Astoria aspettava un bambino.
Erano passati quasi sei mesi da quel pomeriggio, ed erano successe tante cose.
Con l'uscita del suo nuovo libro - Febbre, di Draco Malfoy - le cose avevano cominciato a girare bene per il biondo.
Oltre al fatto che era andato benissimo - e continuava a vendere milioni di copie in giro per il mondo, insieme al suo primo libro - il suo nome era tornato sulle bocche di tutti i critici e quasi tutti non avevano altro che parole di ammirazione.
Inoltre, sua madre aveva finalmente deciso di averne abbastanza di suo marito, e con i soldi che aveva risparmiato per tutta la vita, aveva comprato un piccolo villino poco distante da quello del figlio.
Draco non poteva perdonarla per l'infanzia fredda e priva di amore che gli aveva donato, ma con il tempo sperava che sarebbe riuscito a volerle bene come gliene voleva all'inizio.
Ma restava comunque sua madre, e non poteva che essere felice della decisione che aveva preso.
Astoria era rimasta molto felice della notizia, poiché aveva finito per affezionarsi alla suocera e saperla serena e libera dalle costrizioni imposte dal marito crudele la rendeva tranquilla.
Il bambino era stato concepito qualche settimana dopo, quando finita una serata in cui entrambi avevano bevuto un po' troppo, avevano deciso di provarci.
Entrambi adesso ricordavano ben poco di quello che era accaduto, e non potevano che esserne sollevati.
Quando Astoria quella mattina aveva riferito la notizia al marito, si aspettava che si chiudesse nel suo studio e non ne uscisse per tutto il giorno, come ogni volta che succedeva qualcosa di inaspettato.
Invece - contro ogni aspettativa anche del biondo, che la pensava proprio come la moglie - la afferrò per i fianchi, le fece fare un giro completo in aria e sorrise come non sorrideva da tempo, o forse come non aveva mai sorriso.
Non sapeva esattamente cosa di quella notizia lo rendesse così felice, ma lo era e questo gli bastava.
Ora, si trovavano seduti sul divano, l'una contro l'altro, ad osservare con occhi luminosi il camino scoppiettante.
«Sarà un maschietto, sai?» la sicurezza nella voce della donna fece aggrottare le sopracciglia del marito, e quando pose la classica domanda «come lo sai», la risposta fu altrettanto classica: «Le donne certe cose le sanno»
«La mia donna sa anche il nome del bambino, allora?»
La mora ridacchiò, sistemando la sua testa sulla spalla del maggiore, poi annuì leggermente: «Scorpius Lucius Malfoy»
A sentire pronunciare il nome di suo padre a fianco a quello di suo figlio - perché sì, il nome doveva essere quello - le spalle dello scrittore si contrassero e quasi si pentì di non essersi chiuso nello studio.
«No, caro, lasciami spiegare. Credi davvero che il cuore di tuo padre di fronte al tuo pargoletto, maschio per di più, non cederebbe?»
«Io non voglio che mio padre si avvicini mai a mio figlio»
La donna si alzò di scatto, alzando drasticamente la voce e cominciando ad agitarsi per la stanza: «Vuoi negare a nostro figlio di conoscere suo nonno? Io sono vissuta senza nonni e ti garantisco che non è la stessa cosa che averne. Non voglio che Scorpius venga privato di questo privilegio. Lo sai anche tu che mio padre sta per andarsene!»
Il biondo - prima di alzarsi e circondare la moglie da dietro, posizionando le mani sulla pancia appena più sporgente del solito - si prese un secondo per riflettere su quando gli era stato appena detto.
Lucius Malofy era stato pessimo come marito e come padre, ma questo non doveva per forza significare che sarebbe stato anche un pessimo nonno.
«Tesoro, non ti agitare. Lo sai anche tu che i bambini sentono tutto, vero?»
La donna fece un piccolo gemito, poi cerco di voltarsi verso il marito, ma Draco glielo impedì: non aveva alcuna intenzione di spostare le mani dalla pancia dove suo figlio stava crescendo.
«Mi dispiace, sono solo molto stanca. Io non mi aspettavo che sarebbe accaduto così presto. Sai che mia zia è morta dando alla luce mia cugina? Io... non voglio morire, Draco. Ho solo ventidue anni. Non voglio morire»
A questo punto fu Draco a costringerla a voltarsi verso di lui, cosicché potesse parlarle guardandola negli occhi.
Le prese le mani e le poggiò insieme alle sue sul ventre della donna, poi parlò: «Abbiamo sofferto tanto per questo bambino. Abbiamo lasciato le persone con cui avremmo voluto costruire una famiglia, abbiamo messo da parte la parte più intima di noi. Non morirai. Questo bambino nascerà e staremo bene. Diventeremo una famiglia e magari, prima o poi, ne avremo anche altri e altri ancora»
«E cresceranno in un mondo migliore, non è così? Un mondo in cui libri come Medioevo saranno del tutto normali e in cui non dovranno nascondersi mai da niente e nessuno»
Draco annuì, stringendo sua moglie in un abbraccio pieno di quell'amore che non era un'amore da matrimonio, ma uno di quelli per la vita, che ti riempiono e non ti lasciano mai.
In Astoria aveva trovato la sua migliore amica, la sua consigliera, la sua ancóra di salvezza da una vita in cui Draco non trovava un senso per vivere.
Veniva consegnato un capitolo di Medioevo a settimana, ogni volta da persone diverse, e sotto il nome di quella donna che aveva cambiato il corso delle cose.
Ronald Weasley non aveva posto domande e si era limitato ad affidare la revisione e la trascrizione a macchina del manoscritto al suo amico più fedele.
Si fidava ciecamente di sua moglie e se lei aveva detto che era importante, allora si sarebbe limitato a collaborare.
Tempo tre mesi e il libro sarebbe stato pubblicato.
Tempo cinque mesi e la guerra sarebbe scoppiata: non per tutti come molti si erano aspettati, ma non abbastanza lontano perché si potesse continuare a vivere in tranquillità.
Ma questo ancora nessuno poteva saperlo.
Astoria si sdraiò sul divano, posando delicatamente la testa sulla gambe del marito, che prese ad accarezzarle dolcemente la cute, poi chiese: «Da quanto ami Harry?»
La domanda non turbò particolarmente il biondo, che sapeva prima o poi sarebbe arrivata.
Per rispondere impiegò solo pochi secondi, giusto per riordinare le idee e impedirsi si arrossire: non era da tutti i giorni parlare con la propria moglie dell'uomo che si ama come fosse normale.
«Probabilmente da sempre, hai presente quella sensazione? Ero in stazione, quasi un anno fa ormai, quando Harry si è seduto accanto a me. Mi ha chiesto da accendere e sapeva il mio nome: penso di essermene innamorato quando mi ha guardato negli occhi per parlarmi. L'hai notata, quella luce? È come se... potesse leggerti dentro, con quella curiosità tipica dei bambini. E l'hai vista quella cicatrice? È un uomo così... misterioso»
Astoria si limitò ad ascoltare per tutto il tempo in cui Draco parlò di Harry: di come fosse profumato, di come fosse bello, di come fosse intelligente e coraggioso.
Le parlò del loro unico e misero bacio e di come ogni notte si svegliasse con il desiderio di poter rivivere quel momento all'infinito.
Le parlò delle loro passeggiate e delle loro chiacchierate, che nell'ultimo periodo erano diventate sempre più numerose.
Le confidò anche che sperava che il bambino potesse crescere con lui al suo fianco, per assomigliargli anche solo vagamente.
«Vorrei andare a parlargli, vorrei dirgli subito del bambino, ma se rispondesse Ginny al telefono? O uno dei ragazzi? Sono felice che siano riusciti a comprarne uno, ma allo stesso tempo vorrei non l'avessero fatto. Aspetto sempre che sia lui a chiamarmi. E lo fa sempre, As. Sempre, capisci?»
Quando smise di parlare, sul volto della donna c'era un sorriso rilassato, felice. Ebbe il tempo di dire solo: «Ti ascolterei parlare all'infinito» prima che squillasse il telefono di casa.
A questo punto, scoppiò a ridere nella sua risata cristallina: al telefono era Harry.
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Medioevo||Drarry
FanfictionCosa sarebbe successo se Draco Malfoy fosse stato uno scrittore senza ispirazione e Harry Potter fosse diventato la sua musa? {Gli avvenimenti non sempre seguono quelli della saga originale della Rowling} ATTENZIONE! Tratta argomenti delicati, tra...