Mi svegliai madido di sudore in un cerchio di salvia e alloro. Mi alzai con un balzo e con un calcio distrussi il cerchio,residuo del mio incantesimo. Era tanto tempo che non mi riusciva alcun incantesimo, troppo, per un periodo avevo anche smesso di provare a farne uno. Ma quando, bazzicando in una bibblioteca segreta del tempio, trovai un incantesimo di "memoria vivida" non potei far altro che tentare per un'ultima volta. A quanto pareva il mio ultimo tentativo era stato anche l'unico non fallimentare. Mi recai al centro della stanza principale del tempio in cui era stata collocata una statua alta tre metri della mia "adorata mammina":Ecate, la triplice dea o meglio le triplici dée, dato che la statua in marmo la raffigura frazionata in tre con due torce nelle mani delle statue laterali ed un grande piatto nelle mani della dea "frontale". In quello stesso piatto ciclicamente, di giorno in giorno, apparivano ogni tipo di frutta, verdura, acqua e vino di cui io ovviamente usifruivo. Spostai la "razione giornaliera" e vidi il mio viso riflesso nel piatto di marmo: le occhiaie scure e gli occhiali tartarugati dalle lenti graffiate.
Mi voltai gettando uno sguardo al di fuori della porta di legno decorato che divideva l'interno del tempio dal suo cortile. Oltre il prato del cortile, si estendeva una colonna di acqua salata. Il tempio era situato in un cubo di aria in mezzo al pacifico, credo. Già.
Rigirandomi verso la statua della cara mammina, colsi una mela dal piatto addentandola. D'un tratto nel tempio si spanse il secco odore di una stecca di incenso appena accesa ed una voce austera parlò decisa: "Salve, figlio adorato." Non mi voltai. "Buongiorno cara madre, qual buon vento la porta beh..." dissi voltandomi,mi guardai intorno "in questo tempio subacqueo dimenticato dagli dei?Oh che sgarbato, non ti ho fatto visitare la mia umile dimora. Allora lì c'è un tavolino ed uno sgabbello, lì c'è il piatto da cui mi sfamo, ah, approposito grazie mille per le risorse primarie che non mi hai dato. Oh ed in quell'angolino, proprio in quell'angolino, ci ho sputato."
La dea della stregoneria parve non notare il mio comportamento o meglio, finse di non notarlo. "Sono venuta qui, per convocarti sul Monte Olimpo per un'urgente questione. La tua presenza è richiesta dallo stesso Zeus in persona." scesi i tre gradini che portavano al cortile e la vidi: era altra, più di me, aveva un lungo vestito greco di color blu scuro con dei piccoli bagliori che di tanto in tanto affioravano tra le pieghe della veste, come un cielo stellato, come il ciondolo di sandstone che portavo al collo. Un suo regalo. Aveva i capelli d'inchiostro sciolti sulle spalle. La pelle candida faceva pendant con i suoi occhi completamente bianchi come la luna. Ai piedi portava dei sandali di cuoio. Emanava una specie di aura dal color violaceo, che però era più spenta rispetto ai nostri precedenti incontri.
"Mmm. Zeus mi vuole sull'Olimpo e perché dovrei venire? Oh giusto perché lui è un dio. Già no facciamo un'altra volta." "Non puoi sottrarti a questo compito." "Oh, capisco, siete di nuovo nei guai e avete bisogno di me per aiutarvi. La risposta la sai già." "Ci saranno anche loro." Stavo per andarmene, mi ero già voltato. "Ci sarò" dissi infine. "Verrò a prenderti tra tre giorni alle 10 di mattina." disse la dea. " Ti..."Cercai di dire qualcosa. Mi girai ma era già scomparsa.
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War and Blood
FantasyAlexei, Lissandra e Amelia sono tre bambini felici e spensierati. Crescendo i tre amici si scopriranno essere semidei dagli incredibili poteri che all'età di 13 vengono separati e rinchiusi in tre templi agli estremi del mondo. Improvvisamente i tre...