7. Chiedi la mia mano

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Era passata quasi una settimana da quella sera al bar e contro ogni aspettativa dell'uomo, Astoria ancora usciva assiduamente con lui: avevano addirittura cominciato a darsi del tu e a chiamarsi per nome.

Adesso la mora stava girovagando per la grande villa del biondo - che nonostante avesse perso il lavoro continuava a guadagnare il necessario con gli incassi del suo primo romanzo.

La minore - che alla fine aveva rivelato avere ventidue anni - era una sua grande fan e lo aveva implorato di farla entrare nel suo studio.

Ovviamente, prima di accettare di buon grado in modo tale da non farla allontanare in alcun modo, aveva nascosto tutti i suoi scritti per quanto riguardava la stesura del suo nuovo romanzo, per evitare che la donna potesse leggerne una parte e capire di cosa parlava.

«Draco, mio dio, questo è tipo... il mio paradiso! Guarda quanti libri e... oddio, ma questa è la penna stilografica con cui hai scritto il tuo libro?!» la mora sembrava completamente estasiata e Draco non poteva che esserne intimamente felice.

Inoltre, la compagnia della donna era talmente piacevole che il biondo non aveva alcun problema a passarci del tempo o a parlarci della sua vita, o anche semplicemente del più e del meno.

«È proprio lei»

Ci fu un momento di silenzio in cui si sentirono solo i loro respiri nella grande stanza, poi Astoria si sedette sulla scrivania e Draco la imitò, aspettando che parlasse lei per prima.

«Ti chiedo di essere completamente sincero con me»

«Lo sono...?»

«Sì, lo so. Non intendo prima, ma ora»

Il biondo si voltò verso di lei in cerca di spiegazioni per il suo strano cambio d'umore, che subito arrivarono sotto forma di alcune domande a cui Draco non era pronto a rispondere, dato che non era pronto a riceverle: «Quel libro è un'autobiografia, non è così? E i personaggi non sono... chi dovrebbero essere, vero?»

Il biondo si alzò e si posizionò esattamente davanti alla ragazza, che lo guardò negli occhi con una decisione tale che fu Draco a dover distogliere lo sguardo dal suo, voltandole poi le spalle per riprendere il fiato che non si era nemmeno accorto di aver trattenuto.

«Se ti dicessi che hai ragione, mi faresti finire nei guai?»

«Voglio solo sapere se quello che ho capito è corretto o no»

«Dipende da cosa hai capito» Draco si voltò di nuovo e guardò attentamente gli occhi della ragazza, che da subito lo avevano colpito.

«Lo sai cosa ho capito. Voglio solo sapere se è così o se mi sono ingannata da sola»

Il biondo non aveva idea se potersi fidare di Astoria o no: se avesse detto la verità ci sarebbe stata la metà delle possibilità che la ragazza lo tradisse e denunciasse, ma anche la metà delle possibilità che non lo facesse affatto.

Guardando il viso delicato e sincero della mora, i suoi occhi scuri e profondi e le sue guance leggermente arrossate per l'argomento che stavano affrontando, Draco decise che non aveva nulla da perdere: «Hai capito ciò che nessun altro ha fatto. No, non ti sei ingannata»

I due si guardarono per un tempo che sembrò interminabile, poi la mora scoppiò a ridere e annuì con la testa: «Ci siamo proprio trovati»

Lo scrittore la osservò con le sopracciglia aggrottate, non capendo cosa intendesse con quella frase e perché avesse riso dopo la grande rivelazione che gli aveva fatto.

«Sono come te» la donna sospirò pesantemente, come se nell'averlo detto ad alta voce si fosse tolta un grand peso dal petto.

A essere sinceri, anche Draco si sentiva così: libero come non lo era mai stato in vita sua.

Adesso non aveva semplicemente idea di come agire, di cosa dire o di come interrompere quel silenzio imbarazzante che si era andato a creare tra i due.

Inoltre, Draco doveva ancora metabolizzare tutto quello che era successo in quei pochi minuti, quindi al momento il suo ultimo problema era quello di trovare un modo per mettere a suo agio la donna che aveva di fronte.

Proprio quando stava finalmente per aprire bocca e dire qualcosa di cui ancora non era sicuro neanche lui, la donna lo anticipò: «Chiedi la mia mano, Draco Malfoy»

La testa del biondo a questo punto sembrò essere sul punto di esplodere per tutte le informazioni che aveva ricevuto in così poco tempo.

«Oddio» Draco si passò le mani tra i capelli, girando intorno per la stanza e facendo attenzione a evitare il più possibili ogni contatto con la giovane.

«Puoi pensarci. Io ti lascerò solo. Ma, Draco, sai anche tu che conviene a entrambi questa unione» detto questo la donna aggiunse un breve saluto e poi uscì dalla villa del suo amante.

Quando Draco rimase solo nel suo studio, non riuscì a trattenere ulteriormente quello che stava provando al momento: tirò un calcio contro la scrivania, poi con una bracciata fece cadere tutto quello che vi era sopra e poi continuò a sfogarsi in questo modo per molto, molto altro tempo.

Era sera fuori, quando finalmente la sua rabbia si placò e il biondo riuscì a fermarsi dal provocare tutta quella devastazione intorno a lui.

Incapace di credere di aver davvero ridotto la sua stanza preferita della casa in quel modo, ne uscì per dirigersi verso il salone.

Al momento gli sembrava tutto troppo irreale perché potesse in qualche modo starsene seduto sul divano ad ascoltare un po' la radio o a leggere un buon libro.

Non aveva idea di cosa poter fare per calmare i suoi nervi che sembravano volerlo morto, dato che il suo cuore stava per esplodere nel suo petto.

Continuò a girare intorno al divano per diversi minuti, prima di rendersi finalmente conto che il telefono stava squillando insistentemente nell'ingresso di casa sua.

Senza pensare che potesse trattarsi di Harry, rispose immediatamente sperando in un motivo di distrazione da tutto il chaos che regnava nella sua testa in quel momento: «Pronto?»

«Draco? Sono Harry»

«Non ci si può credere...» il biondo si passò la mano libera tra i capelli e poi si limitò a sospirare, aspettando che l'uomo al di là della cornetta parlasse.

«Io volevo solo assicurarmi che non mi odiassi per... sai. Quella sera al pub. Ero completamente ubriaco e non avrei fatto quello che ho fatto se fossi stato in me» quella frase fu seguita da vari rumori e poi da una frase che suonò alle orecchie di Harry come "James per l'amor di Dio, sono al telefono! Chiedilo alla mamma se puoi uscire stasera al cinema!" e una risposta che doveva essere qualcosa tipo "Ma papà, la mamma mi ha detto di chiedere a te!".

«Eccola la bella famiglia che mi sono costruito, Draco. Vuoi un consiglio? Sbrigati a creartela, se vuoi farlo, perché almeno avrai più tempo per affezionarti e meno per crogiolarti nel dolore. Devo andare»

La telefonata finì e il biondo aveva la testa ancora più pesante di prima.

Probabilmente, ascoltare la radio sarebbe stata la soluzione migliore per smettere di pensare tanto almeno per un po'.

Medioevo||Drarry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora