Caldo Afoso (fine)

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_Deserto del Sahara, 1890 circa

Il vento si alzò in pochi istanti, inondando Sephtis e Aleaqrab di sabbia. 
Il mercenario scese dal cammello, iniziando a scavare con i piedi nella sabbia: "Che stai facendo?" chiese Sephtis, girandogli attorno: "Cerco Fenrir, così possiamo riprendere la via per l'oasi" l'essere immortale scosse la testa, scendendo al suo fianco: "Non lo troverai finché Carestia non ce lo ridarà. Te l'ho detto: è già successo in passato" Aleaqrab gli rivolse uno sguardo interdetto finché un altro urlo, questa più vicino del precedente, lo fece sussultare.
Una tempesta di sabbia si scatenò su di loro, spaventando i cammelli.
Aleaqrab si avvicinò istintivamente a Sephtis, prendendo la spada consacrata: "Cosa devo fare?" chiese al padrone, prendendo le briglie del suo cammello: "Direi che ci conviene scappare" sentenziò Sephtis, cercando di proteggersi gli occhi con le maniche dell'abito: "Non ci riusciremo" ribatté Aleaqrab: "Dobbiamo almeno provare a combattere" Sephtis stava per ribattere, ma un terzo non squarciò l'aria: "Sephtisl'essere immortale si guardò attorno, poi si rivolse al non-morto: "Hai una chance. Se fallisci, muori" Aleaqrab annuì, pronto allo scontro imminente.

La sabbia iniziò a vorticare e raggrupparsi, formano una figura antropomorfa.
Aleaqrab si mise istintivamente tra quella cosa e Sephtis: "Ci penso io, non si preoccupi" le rune comparse sulla zulfiqar si illuminarono, attivate dall'aura di Carestia.
Aleaqrab osservò per qualche secondo la sabbia formare un volto mostruoso, simile a quello di un jinn: "Sephtis" ripeté: "Hai osato sfidarmi troppe volte, ormai. Sai che fato spetta a coloro che mi disrispettano" Sephtis indietreggiò quando una pietra sfiorò la sua guancia: "Non osare ferire il mio padrone" ringhiò Aleaqrab, rigirandosi la zulfiqar tra le mani.
Una seconda roccia sfiorò Sephtis, aprendo un taglio sul suo braccio: "Ora cosa hai intenzione di fare, non-morto?" la voce di Carestia fu seguita da un masso dritto contro Aleaqrab.
Quello lo schivò gettandosi a terra, senza perdere però la presa sulla spada. Si alzò immediatamente, prendendo l'elsa a due mani, e iniziò a menare fendenti a destra e a manca.
Sephtis si allontanò un poco, bendando la ferita che aveva sul braccio, osservando la sabbia iniziare a diradarsi.
Un colpo dopo l'altro, evitando massi e arbusti scaraventati contro di sé, Aleaqrab stava indebolendo l'avversario, lentamente, ma ce la stava facendo.
Lo aveva capito: sabbia = corpo di Carestia.
La sabbia sembrava densa quanto la carne; Aleaqrab accennò un ghigno quando sentì nuovamente la voce dell'essere immortale: "Quelli come te dovrebbero stare sotto di noi, siete inferiori a noi, siete nostre creazioni" Aleaqrab prese un sasso sotterrato dalla sabbia e lo sgretolò con una mano: "L'uica persona a cui mi sottometto è il mio Padrone, Sephtis. Gli altri sono solo scarti per me" Sephtis si sporse verso il non-morto e indicò un puntino bianco a cinque metri d'altezza: "Punta lì. Se lo colpisci, avremo vinto" Aleaqrab annuì e si rigirò la zulfiqar tra le mani: "Sarà fatto" scattò in avanti, schivando diversi arbusti spinosi scagliatigli contro dall'avversario.
Usò una roccia come trampolino e spiccò un balzo di almeno sette metri.
Impugnò la spada a due mani, mirando al punto indicatogli da Sephtis.
La lama trapassò quella sfera di luce bianca e calda e, in pochi secondi, la tempesta di sabbia cessò.
Aleaqrab atterrò aggraziato a terra, cercando con lo sguardo Fenrir.
"Fanculo" sibilò il cacciatore, cercando di scrollarsi di dosso il cumulo di sabbia che lo aveva sotterrato: "Lo hai rimandato dall'Altra parte, Al?" Sephtis annuì, aiutandolo ad alzarsi: "Ce l'ha fatta. È piuttosto portato per i combattimenti" Aleaqrab accennò un sorriso, poi iniziò a guardarsi attorno.
Sephtis e Fenrir raggrupparono le loro cose sui cammelli rimasti, poi il mercenario indicò un punto in lontananza: "L'oasi dovrebbe essere là" gli altri due viaggiatori annuirono e salirono sui cammelli: ormai andava tutto bene.

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