Draco quella mattina si era svegliato più presto del solito, per via di un fastidioso suono che proveniva dal giardino di casa sua.
Quando era uscito in vestaglia per controllare cosa stesse succedendo - e che cosa lo avesse svegliato - e aveva trovato un randagio intento a estirpare la metà delle piante che aveva tanto accuratamente coltivato in quell'anno, aveva subito capito che quella giornata non sarebbe stata delle migliori.
Alle sette e mezzo aveva già fatto colazione, passato quasi mezz'ora a cercare di scrivere qualcosa - cosa che non era riuscito a fare, naturalmente - e aveva già chiamato sua madre per darle il buongiorno a rassicurarla sul progresso del nuovo libro e sulla stabilità del suo lavoro.
Adesso, che non aveva più la minima idea di cosa fare nell'arco della giornata, il biondo era seduto davanti al camino acceso e stava cercando di concentrarsi solamente sullo scricchiolio della legna e del calore che essa emanava al suo corpo.
Il suo studio sembrava richiamarlo in modo insistentemente fastidioso verso di sé, con il solo scopo di fargli ricordare ancora una volta che non aveva concluso niente e che quella mattina - puntuale come un orologio - sarebbe arrivato l'ennesimo sollecito dalla sua casa editrice.
La posta sarebbe arrivata in meno di quindici minuti e Draco non si sentiva per niente pronto a dover leggere nuovamente i commenti duri e seccati dei suoi datori di lavoro.
L'ultimo avviso probabilmente sarebbe stato quello di oggi, e poi ci sarebbe stato direttamente il suo licenziamento e la rovina della sua carriera appena cominciata e che tutti credevano destinata al decollo.
Il biondo sospirò, e dopo qualche altro minuto passato con le mani in mano, decise di alzarsi e raggiungere un luogo che credeva avrebbe potuto ispirarlo almeno per poter buttare giù una bozza di trama che avesse del sensato.
Dato che la stazione più che ispirazione gli aveva donato altri motivi di distrazione - Harry, per esempio - Draco decise di raggiungere un luogo più isolato, circondato da natura allo stato brado e in cui non andava da anni.
Fortunatamente il parco che ricordava dai suoi pomeriggi di infanzia non distava molto da casa sua e questo gli permise di raggiungerlo a piedi, per evitare di perdersi qualsiasi cosa avrebbe potuto aiutarlo nel suo blocco dello scrittore.
Quando giunse alla sua destinazione - senza aver trovato alcuno spunto per scrivere qualcosa - il cuore gli si strinse in una morsa dolorosa che lo lasciò senza fiato per qualche secondo.
Una volta che si fu totalmente ripreso dallo shock iniziale, semplicemente scosse la testa e alzò lo sguardo verso l'enorme palazzo che aveva occupato quella bellissima aerea naturale che vi si trovava precedentemente.
Non poteva credere che l'uomo fosse davvero in grado di distruggere una tale meraviglia per costruire un palazzo in cui nessuno sembrava ancora aver comprato casa, data la desolazione degli appartamenti, dei terrazzini e dei parcheggi riservati ai residenti.
Proprio quando Draco scosse la testa, pentendosi di essere voluto andare a quel parco e non a Central Park, e fece per andarsene, la porta principale del condominio si aprì scricchiolando e ne uscì un ragazzo familiare.
Dopo pochi passi, quando l'estraneo fu più vicino al biondo, quest'ultimo riuscì ad identificarlo come Harry, l'uomo che aveva incontrato il giorno precedente alla stazione.
Alzò la mano in segno di saluto, spostando la sua ventiquattr'ore nella mano sinistra proprio nello stesso momento in cui lo fece anche l'altro uomo.
Un sorriso si aprì spontaneamente sul suo volto nel notare quel piccolo dettaglio, poi le sue labbra tornarono a formare una linea retta e un sospiro tremolante uscì dalle sue labbra.
