AMELIA

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Se Amelia avesse dovuto scegliere un momento della giornata che preferiva sarebbe stato sicuramente la notte. Non di certo perché poteva ammirare la luna o il cielo pieno di stelle, erano passati anni da quando aveva potuto ammirarli. Il motivo era perché Amelia era stata confinata in quel tempio sottoterra e da allora non aveva mai più rivisto il cielo. A volte si sentiva invadere dal panico quando ci pensava, non poter più sentire il sole che le bruciava sulla pelle, la pioggia che la rinfrescava e i tuoni che le rimbombavano nelle orecchie, non era certo facile per una figlia di Zeus. Il cielo era il suo posto e suo padre glielo aveva tolto.
No, direi che questo non era di certo il motivo per cui Amelia preferiva la notte.
I sogni, ecco la vera ragione. Nei sogni poteva fingere che nessuno l'avesse esiliata dal mondo, che nessuno l'avesse separata dai suoi amici. A volte li sognava, era bello poter rivivere quei momenti ancora una volta.
Fu il rumore della lampadina nella sua stanza che si stava fulminando a svegliarla. Si sistemò un po' i capelli, che le si erano arruffati tutti mentre dormiva, e andò a mangiare qualcosa.
Purtroppo non aveva molta scelta su come poter passare il tempo, perciò decise di esercitarsi con il pugnale improvvisato forgiato da lei stessa. Combattere la faceva sfogare e la liberava della rabbia che portava come un peso sulle sue spalle. Ritornò nella sua camera a prendere il pugnale. Quando dormiva lo metteva sempre sotto il cuscino, invece durante il giorno lo teneva sempre con sé. Non che ci fosse un vero pericolo in realtà, in quel tempio nascosto nelle profondità della terra, ma dopo aver passato anni imparando a sue spese che è sempre meglio avere un'arma dietro ormai era un istinto. Lo prese da sotto il cuscino e stava per voltarsi quando sentì una presenza dietro di lei. Non le serviva voltarsi per sapere chi fosse. Poteva riconoscere l'odore di ozono e la profonda rabbia che le provocava non appena le si avvicinava. Ma anche se Amelia ne aveva abbastanza di litigare con lui, alla fine finiva sempre alla stessa maniera.
Si voltò e fisso i suoi occhi azzurri come il cielo in quelli del padre, uguali ai suoi.
"Mi sorprende che tu ti ricordi di avere una figlia visto che non mi vieni mai a trovare, Era non sarà di certo contenta di saperti qui."
"Anche se fosse non devo dar conto a lei di ciò che faccio e non è certo questo il modo in cui dovresti parlarmi. Ricordati che sono pur sempre tuo padre e il re degli dei." Le rispose con voce rabbiosa.
Amelia non ci poteva credere. Era lui quello arrabbiato? E per cosa poi, perché sua figlia - che lui aveva abbandonato senza alcun rimorso - giustamente non si rivolgeva a lui con rispetto?
"Beh allora sarai una persona parecchio impegnata e io non voglio rubarti del tempo prezioso. Dimmi il motivo per cui sei venuto e finiamo questa discussione il più in fretta possibile."
Vide che suo padre stava combattendo con la voglia improvvisa di fulminarla per essersi rivolta a lui in quel modo, ma stranamente non lo fece e si limitò a dire : "Sta succedendo qualcosa, qualcosa di grosso, e ho indetto un consiglio per discuterne. Sono venuto qui per avvisarti che dovrai partecipare a questo consiglio, verrò io a prenderti e a portati sull'Olimpo quando sarà il momento." mi disse e mentre mi guardava giurerei di aver visto un lampo nei suoi occhi di terrore. Probabilmente qualunque cosa stesse succedendo aveva paura per il suo trono e si aspettava che sua figlia gli salvasse il culo, a lui e agli altri dei. Improvvisamente le venne in mente che se ci fosse stata una guerra avrebbero sicuramente voluto i migliori semidei per combatterla. Una era lei, ma gli altri…
"Ci saranno anche loro due, vero?"
"Sì, ci saranno viste le circostanze." le rispose il dio con un tono scocciato. Amelia si trattenne dal fare un sorrisetto, il padre aveva usato quel tono perché aveva paura.
"Due minacce in un colpo solo eh? La prima è chiunque sia il motivo di questa misteriosa guerra e la seconda siamo noi tre. Devo dire che non hai molta fortuna, anche la divina Tyche ha capito che non ne valeva la pena di…"
"Basta così!" La rimproverò lui. L'aveva fatto parecchio arrabbiare, al diavolo la buona volontà di porre fine all'ostilità tra loro due, si meritava di essere deriso dopo tutto quello che aveva fatto a me e ai miei amici.
"Verrò a prenderti tra qualche giorno e spero che fino a quel momento avrai messo a posto il tuo brutto carattere." e detto questo scomparve così com'era arrivato. Prima che se ne andasse distolse lo sguardo, se lo avesse visto nella sua forma divina sarebbe morta.
Amelia voleva rispondergli che il brutto carattere l'aveva preso da lui, ma non ne ebbe il tempo e forse era stato meglio così. Si mise a sedere sul letto e iniziò a metabolizzare il tutto, sarebbe uscita da quel posto finalmente e avrebbe rivisto i suoi due amici. Chissà se loro pensavano ancora a lei, si chiese. Probabilmente la odiavano per via di suo padre e di ciò che li aveva fatto, o forse no. In ogni caso avrebbe dovuto aspettare di rivederli per poterlo sapere. Sicuramente erano cresciuti, com'era cresciuta lei, ed erano maturati.
Poteva solo fantasticare su queste cose, ma di una cosa era certa : avrebbero sempre odiato gli dei. Non importavano le loro azioni o le loro parole gentili rivolte ai figli al fine di adularli per ottenere il loro aiuto. Avevano paura della guerra? Beh, non avevano ancora visto quanto odio potesse nascere nel cuore di tre mezzosangue che vengono esiliati e umiliati dagli dei.
Era di quello che avrebbero dovuto avere più paura.

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