessi avendo un attacco di panico.

"Dimmi" mi rispose guardandomi.

"Io...Io..." balbettai.

"Tu?"

"Io...Io ti amo T/n" presi e coraggio e mi dichiarai.

Erano mesi che dovevo dirglielo ma purtroppo ho sempre rimandato e rimandato finché non mi ero reso conto che rischiavo di perderla.

Un fischio di un fischietto proveniente dal campo catturò la mia attenzione, probabilmente l'allenamento stava iniziando e mi stavano aspettando per iniziare.

"Io...vado, a dopo" Mi avvicinai a lei dandole un bacio sulla testa e corsi dai miei compagni.

T/n's pov.

Mi aveva appena detto che mi ama.
E io non sono riuscita a dire nulla, certo che potevo dirgli che ricambio...

Forse è meglio non pensarci, aspetterò la fine degli allenamenti e glielo dirò sperando che non ci sia mio padre.

Mi accomodai sugli spalti accanto a mio fratello e guardavo solo lui, il mio amato e adorato Chiesa.

"Che facevate?" mi chiese mio fratello con un sorriso più che malizioso.

"Parlavamo" risposi acida.

"Siete fidanzati non è vero?" disse guardandomi.

"No Ale, no"

Alessio sembrava non credermi, infatti fu così.

"Se vuoi lo dico a papà e ti facilito il lavoro"

Gli pizzicai il braccio lasciandogli un lieve rossore.

Fede mi sorrise dal campo, cosa che ricambiai.

Sentivo il cuore battere a mille, il mio respiro aumentava e cominciavo a vedere offuscato, mi sentivo svenire, penso di avere un attacco di panico.

Presa dall'agitazione di quel momento, afferrai le mie cose e me ne andai dallo stadio, sentivo gli occhi di tutti i presenti bruciare su di me, ero in ansia, mi sentivo poco bene e non riuscivo a capire perché.

Indossai la mascherina e telefonai a un taxi per portarmi a casa.

È stata una giornata abbastanza complicata oggi, sono stanca e non vedo l'ora di rilassarmi a casa.

Dopo un bel po' arrivò il mio aspettato taxi, come autista c'era un signore di circa trent'anni, con la barba  e degli occhiali neri oscurati.
Gli dissi l'indirizzo e chiesi il prezzo della corsa.

Lo sai che ti amo!  [Fede ChiesaxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora