13° capitolo

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Fognature...

Ed eccoci qua abbracciati da un buio totale, per di più qualcuno del gruppo ha lasciato in classe o ha perso durante il tragitto gli occhialetti notturni. Per fortuna le autorità umane hanno previsto il possibile aiuto di una lucetta e di conseguenza l'hanno fatta installare a lato delle pistole laser che ogni anno danno a ciascun alunno nuovo. Ora ne accendiamo una alla volta e pian piano la strada di fronte a noi si fa visibile e realizziamo che ci troviamo chiusi all'interno di fognature molto grandi, quelle in cui ci possono passare anche i veicoli. Ci disponiamo a fila indiana e con massima cautela cominciamo a intraprendere il cammino. È palese dire che dobbiamo scovare una via d'uscita da questo luogo. Passano i secondi, i minuti e ci troviamo nel mistero daccapo. Quando finirà questo nuovo corridoio?
Dove sarà la fine di tutto?

Sentiamo un netto tonfo come se un libro fosse appena caduto orizzontalmente sul pavimento e purtroppo non è l'unica cosa che udiamo: i brividi si estendono fino alle estremità dei nostri corpi. Ci guardiamo confusi e spaventati da chi o cosa possa aver causato quel fracasso assordante. Beh, qualcheduno cerca di consolarsi ipotizzando che è stata solamente tutta un'illusione, al contrario qualcun altro ribatte di aver sentito per davvero un rumore deciso e forte; qualcuno non sa quali parole utilizzare per esprimere il proprio stato d'animo, invece altri hanno timore del futuro; alcuni stanno smarrendo la propria stabilità emotiva, certi stanno per incamminarsi nella via della pazzia. Passa il tempo incessantemente e ci ritroviamo nel mistero. Sembra di stare in un manicomio, è come se trovassi una situazione differente ognuna dall'altra in ogni lato che mi giro a squadrare: prima a destra, no a sinistra, forse è migliore di fronte, o meglio dietro?, ma quali sono i lati se mi trovo in mezzo ad un cerchio. Chi ho attorno a me?
Calma Caterine...

Gal's POV

E mi sembra di aver la percezione di aver fallito il mio compito, dovevo proteggere i ragazzi e non ho avuto le capacità per mantenere la promessa. Ogni docente umano si prende con giuramento la responsabilità di ciò che andrà a fare, ovvero insegnare e difendere i ragazzi geni e quelli meno dotati. Mi sento letteralmente una pezzente, non dovrei essere la loro insegnante (ma neanche una in generale) se non merito nemmeno di essere un'umana; dobbiamo coalizzare vista la potenza del nemico, dobbiamo unire le proprie forze invece di lasciarci al proprio destino, non abbiamo nessun alleato, siamo solo noi, ebbene, farei meglio a dire che siamo rimasti unicamente noi. Non metto in dubbio il fatto di aver provato a salvare tutti questi ragazzi ma Mat... mi dispiace, non so proprio cosa dire. Anzi, devo assolutamente ammettere la mia colpa, avrei dovuto stare più attenta e al contrario ho lasciato al destino ciò che spettava al destino. No, non dovrei essere la docente di questi alunni, non ho le doti giuste per affrontare questi problemi. Cosa faranno questi fanciulli con me se non riesco neppure a combinare delle parole? Chi sono io per essere in questa posizione?

Who am I?

Ruoto il mio corpo verso il dietro e trovo un vuoto che porta un non so che di aggressività, è l'oscurità più totale che mi travolge come un'eclissi solare. Osservo il panorama circostante a me, benché ci sia l'impressione che non esista alcuno spazio limitrofo. Non so quale mezzo mettere in pratica per spezzare questa vista accecata. Tutt'a un tratto chiudo di netto le palpebre, voglio scacciare il male, voglio svegliarmi da questo incubo infinito, voglio proteggere i miei studenti, ma voglio...
Voglio, no, vorrei, sì...

Mi rigiro in un batter di ciglia e con tutta la determinazione che possiedo nel mio corpo, cerco di tenere la calma mentre raduno i ragazzi e le ragazze accanto a me: — Non abbiamo più tempo per essere impauriti, un compito dev'essere nella nostra mente e deve risultare come un obiettivo comune. Guardatevi, anzi guardiamoci. Il "Chi siamo?" non appartiene ai miei interessi e vorrei udire non un'opinione a riguardo. Voglio ottenere coraggio da voi, orgoglio per ciò che siete, non domandatevi chi siete o il motivo di questa avventura. Domani potreste avere un comportamento e un pensiero dissimile da uno di oggi. Ragioniamo sul futuro e, dunque, per quale fine serve stare qui impalati ad aspettare qualcheduno che si muova o qualcosa che accada mentre potremmo essere noi il cambiamento? Muoviamoci. Perdere un secondo può significare la morte, spero ve lo ricordiate fermamente... 

Avete capito? Muoviamoci, forza!

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