IV

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Contro le mie aspettative il mio corpo e il mio cervello si sono arresi, permettendomi di dormire almeno un paio d'ore prima che suonasse la sveglia. Mi preparo e mi dirigo a scuola. Vado a parlare con Scott, che mi dice di aver visto Stiles a biologia e mi prometto di dirgliene di tutti i colori per avermi fatto preoccupare, appeno lo vedrò. Il che succede prima di quanto mi aspettassi, dato che pochi secondi dopo lo vedo venirci in contro e senza neanche salutarci o darmi il tempo di arrabbiarmi con lui ci trascina verso l'aula di chimica mentre racconta a Scott la nostra conversazione di ieri. "Così lei - riferendosi a me - inizia a parlare di fosforo, e della mia chiave che ne è macchiata." gli spiega mentre varchiamo la soglia. Rivolgendosi ora a entrambi, continua: "E ho pensato ai prodotti nell'aula di chimica, e che qualcuno ci ha fatto entrare Barrow e..." si blocca fissando la lavagna, vuota. "È sparita." dice senza staccare gli occhi dalla lavagna. Nè io né Scott diciamo una parola, non capendo dove volesse arrivare e preoccupati per lui. Avevamo deciso di non dirgli niente riguardo ciò che aveva scritto sulla mia schiena ieri sera. "D'accordo, bene." sospira "Non importa. Ho la chiave dello sgabuzzino." ci comunica, dirigendosi a passo veloce e nervoso verso la porta dello stanzino. Prende il mazzo di chiavi dalla tasca e si avvicina alla maniglia, scorrendo tra le varie chiavi per trovare quella giusta, senza riuscirci. I suoi movimenti sono veloci, improvvisi e ansiosi, frenetici. "Ma che cavolo?"dice continuando convulsivamente a cercare tra le sue poche chiavi quella per aprire il ripostiglio, ma dubito che comparirà magicamente. "Ce l'avevo. Ce l'avevo. L'avevo qui questa mattina. Giuro che ce l'avevo qui, questa mattina." dice convinto e confuso allo stesso tempo. "Scott, te l'ho fatta vedere, vero? Te l'ho fatta vedere?" chiede al suo migliore amico, impaziente di ricevere una risposta. "No, me ne hai solo parlato. Non l'ho mai vista." risponde lui. Con un movimento veloce Stiles si volta verso di me, guardandomi come se fossi la sua ultima speranza, come se fossi l'unica cosa che gli impedisce di impazzire completamente. "Y/N! Y/n, tu l'hai vista. Ti ho mostrato la chiave. La chiave che apre questa porta."  "Non lo so, Stiles, io ho visto una chiave. Una chiave qualsiasi. Potrebbe benissimo essere stata una di quelle." dichiaro con sguardo dispiaciuto, indicando il mazzo che ha tra le mani, guardando il ragazzo che amo sgretolarsi alle mie parole. Guarda il vuoto, assumendo un'espressione sconfitta, sconvolta, come se gli fosse appena stato rivelato un grande e brutto segreto, come se il mondo gli fosse crollato addosso. I suoi respiri aumentano e il suo petto si muove sempre più velocemente, sempre più bruscamente, tanto che penso che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Torna a grandi falcate verso il grande rettangolo verde appeso dietro la cattedra. "Sono stato qui due ore fa." afferma facendo sospiri sempre più pesanti, quasi come se stesse per avere un attacco di panico. "E il messaggio lasciato per Barrow con il nome di Kira era sulla lavagna, la scrittura era la mia e avevo la chiave dello sgabuzzino." conclude. "Perciò tu hai aperto lo sgabuzzino perchè Barrow potesse nascondersi dalla polizia..."  "E poi gli hai scritto il messaggio per uccidere Kira?" ricapitoliamo io e Scott, con scetticismo. "Lo so, lo so. So come sembra, ma..." inizia, frugando nella tasca della sua felpa per poi tirare fuori un foglio accartocciato. "Guardate questo. Questo è l'articolo uscito quando hanno catturato Barrow. Parla della bomba shrapnel che ha usato. Vedete? Vedete che ha fatto?" domanda puntando all'immagine stampata. "Ha preso dadi, bulloni, chiodi. Poi ha nascosto bomba e detonatore in una scatola e l'ha incartata come un regalo." espone tutto d'un fiato. "A che vi fa pensare?" chiede in tono ovvio. "Al Coach." diciamo in coro Scott ed io. "Allo scherzo che avete fatto al coach." continuo. Stiles annuisce. "È stata una mia idea. Ricordi?" dice volgendo il suo sguardo a Scott. "È stata una mia idea. Non è una coincidenza, lo capisci?" Scott apre la bocca, per dire qualcosa ma la richiude subito. "Io, non voglio contraddirti." dico io, cercando di non ferirlo e di non fargli pensare che lo crediamo pazzo o qualcosa del genere. "Ma non penso proprio che tu voglia uccidere delle persone." concludo. Lui non risponde, si limita a guardarmi con gli occhi lucidi e il labbro tremante. Sembra impaurito, ciò che mi preoccupa è che sembra abbia paura di se stesso. Fissa la lavagna, e le sue mani tremanti accartocciano il foglio stampato in un pugno. "Era qui. Era tutto qui." continua a ripetere. "Ti senti bene? Sembri molto stanco." gli domanda Scott. "Si, sto bene." dice, calmando il respiro. "È solo che, non sto - un altro sospiro - non sto dormendo molto." ammette. "Perché non ti riposi?" suggerisce l'alfa. "Va a casa. Mettiti a letto." continuo io, accarezzandogli un braccio sperando di dargli conforto. Usciamo insieme dall'aula e mentre noi ci dirigiamo verso la prossima lezione, Stiles esce dall'istituto. Pochi minuti dopo, appena mi siedo al banco, il mio telefono suona indicando un messaggio da Stiles: 'Sono andato in ospedale a cercare Melissa. Sto bene, ma devo capire cos'ho che non va.' Ignoro la stretta al cuore che sento e scrivo una risposta: 'Ti raggiungo subito dopo scuola.' 

E così faccio, mentre Scott e gli altri si occupano di quei mostri che arrivano con le ombre, io mi precipito all'ospedale, raccomandandogli di tenermi aggiornata, e cerco Melissa. "Respira, y/n. Stiles sta riposando. Camera 315." mi comunica con un sorriso, la ringrazio velocemente prima di dirigermi verso la stanza. Quando apro la porta però, il letto è vuoto. "Stiles?" dico, nel caso fosse in bagno. Nessuna risposta. Il mio cuore batte all'impazzata mentre nella mia mente prendono vita gli scenari peggiori. Corro per tutto l'ospedale in cerca del mio ragazzo, e quando passo nel corridoio di un reparto quasi vuoto sento un rumore provenire da delle grandi porte in metallo rosse, così le apro. Una stanza quadrata, vuota, e Stiles al centro che mi da le spalle. "Stiles? Stai bene?" lui si gira, il suo viso più riposato del solito, ma comunque pallido. "Si, bene." risponde. "Che è successo?" domanda, prima di venire verso di me e prendermi tra le sue braccia calde e poi uscire dalla stanza. Lo riaccompagno nella sua stanza e mentre lui recupera le sue cose, io parlo con Melissa. "Sta bene?" le chiedo. "Ancora non lo so. Qualcosa non mi torna. Assicurati che domani torni per fare una risonanza."

𝕡𝕠𝕜𝕖𝕣 𝕗𝕒𝕔𝕖 || Stiles Stilinski, VoidStilesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora