Capitolo 5

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Mentre scendo le scale per uscire dal cortile della scuola sento Auorora chiamarmi. "Eih, ti va se andiamo insieme? Tanto facciamo la stessa strada" io le sorrido e annuisco ed iniziamo ad incamminarci. "Giulia, aspetta!!" senti urlare, mi giro e vedo ER Gennaro correre verso di me con una mano alzata. Arriva da me con il fiatone e si piega poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Dopo aver riempito i suoi polmoni d'aria inzia a parlare "Non andare a casa di quella" mi dice preoccupato e infastidito "Ma dai, ma che vuoi che sia? Non mi farà nulla" gli dico per tranquillizzarlo ma lui continua ad insistere. "Smettila di fare scenate inutili, è solo una bulletta che si sente superiore, ma io sono magra e alta quindi è tutto ok" lui si gira e se ne va arrabbiato, ma faccio finta di nulla perché quando fa così non lo sopporto. Arriviamo davanti una piccola villetta di stile moderno. Dopo qualche minuto si apre il cancello ed entriamo. Camminiamo su un vialetto di pietre circondato da una distesa d'erba con qualche fontana qua e là. Arriviamo davanti la porta "Tutto bene?" chiedo ad Aurora vedendola preoccupata "si, stai tranquilla" mi dice anche se non le credo molto. La porta si apre e vedo degli occhi azzurri occhi azzurri incastrarsi nei miei. Lei si appoggia allo stipite della porta con aria spavalda "Finalmente sei arrivata, piccola" mi dice, ma che è sta confidenza? Ma che problema ha? Ma questa è lunatica? "Non chiamarmi piccola" le dico fissandolo negli occhi a sua volta "Scusa, piccola" mi dice, ma sta volta mi limito a sospirare. "Avete intenzione di restare lì oppure entrate?" dice una figura alle spalle di Chiara che noto solo adesso. Chiara si sposta leggermente aprendo la porta per farci entrare. Riesco a dare un volto alla sagoma oscura: una ragazza dagli occhi azzurri e i capelli biondi come Chiara.
"Ciaooo, siete le amichette di chiara e Alessia?" dice una donna di mezz'età molto gialla. "No" risponde subito Alessia "è solo la mia tutor" dice, per poi incamminarsi nella sua stanza con Aurora subito dietro di lei. "Ditemi se avete bisogno di qualcosa, in caso dopo vi porto la merenda" dice la donna sorridendo, come può una donna così gentile partorire due bestie di satana? "Non abbiamo bisogno di niente" dice Chiara per poi iniziare a salire le scale che portano al piano di sopra. Io resto un attimo ferma non sapendo se seguirla o no, visto che non mi ha detto nulla "muovi quelle gambine oppure te le muovo io?" dice fermandosi a metà scala. Ormai non ha più senso risponderle, così la seguo senza dire nulla. Arriviamo nella sua stanza, non me la sarei mai aspettata così. È molto ordinata, al centro c'è un letto con sopra delle coperte nere. Guardandomi intorno noto molto CD e molti libri. "che hai da guardare?" mi dice, notando il mio interesse per la sua stanza. "Hai una bella camera" le dico "Si, lo so" dice lei fredda. Mi siedo sulla sedia che si trova davanti alla scrivania piena di quaderni e penne, mentre lei si siede sul letto posizionato davanti a me. "Quindi... Che facciamo?" le chiedo guardandomi intorno. Lei si alza, prende dei libri e delle penne dalla scrivania dietro di me, per poi rimettersi al suo posto. "Cerca qualcosa al computer, io penso ai libri" così mi giro e apro il PC. "qual è la password?" " sono la bulla" "si, lo so... La password?" "è questa" mi dice infastidita, così mi giro e incomincio a cercare. Dopo una ventina di minuti mi chiede "Hai trovato qualcosa?" mi chiede mettendosi seduta, visto che fino a poco prima era coricata a pancia in giù immersa nei libri. "Si, guarda" le dico porgendole il PC. Inizia a leggere cioè che ho trovato con il computer poggiato sulle gambe. È così immersa nella scienze, in questo progetto, quando non fa l'idiota è sopportabile. Dopo qualche secondo mi rendo conto che sono rimasta a fissarla e mi accorgo che mi sta guardando male. Abbasso subito lo sguardo e sento le mie guance arrossire leggermente. "Perfetto, finito" mi dice dopo aver messo insieme ciò che ho scritto io e ciò che ha scritto lei. Inizio a sistemare ciò che ho messo in disordine sulla scrivania finché non trovo un diario nero che mi incuriosisce. Lo prendo in mano ed inizio ad accarezzare la copertina come fosse un antico tesoro. "Cosa stai facendo?" sento dire alle mie spalle con tono irritato. Mi alzo e mi giro tenendo il diario fra le mani. "Non toccare ciò che non è tuo" dice alzando la voce e strappando il diario dalle mie mani. Presa alla sprovvista perdo l'equilibrio e cado sopra Chiara, non riuscendo a tenere il mio peso anche lei cade all'indietro ma per fortuna c'è il letto pronto ad attutire. Rimaniamo in quella posizione per una decina di secondi, guardandoci negli occhi. Coricate sul letto, una sopra l'altra. È come se ci fossimo congelate quel tempo, come se quel momento non riuscisse a terminare. È tutto così strano, non capisco cosa stia provando, non capisco cosa stia succedendo. Finché non sentiamo la porta aprirsi. "Vi ho portato la merenda" dice la madre e Chiara per poco non mi fa cadere a terra per già della velocità con cui si è alzata spostandomi da sopra di lei. La madre ci guarda per qualche secondo per poi dire "Meglio passare dopo" e se ne va con un sorriso sulle labbra. "Abbiamo finito, ora devo andartene" dice non odiando guardami la ragazza che fino a poco fa non riusciva a distogliere i suoi occhi dai miei. Così inizia ad accompagnarmi fino ad arrivare alla porta. Arrivata fuori mi giro "Ciao" dico, ma non ho nemmeno il tempo di finire la parola che già mi ha sbattuto la porta in faccia. Torno a casa immersa nei miei confusi pensieri.

Io il rosa e tu il nero \\ Giulia SalemiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora