CHRISTMAS || Tetsuya Himuro

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T/n t/c e Tatsuya Himuro erano vicini di casa.

Non si vedevano spesso e quando accadeva, i primi tempi, era difficile si rivolgessero la parola.

Lui non conosceva lei e lei non conosceva lui.

T/n era troppo impegnata con lo studio e con il tentativo di orientarsi in una città nuova per pensare ad un eventuale amico.

Lui, invece, il poco tempo libero che aveva, guadagnato barcamenandosi tra sessioni intense di esami ed altalenanti turnazioni di lavoro, lo passava con i suoi amici nei liberi campi da basket per amatori in strada.

Lei lo sentiva spesso uscire seguito dal rumore del pesante pallone color arancio che batteva regolarmente sul pianerottolo del primo piano che condividevano.

Aveva notato anche il colossale migliore amico dai capelli rosati, Murasakibara le sembrava di aver capito si chiamasse, che, intralciato dalla sua altezza, era costretto ad abbassare il capo per entrare in casa dell'altro.

Tatsuya, al suo contrario, l'aveva osservata attentamente, non per ossessione, ma perché era nella sua natura essere curioso.

Aveva capito che la maggior parte delle sue lezioni si svolgevano la mattina e che la sera usciva presto e tornava tardi.

Vedendo i suoi libri, poi, aveva intuito frequentasse il corso di economia all'università di Kyoto, perché ogni tanto l'aveva notata nello stesso edificio dove lui frequentava i corsi di fisica.

Sapeva poi che mangiava quasi sempre fuori perché non la vedeva mai con le buste della spesa ed era raro fosse in casa negli orari dei pasti.

Effettivamente lei, infischiandosene delle sane abitudini alimentari, adorava comprare qualcosa al volo in uno dei tanti street-food della città e andare in "esplorazione", come la chiamava lei.

La affascinavano quelle luci che rivelavano i segreti di un luogo che in alcuni suoi angoli sembrava essere rimasto bloccato nel tempo, all'epoca dei grandi imperatori.

Certo, la bellezza di Kyoto era stata commercializzata e ci si era sicuramente lucrato sopra, ma non poteva fare a meno di ammirarla.

T/n non sapeva quasi nulla del suo effimero vicino. Sembrava un tale concentrato di minuziosa precisione e raffinatezza, che quasi le incuteva timore il pensiero di parlargli.

La ragazza, tutto meno che un'attenta osservatrice, non aveva notato come lui avesse pian piano iniziato a farsi trovare dove supponeva si sarebbe recata lei, creando casuali incontri che di premeditato avevano tutto.

Tetsuya, infatti, iniziava a nutrire un certo interesse per quella vicina dalle strani abitudini, che era sempre con la testa persa tra le nuvole e che frequentava una facoltà tanto distante dal mondo in cui sembrava vivere.

Inizialmente non si esponevano, rivolgendosi un debole sorriso di convenienza come tacito saluto, entrambi profondamente timidi, seppur per ragioni diverse.

Perché, anche se curioso di conoscerla, Tetsuya aveva il timore di sembrare troppo sfacciato o invadente, tutte le sue sicurezze ed abitudini buttate nel burrone dell'oblio.

Capitò, poi, l'inevitabile.

Si trovarono, un pomeriggio di fine novembre, dopo ormai mesi che lei si era trasferita, nella stessa caffetteria, entrambi senza un motivo apparente, se non la voglia di distrarsi dallo studio.

Erano senza compagnia, quindi, cogliendo l'occasione tanto bramata, il ragazzo raggiunse l'altra al piccolo tavolino in legno prefabbricato.

Si sedette con disinvoltura sulla semplice ma accogliente sedia di acciaio nero e si rivolse alla ragazza di fronte a lui.

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