XIV

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Stiamo piangendo entrambi, versiamo lacrime amare: tristi ma piene di rabbia e frustrazione.

"Ignorarmi non cancellerà quello che è successo! Cazzo y/n! Parlami!"
"Non riesco a parlarti! Non riesco nemmeno a guardarti in faccia, Stiles! Mi dispiace, ma è così!"

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Sono passati cinque giorni, cinque giorni in cui ho evitato qualunque contatto potessi avere con Stiles. Mi manca come l'aria e al contempo toglie tutta quella che c'è nella stanza, soffocandomi con la sua insistenza. Se stavo parlando con gli altri e lui si avvicinava, in fretta me ne andavo. Se stavo camminando per i corridoi e lo vedevo arrivare, cambiavo strada. Innumerevoli volte ha provato a parlarmi e contattarmi, l'ho sempre ignorato. Ma ora si è stancato.

Ho appena finito l'allenamento. Distrutta, entro gli spogliatoi, mi lavo la faccia, recupero il mio borsone e mi precipito fuori dalla palestra con ancora addosso i vestiti sportivi e i capelli legati in una coda disordinata, decidendo di lavarmi con più calma a casa. Fortunatamente abito a pochi minuti dalla palestra di Beacon Hills, cosa che nell'ultimo periodo mi ha aiutato molto per sbollire e sfogarmi. Sto camminando a passo veloce verso casa, impaziente di farmi una doccia, quando sento una macchina alle mie spalle rallentare fino a fermarsi e accostare al lato della strada. Sento una portiera aprire e chiudersi e qualcuno scendere dalla macchina, ma non mi volto. Al contrario, aumento il passo quando una certa voce chiama il mio nome, più e più volte. Inconsciamente, ancora prima che io possa accorgemene, le lacrime inondano i miei occhi e rigano le mie guance. Una parte di me vorrebbe girarsi e correre tra le sue braccia, consapevole che il ragazzo che ho davanti non ha alcuna colpa e non è il responsabile del mio dolore tanto quanto io invece lo sono del suo. Un'altra parte di me, invece, quella più debole ma allo stesso tempo più forte, ha paura, non sopporta la vista di quel viso e necessita più tempo per superare l'accaduto, se mai lo farà. C'è una terza parte però, la più piccola, oscura e nascosta, che continua a ripetermi le parole di Void. Questa parte di me sa che lui ha ragione e se ne vergogna, se ne vergogna come ci si dovrebbe vergognare dopo aver tradito il proprio partner, ed è questo che mi spinge ad evitare Stiles. Quando capisce che non mi sarei fermata, si spazientisce e lo sento sbattere la mano sul cofano della macchina, e con tono arrabbiato urla: "Y/N!". Lo spavento è abbastanza per farmi smettere di scappare. Per un secondo il mio cuore si ferma e io tremo come una foglia, terrorizzata dalla furia nella sua voce. Rimango immobile, girata di spalle. Poi i miei battiti aumentano e mi volto per guardarlo. Anche se è lontano posso vedere le lacrime salate e l'espressione sofferente che occupano il suo viso, in contrasto con il tono che ha usato. I suoi muscoli sono contratti, come se stesse incassando un pugno nello stomaco, come se facesse veramente male. E sono pronta a scommettere che se avessi la forza per avvicinarmi e toccarlo, le mie vene diventerebbero nere. Ma soprattutto sentirei il pungente odore della sua rabbia e della sua delusione.

"Perché ti comporti così? È una settimana che mi eviti! Non mi permetti neppure di darti spiegazioni. Io non capisco..." esclama, abbassando man mano il tono, sapendo che anche se sussurrasse io lo sentirei comunque. Stiamo piangendo entrambi, versiamo lacrime amare: tristi ma piene di rabbia e frustrazione. Non riceve risposta da me, mi limito a mostrare uno sguardo - mantenendo però gli occhi bassi - che mira a esprimere ciò che non riuscivo a dirgli: 'perchè mi urli contro? non vedi che sto male? non vedi che ho bisogno di tempo? perchè insisti?', prima di dargli di nuovo le spalle e ricominciare a camminare verso casa. Non faccio più di due passi, che lo sento seguirmi. "Ignorarmi non cancellerà quello che è successo! Cazzo y/n! Parlami!" Appena sento queste parole, qualcosa dentro di me scatta e di colpo torno sui miei passi, andando incontro a Stiles mentre, gesticolando, sbraito: "Non riesco a parlarti! Non riesco nemmeno a guardarti in faccia, Stiles!" Lui si ferma. "Mi dispiace, ma è così!". concludo abbassando il tono della voce, poi mi allontano una volta per tutte, correndo a casa. Accompagnata da singhiozzi sonori, mi fiondo sotto la doccia e lascio che l'acqua calda lavi via il sudore, pregando che porti con sé anche le mie paranoie e i miei problemi.

𝕡𝕠𝕜𝕖𝕣 𝕗𝕒𝕔𝕖 || Stiles Stilinski, VoidStilesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora