3. Non voglio finire nei guai

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Draco poteva o non poteva essere rimasto chiuso in casa per quasi una settimana per paura di dover dire veramente ad un suo fan - e probabilmente ad un suo nuovo amico - che non aveva ancora nulla in mano per quanto riguardava il suo nuovo debutto nel mondo della letteratura.

Prima di aver paura di deludere sé stesso, aveva paura di deludere tutte quelle persone che credevano in lui e che lo avevano accompagnato lungo la sua strada di crescita e fama.

Non voleva dover guardare negli occhi i suoi amici, i suoi genitori e tutti i suoi seguaci e dovergli dire che non aveva più niente e che tutto quello che poteva dare lo aveva dato con il suo primo e unico romanzo.

Sarebbe stato da pazzi e sinceramente Draco tremava alla sola idea di dover arrivare al punto di fare una cosa del genere: anche se, in caso non avesse trovato nulla da scrivere entro poche settimane, tutti sarebbero venuti a saperlo comunque.

Ma probabilmente questa idea lo spaventava anche più della precedente, perché non aveva alcuna intenzione di essere additato per sempre come un codardo.

Draco, in breve, si trovava in un vicolo cieco che stava perdendo anche la sua unica via d'uscita, ovvero la possibilità di tornare indietro e prendere una strada diversa.

Il suo debutto nel mondo dei libri era stato un romanzo d'amore, con un finale dolce-amaro, che Draco aveva provato sulla sua stessa pelle - in modo diverso solo in un piccolo, non poi così insignificante, dettaglio - nonostante nessuno lo sapesse tranne probabilmente sua madre e i suoi migliori amici.

Comunque quella storia sentita fin dentro l'ultima cellula del suo corpo lo aveva reso ricco e famoso e Draco non aveva alcuna intenzione di scendere alla condizione di dover scrivere qualcosa di banale o immaginario solo per non perdere il suo lavoro e il suo salario fisso.

Non si considerava di certo un grande scrittore, ma era altrettanto certo che non appartenesse alla categoria di quegli scrittori mediocri che pubblicavano solamente le case editrici minori, tanto per avere un minimo di incasso annuale in più.

In quel momento si trovava alla sua scrivania, nel suo studio arredato interamente in legno massello chiaro, con la finestra spalancata nonostante il freddo pungente che proveniva dall'aria autunnale. 

Draco era tentato di buttare tutto all'aria e strappare quell'unica misera pagina che era riuscito a buttare giù su un pezzo di carta - che tra l'altro rileggendola aveva trovato anche brutta - quando prese un lungo sospiro e cercò di calmare i propri nervi.

Rilesse ciò che aveva scritto con una certa riluttanza, insieme ad una strana sensazione all'altezza della bocca dello stomaco.

"Secondo le credenze diffuse in varie culture, le streghe sarebbero state dedite alla pratica della magia, soprattutto popolare, e dotate di poteri occulti che sarebbero derivati loro dall'essere in contatto col maligno o comunque con entità soprannaturali. Queste donne (perché si è trattato per lo più di donne) avrebbero usato tali poteri quasi esclusivamente per nuocere alle persone e alle cose e talvolta per opporsi all'intera società umana. Per alcuni secoli molte persone sono state oggetto di persecuzione da parte della Chiesa quando in loro venivano individuate le caratteristiche attribuite alle streghe. Talvolta queste caratteristiche potevano semplicemente equivalere a donne particolarmente belle, o brutte; a donne capaci di guarire mali con erbe curative o ungenti (spesso considerati magici); e, molto spesso, semplicemente a donne che amavano altre donne.
Alma, quindi, conosceva le conseguenze delle sue azioni, quando ha deciso di compierle.
E questa che state per leggere è la storia di una donna che ha scelto il rogo, pur di vivere la sua vita al pieno delle proprie possibilità".

Draco storse il naso e lasciò quella che doveva essere l'introduzione del suo nuovo romanzo sulla scrivania, poggiandoci sopra una tazza stracolma di penne per evitare che potesse volare via.

Non che gli sarebbe dispiaciuto al momento, ad essere totalmente onesti.

Per scrivere quelle poche righe buttate quasi a caso sulla carta di aveva impiegato mezza mattinata e questo non solo lo faceva sentire un fallito, ma lo faceva sentire anche esausto come altre poche volte nella sua vita.

Quella storia, quell'epoca, ce l'aveva in fondo alla testa, nei meandri della sua mente, da quando era solamente un bambino e aveva scritto la sua prima fiaba per ragazzi.

Ma nella sua, di epoca, scrivere di una storia come quella che Draco voleva raccontare, era quasi più rischioso che essere una strega nel medioevo.

Inoltre, il solo pensiero che quella storia potesse essere scambiata per un'autobiografia traslata, lo faceva sentire piccolo contro tutto il mondo e non poteva rischiare che tutta la sua vita si rovinasse solo per uno stupido libro.

O sì?

Ancora più frustrato di prima, lo scrittore decise di uscire finalmente di casa, per andare a trovare i suoi genitori e magari prendere un po' d'aria su una qualsiasi panchina lungo il tragitto.

Mentre usciva di casa e si metteva il cappello in testa, non aveva minimamente pensato al fatto che in giro per strada avrebbe potuto incontrare l'uomo che stava occupando la stragrande maggioranza dei suoi pensieri da una settimana a quella parte.

Ma questo accadde quando il biondo sentì alle sue spalle una frase che gli suonò più o meno questa: «Allora Malfoy, cosa aspetta a dirmi qualcosa sul suo nuovo romanzo? Non crederà mica che mi sia dimenticato così in fretta del nostro giochetto

Draco si fermò subito sentendo la voce del moro a pochi passi di distanza da lui, che a sua volta al momento si trovava a poca distanza dalla stazione.

Di nuovo, non si era reso conto che il tempo fosse passato e che lui fosse già giunto fin lì.

«Per carità, Potter, non potrei mai pensare una simile cosa! Ebbene, ho un'idea geniale per il mio libro, ma non voglio finire nei guai. E se scrivessi una storia del genere ci finirei sicuramente, e con tutti gli stivali»

Il moro si era subito affiancato a lui, seguendolo ovunque dovesse andare nonostante fosse ovvio che a breve avrebbe dovuto prendere un treno per tornare a casa sua, dovunque essa fosse.

Draco lo osservò, mentre si dirigeva silenziosamente verso un luogo piuttosto isolato, che frequentava praticamente solo lui, che ormai conosceva come le sue tasche.

«Secondo me scrivere un qualsiasi tipo di libro ti porta nei guai, in un modo o nell'altro»

«Già. Ma non penso che tu abbia capito di che libro stia parlando»

Il moro rimase un attimo in silenzio, poi puntò i suoi occhi verdì dentro quelli azzurri di Draco e annuì leggermente, abbassando nuovamente gli occhi sulle proprie scarpe: «Credo proprio di sì, invece»

Medioevo||Drarry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora