_ Inghilterra, 1270 circa
La figura seduta sul divano davanti a lui era a dir poco particolare: aveva un corpo maschile, alto e slanciato, un volto e una voce femminili e un nome davvero peculiare.
“Sephtis, è il nome che uso” disse la figura: “Una volta una persona si riferì a me in questo modo, mi è piaciuto e me lo sono tenuto” Connor annuì, sempre più confuso: “Quindi, ecco, lei è il dottor Morte?” Sephtis accavallò le gambe, allungando un braccio sullo schienale del divano: “A quanto pare” era difficile mantenere una conversazione.
“Avrei bisogno del suo aiuto” iniziò Connor: “Un mio parente è morto da poco, eravamo molto legati. Se riuscisse a riportarlo indietro, gliene sarei grato” Sephtis lo ascoltò in silenzio, gli occhi scuri fissi su di lui: “Alterare il corso della natura non è mai un bene” esordì, passandosi una mano tra i capelli: “E l’idea di mettere in sesto un vecchio malato non mi sembra molto allettante, non mi provocherebbe nessun brivido” Connor si alzò in piedi di scatto, stringendo i pugni: “Brivido? Per te è questo il valore della vita umana?” Sephtis continuò a guardarlo negli occhi, privo di emozioni: “Per te quanto vale una vita umana?” chiese a sua volta, sporgendosi in avanti: “Con che criterio decideresti chi vive e chi muore?” Connor rimase interdetto da quella domanda e rimase in silenzio.
Sephtis sospirò e riappoggiò la schiena sui cuscini cremisi del divano: “Se tu fossi immortale e potessi scegliere il destino di qualunque essere vivente, riusciresti a scegliere chi vive, chi sopravvive e chi muore?” Connor si sedette lentamente, senza staccare gli occhi da Sephtis: “Si, molto probabilmente sì” il medico annuì, gettando la testa all’indietro: “Allora ti ripongo la domanda: come faresti le tue scelte?” il nobile scosse la testa, prendendo un bicchiere appoggiato sul tavolino davanti a loro: “Mi baserei sull’atteggiamento delle persone. Da come parlano, da come vivono, da come sono morte” Sephtis si lasciò sfuggire una risata sarcastica: “Quindi sceglieresti solo le persone che sopporti. Sembra molto egoista come metodo” Connor schioccò la lingua, irritato: “E tu come scegli, secondo i tuoi ‘brividi’ o come li vuoi chiamare? A me sembra molto più egoista questo, di metodo” il medico divenne serio, appoggiando i gomiti sulle ginocchia: “Sai, forse hai ragione, anzi, hai proprio ragione” si alzò in piedi, prendendo la giacca appoggiato accanto alla porta: “Quel metodo ha sempre funzionato contro i non-morti, ma forse per una volta potrei provare questo tuo modo rivoluzionario” ora aveva un sorrisetto di sfida stampato in volto, diretto verso Connor: “Vuole farmi strada, conte Ventar?” il nobile schioccò di nuovo la lingua, seguendo la figura androgina che aveva invitato nella sua villa.I corridoi della villa erano bui nonostante fosse primo pomeriggio, tende nere poste a coprire le finestre e domestici silenziosi che si muovevano lesti tra le stanze.
Connor guidò Sephtis fino al secondo piano, più vuoto e silenzioso del primo, dove l’unica stanza dalla porta aperta sembrava anche la più buia: “È morto a letto” spiegò Connor, precedendo il medico nella stanza: “Sembrava felice, per una volta. Non abbiamo avuto il coraggio di spostarlo” Sephtis annuì e seguì il nobile.
Anche quella stanza era buia, illuminata soltanto da due candelabri appoggiati sui comodini: “Mi sembra un po’ troppo sfarzoso per una camera da letto” commentò Sephtis, osservando l’enorme letto a baldacchino in legno massiccio e le tende ricamate in argento, poi fece spallucce: “Ma non sono qui per giudicare” prese uno dei due candelabri e lo avvicinò al cadavere: era un uomo anziano, probabilmente sui cinquant'anni, con una camicia da letto color cobalto tirata fin sopra le labbra.
“Era tuo nonno?” chiese, lanciando di lato le coperte: “No, era mio zio” rispose Connor, osservandolo da lontano: “O meglio, era un prozio, non esattamente a posto con la testa ma davvero molto ricco” Sephtis accennò un ghigno divertito, piegandosi sul cadavere: “Lo sapevo, soldi, è questo che interessa ai comuni esseri umani” prese un lembo della camicia da notte, annusandola: “Come è morto?” Connor fece spallucce, avvicinandosi un poco: “Morte naturale. E’ davvero rilevante per la nostra operazione?” il medico scosse la testa e annusò anche il volto del cadavere: “Punto primo: non è la ‘nostra’ operazione, ma la ‘mia’. Punto secondo: è rilevante quanto lo è un granello di sabbia in spiaggia. Punto terzo: non è morto in modo naturale, ma lo hanno avvelenato” raddrizzò la schiena, osservando la reazione del nobile: “Avvelenato?” chiese, incredulo: “Già” rispose Sephtis, la voce calma di chi aveva visto quella scena milioni di volte: “Cianuro, probabilmente. C’è odore di mandorle e il suo spirito è inquieto, segno di una morte prematura, almeno secondo la persona deceduta” nella camera calò il silenzio.
Sephtis continuò la sua ispezione del cadavere, senza preoccuparsi delle domande di Connor.
“Vuoi comunque provare un rito di rinascita per il tuo "sugar uncle"?” chiese, alla fine, rimettendo il candelabro al suo posto: “Certo” rispose Connor senza esitazione: “Mi bastano anche pochi minuti per…” si bloccò prima di finire la frase sentendosi giudicato dallo sguardo di Sephtis: “Vuoi fargli cambiare il testamento in tuo favore, vero signor conte?” quello schioccò la lingua, indicando il corpo del prozio: “Fai solo il tuo dovere. Ciò che succede dopo non sono affari tuoi” il medico fece spallucce, cercando nelle tasche un elastico per i capelli: “Hai ragione, non sono affari miei, ma voglio comunque avvisarti che questo rituale non finirà bene. Me lo sento” iniziò a legarsi i capelli, indicando la porta con un cenno del capo: “Se vuoi chiamare qualche domestico o parente per un ultimo addio ti conviene farlo ora, non ho intenzione di passare altro tempo nella villa di qualcuno come te” Connor voleva ribattere ma si limitò a sospirare: “Non muoverti da lì, cerco di radunare più persone possibili” Sephtis annuì e si tirò su le maniche, frugando un po’ nelle tasche alla ricerca di qualche gessetto per il rituale.
Non appena Connor lasciò la stanza Sephtis si avvicinò al cadavere dell’uomo: “Dev’essere proprio un colpo basso essere avvelenati in un momento di debolezza, eh?” quel commento gli sembrò più divertente del dovuto e gli sfuggì una risatina: “How inappropriate, Sephtis” disse tra sé e sé utilizzando la sua lingua natia: “Do your job and shut up” gli sfuggì un’altra risata e si appoggiò con la schiena al comodino: “O almeno è così che direbbe mia madre” attese in silenzio che Connor tornasse, rimuginando sul significato di qualunque parola gli venisse in mente.
“Hai preparato quello che ti serve, miss Sephtis?” quella voce non era nuova per il medico: Edward Ventar, fratello maggiore di Connor.
“A quanto pare mio fratello è davvero bravo con le ragazze” Sephtis scosse la testa osservando i due fratelli entrare nella stanza: “Di sicuro è meglio di te” Connor si mise tra i due, cercando di avvicinarsi di più al prozio: “Smettila di importunarlo, Edward, e smettila di chiamarlo al femminile” Sephtis fece spallucce, facendolo allontanare dal cadavere steso sul letto: “Mi definisco Androgino, Agender, Non-binary, o come cavolo lo vuoi definire. In poche parole: né maschio né femmina, non mi interessa come mi chiamano le persone” sospirò e prese un foglio di pergamena: “Comunque, ora posso iniziare il rituale?” i due fratelli annuirono, allontanandosi di qualche passo dal letto.
Sephtis prese un pezzo di carbone appuntito dal caminetto della stanza, incidendo sulla pergamena dei simboli antichi: “Non posso riportarlo indietro del tutto” sentenziò dopo che gli ideogrammi di carbone presero fuoco, bruciando del tutto il pezzo di pergamena: “Ma posso farvi parlare con lui per qualche minuto” Connor scosse la testa, appoggiandosi alla cassettiera affianco al letto: “Ho bisogno che riesca a scrivere, mi bastano pochi minuti” Edward alzò gli occhi al cielo, sogghignando: “Quindi vuoi davvero fargli cambiare il testamento a tuo favore, piccolo bastardo?” il fratello minore scosse la testa: “In nostro favore, se terrai la bocca chiusa su questa faccenda” Edward annuì, sedendosi sulla scrivania: “Ci sto. Riportalo da noi, Dottore” Sephtis sospirò, disegnando con una mano un cerchio di luce sul petto del cadavere: “Come vi pare, ma se le cose vanno storte ci pensate voi a lui” dal cerchio si allargarono dei filamenti bianchi, formando una specie di ragnatela lucente.
Sephtis alzò due dita, indice e medio, e i filamenti si allungarono per tutto il corpo del cadavere: “In the name of Earth, I force you to return life” a quelle parole il cadavere ebbe un tremito, poi alzò una mano, poi l’altra e infine la testa.
“Incredibile” sussurrò Edward, rimanendo in disparte, mentre Connor si precipitò affianco al letto: “Oh, zio, siete tornato tra noi” i suoi occhi si riempirono di finte lacrime mentre stringeva la mano morta del prozio: “Visto? Te l'avevo promesso che ti avrei portato indietro” il prozio non rispose, rimanendo a fissare il vuoto davanti a sé con gli occhi vacui: “Perché non risponde?” Sephtis fece spallucce, prendendo un ago argentato: “Mi sembrava di avertelo detto, no? Il suo spirito non è adatto a una resurrezione, nemmeno temporanea” infilò lo spillo all’altezza del cuore del cadavere: “Vediamo se così funziona” quello ebbe un sussulto, poi si girò di scatto verso Connor: “Tu…” la sua voce era inumana, proveniente direttamente dall’inferno: “Mi hai permesso di tornare” dalle labbra gli pendeva della schiuma: “Te ne sono… grato” tentò di sorridere, ma tutto ciò che riuscì a fare fu un ghigno malevolo: “Ora… dammi forza” tentò di afferrare il nipote, cadendo rovinosamente fuori dal letto: “Il tuo spirito… lo voglio” Connor strisciò all’indietro, spaventato: “Cosa…” il prozio si gettò su di lui, allungando la testa nel tentativo di morderlo: “Lasciafratello” abbaiò Edward, allontanando il non-morto con un calcio.
Sephtis sogghignò e si sciolse i capelli: “Non dite che non vi avevo avvertito” si avvicinò al non-morto, scansando i due fratelli: “Voi nobili e la vostra bramosia per il denaro, non porta mai a qualcosa di buono” si fermò per qualche secondo, poi si accovacciò a terra: “O almeno per voi” con una mossa secca dal polso estrasse l’ago d’argento e il non-morto si accasciò a terra, senza più forza vitale. La ragnatela lucente si dissolse in una nube di polvere bianca.
“Vi conviene rinunciare al testamento e a seppellire vostro zio alla svelta, la puzza di morto si sente fino da metà del corridoio” Connor non rispose, rimanendo a fissare il cadavere accasciato a terra: “Hai intenzione di andartene così?” chiese, invece, Edward: “Dopo che la tua magia ha quasi ucciso mio fratello?” Sephtis fece spallucce, aprendo le tende e le finestre della stanza: “Punto primo: la mia magia l’avete richiesta voi, nonostante i miei avvertimenti. Punto secondo: prova a fermarmi e finirai peggio di tuo zio” si avviò verso la porta, senza preoccuparsi degli sguardi dei domestici in corridoio.
Nel momento in cui mise piede fuori dalla villa iniziò a piovere: “Tutte a me, eh?” sospirò, calandosi il cappuccio della giacca sulla fronte: “Davvero, a volte mi chiedo se il mondo abbia preso la mia fortuna in cambio della mia immortalità” iniziò a scendere lungo la collina, verso la cittadella sottostante, sperando che il tempo fosse clemente fino al suo arrivo.
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Sephtis' Adventures
Fantasy(one shot) Sephtis, essere immortale dalle sembianze androgine, gira per il mondo alla ricerca di altri esseri immortali. Non è un viaggio facile, e la sua memoria fa spesso cilecca, ma di sicuro dei cadaveri che camminano sono un ottimo passatempo.