PROMISE || Shoyo Hinata

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-Oggi vieni a vedermi giocare?

Assordanti parole urlate direttamente nell’orecchio che ricevettero come risposta solo un confuso mugugno.

-Dai t/n, ti prego!

Senza parole, t/n era senza parole.

Va bene che era prima mattina, va bene che  il suo ragazzo non era tra i più intelligenti di questo mondo, ma fino a questo punto non credeva che qualcuno potesse arrivarci.

-Shoyo ma cosa stai dicendo? Sono le sei… sono le sei! Shoyo, ma cosa ti salta in mente?!

La ragazza non poteva crederci che era stata svegliata a quell’ora, che era quando l’altro usciva per andare a correre, solo per rispondere a quella domanda idiota.

-Beh, sì. Scusa se è presto, ma voglio saperlo.

Quel sorriso che appena aprì gli occhi si trovò a pochi centimetri dal viso le fece innalzare leggermente gli angoli della bocca.

-Ma certo che vengo. Ti ricordo che sono una dei coach.

Ebbene sì, la ragazza era la seconda della coppia di coach che formava insieme a Samson Foster, e poteva fieramente dire di allenare ogni giorno una delle squadre più forti del paese, gli MSBY Black Jackal.

-Ma io ti ho chiesto un’altra cosa!
Ed improvvisamente t/n capì cosa il solo fantastico, esuberante ed ingenuo ragazzo le stava chiedendo.

La ragazza scoppiò in una risata attutita dal cuscino che le venne lanciato addosso.

-No, Shoyo, dovrai essere tu a fare in modo che i miei occhi siano puntati solo su di te e non su Bo o ‘Tsumu.

Il broncio che l’altro mise le scaldò il cuore, perché ancora non ci credeva che lui pensava davvero di doverla ancora conquistare, lei era già sua da tempo.

E poi, come prevedibile, il leggero fastidio lasciò il posto ad una spaventosa determinazione, tale da permeare direttamente sotto pelle.

Considerando poi che la ragazza lo stava fissando negli occhi, quella luce le fece davvero venire i brividi.

Un leggero sfiorarsi di labbra, un peso che si solleva dal letto, un veloce saluto e ed un Hinata Shoyo che esce di casa e va a correre prima della partita che si sarebbe tenuta nel giro di un paio di ore.

Come quel ragazzo facesse a trovare tutte quelle energie era per lei ancora un mistero.

Si alzò e non poté fare a meno di ripensare alla prima volta che l’altro le aveva preparato la colazione, un’azione immancabile che era entrata a far parte della loro quotidianità.

Era successo qualche giorno dopo l’arrivo del rosso nella squadra, quando t/n era uscita talmente di corsa da casa, la casa che poi sarebbe diventata la loro, che non aveva neanche fatto colazione.

Appena lo aveva scoperto, origliando tra l’altro, lui, senza pensarci due volte, era andato nel bar più vicino e, giusto un minuto prima d’inizio dell’allenamento, la ragazza aveva sotto il naso la sua colazione calda.

Alla fine della giornata, Shoyo le aveva chiesto di poterle portare la colazione pure il giorno dopo, e la scena fu abbastanza buffa, poiché il povero schiacciatore dovette ripetere la stessa domanda circa tre volte: la prima era stata incomprensibile perché nascosto dietro quella montagna che era Bokuto Koutaro, la seconda aveva borbottato e la terza, finalmente, il suo messaggio le era arrivato solo perché urlato a squarciagola per l’agitazione del momento.

Piccolo e dolce Hinata.

Che poi tanto piccolo non era, o almeno non lo era più, visto che dalle scuole superiori si era alzato notevolmente, arrivando ad un’altezza superiore alla sua.

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