Capitolo 8: Gennarino Furbacchione

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Arrivo in bagno e poggio la borsa sul ripiano di marmo. Apro la borsa e tiro fuori il rosse, mi spogo verso lo specchio e inizio a ripassarlo un po'. Mentre muovo le labbra per farlo aderire sento la porta aprirsi e sbattere contro il muro, mi giro e vedo Er Gennaro che si regge allo stipite della porta e mi guarda come se fosse posseduto. "Eih, ciao..." gli dico guardandolo per qualche secondo per poi abbassare lo sguardo. Non riesco nemmeno a guardarlo, ma non capisco perché. "TUUUUU, BRUTTA TROIA" urla, iniziando ad avvicinarsi a me, perché si avvicina? Lo guardo mentre si avvicina, lui mi fissa gli occhi, sembra veramente arrabbiato. Lo lascio avanzare finché la mia ansia non inizia a salire "Che fai? Perché mi dici queste cose?" chiedo indietreggiando "TU, TU MI IGNORI, CHE FA? C'È UN ALTRO?" continua ad urlare anche se è esattamente davanti a me "N-no, ci sei solo tu" dico balbettando, cosa vuole fare? È ubriaco, non credo riesca a controllarsi, sarebbe meglio andarsene. "SI INVECE, TU L'HAI DATA AD UN ALTRO. IO STO CON TE E TU LA DAI AD UN ALTRO, MA COME TI PERMETTI?!" Non posso andarmene, mi ha fatta indietreggiare fino ad arrivare al muro, non posso scappare. "N-no, non è v-ero" "NON MENTIRMI" urla sbattendo la mano al muro, a qualche centimetro dalla mia testa, bloccandomi ancora di più. Un ghigno si fa spazio sulle sue labbra "È ora che mi prenda ciò che è mio" mi dice e si fionda sulla mia bocca. Inizia a baciarmi e a toccarmi, cerco di allontanarlo ma non si sposta di un millimetro. "BASTA, SMETTILA" urlo piangendo disperata. "SMETTILA, STRONZO" si ferma di colpo. "Come mi hai chiamato?" dice guardandomi fisso negli occhi. Decido di approfittarne. Riesco a passare capendo la sua spalla con la mia, ma lui afferra il mio braccio e mi butta a terra "TU SEI SOLO UNA PUTTANA" mi urla in faccia e mi dà uno schiaffo. Uno schiaffo fortissimo. La guancia inizia a bruciare e ancora più lacrime scorrono. Lui mi guarda per qualche attimo, per poi sorridere di uno in quel modo e ricominciare. Riprendo a gridare e a dimenarmi, faccio di tutto per spostarlo: scalcio, lo mordo, cerco di dargli qualche pugno ma lui tiene i miei polsi strettissimi e costringendo le mie mani contro il pavimento. Inizia a slacciarsi la cintura, no, no, no. Inizio ad urlare più forse. Sento la porta aprirsi di colpo, lui si ferma ed alza la testa, qualcuno ci raggira, va dietro Gennaro e lo prende dalle spalle per alzarlo. Lo sbatte al muro, la vedo da dietro, è lei. "Non ti permettere mai più" gli dice con voce ferma "Sennò? Non ho mica paura di te" dice ridendo. Gli sferra un pugno in faccia, poi un altro ed un altro. Lo butta a terra accanto a me. Lui si gira e col viso che scola sangue mi guarda e ride. Lei se ne accorge, gli prende la testa di forza e lo costringe a guardarla "Tu non meriti neanche di guardarla" dice dandogli un altro pugno in piena faccia. Alza un gamba e con tutta la forza che ha in corpo gli schiaccia le palle. Lui si piega a metà per il dolore, così lei lo prende per i capelli e lo fa alzare e come colpo di grazia gli prende la testa e la sbatte contro lo specchio, mandandolo in frantumi. Lo tiene fermo lì, spingendo la mano contro la sua testa. Prende un pezzo di specchio e lo mette davanti la sua faccia "vedi? Questo è lo schifo che sei" ma lui non si è visto, perché ormai è svenuto, infatti appena lei molla la presa lui cade a terra. Si accovaccia accanto a me, io mi tiro su coi gomiti. "Eih.. Tutto apposto? Come stai?" la guardo per qualche secondo in silenzio, con le lacrime a gli occhi, non riesco a parlare ma lei sembra capirlo. Fa un sospiro, si alza e mi porge la mano, non riesco. Non riesco ad afferrarla. Non riesco nemmeno ad alzare lo sguardo per guardarla, mi sento paralizzata. Le immagini di ciò che è successo poco prima continuano a susseguirsi con la mia mente, in continuazione, è un loop. Inizio a avere gli occhi lucidi, così lei mi prende in braccio e mi porta in camera di Desi.

Io il rosa e tu il nero \\ Giulia SalemiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora