7° capitolo

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Lei...

Suona la campanella che scocca l'ultimo secondo dell'intervallo e il terrore sale nei nostri corpi. Sentiamo lo scricchiolio della porta che incomincia a muoversi e, attraverso la fessura creatasi, vediamo una sagoma, nera a causa dell'ombra. La porta si apre con velocità ferma e il timore è arrivato fino al cervello: fra poco ci mangia vivi. Entra finalmente l'alieno professore.

— Buongiorno — dice con tono freddo rivolgendosi a noi studenti.
— Buongiorno Professore — rispondiamo placidamente noi.

Lui si presenta, si 'chiama' Kyran e insegna storia dell'arte. È la materia che odio di più, non mi appassiona assolutamente, quindi figuratevi avere per di più un docente che temiamo e che potrebbe donarci una fucilata con le loro pistole fuor di tecnologia terrestre. Ci osserva uno per uno. I suoi tenebri occhi profondissimi come un pozzo, di cui non si sa neppure dove sia il fondo, incutono trepidezza. Il nostro peritarsi perfino a respirare non gli provoca nessuna empatia. Il tempo scorre e non distoglie il suo sguardo sui nostri. Sembra di essere in una gara di chi si fissa più a lungo negli occhi.

Ho messo prima le virgolette per chiama dato che gli alieni si fanno dare il proprio nome dal Governo per cercare di assomigliare maggiormente agli umani, benché alla fine i nomi propri siano pur sempre di origine aliena o comunque non sembrano essere di persone umane. È la prima volta che però ci si presenta davanti a noi un professore alieno che non abbia effettuato il mutamento per ottenere sembianze umane. Al centro della sua larga fronte è incastonato un microchip con cui gli extraterrestri che lavorano con qualsiasi umano intra comunicano con il partito della trasmissione. Non è la prima volta che noto quel dannoso aggeggio.

— ... — Non abbiamo compreso nulla di ciò che ha enunciato quell'essere.

— Qualcuno saprebbe darmi una risposta a codesta domanda?! — afferma l'alieno.

— Sinceramente, no. — risponde spavalda Lucy — Il suo quesito pronunziato con la vostra lingua non la riusciamo a comprendere, se gentilmente potesse riporre la richiesta con la nos-. Manco finita l'ultima parola che viene interrotta dal professore che, sentendo quella frase, a quanto pare si era innervosito di non poco.

— Ma dove siamo? Con chi pensi hai a che fare? — ribatte con tono grave e aggressivo l'insegnante. — Tu sai che per quello che hai detto potresti morire? Non qui, ma nella piazza principale! Ah, ah, ah! Esci immediatamente dall'aula!

Lucy cammina a testa alta tra i banchi per poi chiudersi la porta dietro di sé con non troppa forza. Nel frattempo il docente la insulta con frasi ed etimologie straniere al linguaggio terrestre. Nel momento in cui sentiamo il rumore della porta sbattere lievemente e, dunque, Lucy fuori dalla stanza, il professore Kyran comincia a rimproverarci senza motivo. Ci urla di essere degli incapaci e degli ignoranti, che non siamo degni di frequentare questa scuola privilegiata, tralasciando il fatto che non è tutte le volte così. Noi ignoriamo tutto ciò che l'alieno ci dice, tanto siamo a conoscenza del fatto che sono tutte parole inutili per far passare il tempo e per intimidirci. In effetti noi non abbiamo paura, non lo temiamo. È solo uno come tanti altri presenti non solo nel nostro edificio ma anche in altri luoghi, non solamente nella scuola. Eppure siamo governati da loro, siamo sotto il loro potere.

Per la terza volta nella mattinata si sente il suono di quella attesa campanella elettrica del corridoio e per la terza volta aspettiamo il terzo precettore che dovrebbe entrare ormai da quella fatidica porta ferrea.

È di genere femminile, ambigua come cosa. Il rumore particolarmente fine prodotto dai passi dei suoi tacchi alti rimbomba in tutta la stanza. La distanza fra la famosa cattedra e la figura che si avvicina pacatamente si assottiglia gradualmente e, nel mentre, i secondi scandiscono violentemente quel tempo che è ritornato a esser lento come nel primo istante che ho vissuto questa mattina qui, in questo misterioso istituto.

"Buongiorno!"

dice con tono allegro rivolgendosi a noi studenti.

— Buongiorno Professoressa — rispondiamo incuriositi noi.

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