SHOULD I || Keiji Akaashi

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-Adesso basta.

Koutaro Bokuto, 186 centimetri in altezza ed un peso di 79 modesti chili, squadrava i due poveri ragazzi dall'alto in basso.

T/n non poteva mentire, il suo migliore amico le stava facendo venire i brividi con quei due occhi severi che erano giudici, quel suo corpo massiccio ad ostruire l'entrata in palestra e le braccia incrociate.

Accanto a lei c'era chi meno poteva immaginare di trovare in una situazione simile, Akaashi Keiji.

Akaashi Keiji.

Il ragazzo introverso ed intelligente del secondo "c".

Il migliore amico dell'asso del Fukurodani.

L'alzatore del Fukurodani.

Il ragazzo perfetto.

Il ragazzo ideale.

Akaashi Keiji, la cotta secolare di t/n.

Rabbrividì la ragazza al solo pensiero di cosa avesse potuto fare per ridurre ad un tale stato qualcuno come il meraviglioso e solare Bokuto.

Per di più se ciò comprendeva anche il corvino che, in piedi accanto a lei, aveva dipinta sul volto un'espressione di pura confusione.

-Bo, di cosa parli?- t/n infine prese la parola.

-Mi riferisco a voi. Cavolo Agashee, certo che per essere intelligente sei davvero deludente, sei più cieco di me. Mi aspettavo molto, molto di più da te, soprattutto in una situazione del genere. Non che credessi che avresti spudoratamente fatto la prima mossa, ma svegliati! E ce ne sono anche per te, eh t/n. Io da piccolo mi vantavo tanto di avere la migliore amica più coraggiosa del mondo ed ora, quando dovresti dimostrarlo per avere come minimo un po' di amor proprio, sei la più codarda? Mi avete deluso, entrambi. Rimediare, ora.

E dopo aver tranquillamente agitato l'indice della mano destra prima verso t/n e poi verso Akaashi per una buona manciata di secondi, l'ace del Fukurodani liberò l'accesso alla palestra e si rifugiò all'interno, ricordandosi però di chiudere la porta, così da lasciare insieme in attesa della sua decisione i suoi due più cari amici, nella speranza che in quel lasso di tempo si confessassero a vicenda i propri sentimenti.

La manager e l'alzatore passarono un consistente quarto d'ora in un rigoroso silenzio, nella disperata attesa di una qualsiasi distrazione.

Praticamente era stato il rinomato "gufo" della squadra a rendere tutto chiaro come la luce del sole, a rendere noti i loro sentimenti.

A quel punto l'unico problema era confermare o negare le sue fantomatiche "supposizioni" -così in cuor loro entrambi speravano che l'altro della coppia le avesse percepite e definite- davanti al diretto interessato.

Comunque il ragazzo che quel giorno aveva deciso di giocare ad interpretare Cupido non aveva tutti torti.

C'è da dire poi che i due ignari innamorati non facevano che sfogarsi con lui sul loro amore non ricambiato, seppur non avessero alcuna prova, e su quanto questo e quello gli facesse venire le farfalle nello stomaco.

La ragazza era sempre stata un tipo simile a lui, allegra ed altruista, ottimista e ben voluta da tutti.

Dinanzi a quella che Akaashi reputava la vera bellezza, lui non riusciva a processare una frase di senso compiuto. Ogni singola volta che la guardava rimaneva ammaliato dalla sua complessa semplicità che contornata un animo dolce saturo di valori.

Lui aveva passato molto tempo ad osservarla, a tentare di capirla, ad ammirarla, ciò che del resto aveva fatto anche lei, sia l'uno che l'altra senza che il soggetto di tutte quelle attenzioni ne ricevesse alcun indizio.

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