«Draco Malfoy, ci incontriamo di nuovo»
«Sembra proprio che sia destino» il biondo gli fece un piccolo cenno della testa per invitarlo a seguirlo ed insieme presero a camminare verso la stazione, dove uno aveva da prendere un treno per tornare a casa e l'altro sperava ancora di trovare qualcosa che potesse fargli tornare la passione che aveva sempre avuto per la scrittura e la facilità di penna che lo aveva sempre contraddistinto dagli altri scrittori, suoi colleghi e avversari.
«Se non le dispiace, le posso chiedere cosa ci facesse in quel condominio?»
Il moro alzò gli occhi al cielo in modo altamente teatrale, poi buttò il collo indietro per guardare brevemente il cielo e Draco si costrinse subito a distogliere lo sguardo dal collo del suo interlocutore, che finalmente parlò: «Sfortunatamente ci lavoro. Dovrei fare colloqui per eventuali acquirenti di una casa, ma ultimamente più che altro ci passo la notte quando... non posso tornare a casa mia. Tanto nessuno comprerà mai: hanno costruito un palazzo dove è risaputo prima ci fosse un bellissimo parco naturale, sono tutti talmente infuriati che anche i più criminali si rifiutano anche solo di metterci piede. Dio, che frustrazione che mi mette addosso l'umanità! Lei invece cosa ci faceva qui?»
Draco ci mise qualche secondo per metabolizzare tutte le informazioni ricevute in così poco tempo e quando ebbe capito tutto ciò che il moro aveva detto, rispose anche alla sua domanda: «Cercavo il parco di cui stava parlando anche lei, in realtà, ma mi sono ritrovato davanti ad un bellissimo palazzo in cemento»
Harry rise piano, scuotendo infine la testa e sedendosi di botto sulla panchina che avevano occupato anche il giorno prima.
Draco si stupì che fossero già arrivati alla stazione, ma non si fece troppe domande e si limitò a sedersi accanto al moro.
«Stavo pensando che lei sa il mio cognome, ma io non conosco il suo. Non credo che sia equa, come situazione» così esordì il biondo, dopo solo qualche istante di silenzio, in cui Harry si accese la pipa e prese la prima boccata di fumo.
«Ha ragione. Ma se io le dicessi il mio cognome lei saprebbe qualcosa in più di me rispetto a quante ne sappia io di lei, dato che era già a conoscenza del suo»
«Allora direi che se lei mi dice il suo cognome io sarò costretto a dirle qualcos'altro di me, che ovviamente lei non sa» Draco non era sicuro di volersi davvero immischiare nella vita di quell'uomo e di far immischiare quell'uomo nella propria, ma quelle parole gli erano uscite così facilmente di bocca che non riuscì a riflettere più di tanto su quanto appena accaduto.
«Dipende»
«Dipende da cosa?»
«Se le posso fare una domanda a cui lei deve rispondere o se sceglierà lei cosa rivelarmi della sua vita» Harry aveva le labbra piegate in un ghigno che non prometteva nulla di buono.
«In quale dei due casi lei mi rivelerà il suo cognome?»
«Dipende» il ghigno si fece più accentuato e Draco fu costretto a focalizzare il suo sguardo sui vagoni, per evitare di fare qualcosa di cui si sarebbe amaramente pentito.
«Allora, tirando a indovinare, direi che mi può fare una domanda»
«Molto bravo, Malfoy. Io sono Harry Potter e lei deve dirmi qualcosa sul suo nuovo romanzo»
Prima di concentrasi attentamente sulla richiesta che gli era appena stata posta, decise di memorizzarsi a fuoco nella mente il nome del suo nuovo conoscente.
«Mi dispiace, Harry Potter, ma per sapere qualcosa sul mio nuovo romanzo dovrà aspettare il nostro prossimo incontro. Sempre sperando che ce ne sarà uno»
Draco si alzò dalla panchina e adesso il ghigno era sul suo, di volto.
Harry Potter rise e annuì: «Mi ha fregato, Malfoy! Ma si ricordi, me ne deve una!»
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Medioevo||Drarry
FanfictionCosa sarebbe successo se Draco Malfoy fosse stato uno scrittore senza ispirazione e Harry Potter fosse diventato la sua musa? {Gli avvenimenti non sempre seguono quelli della saga originale della Rowling} ATTENZIONE! Tratta argomenti delicati, tra...