Ombra, me stessa

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Questo è un capitolo un po' diverso.

La mia paura di incontrare la mia ombra, la paura di incontrare me stessa mi ha raggiunto ancora e non riesco a scappare. Non riesco. È come se stessi correndo una maratona infinita come l'uomo che morì dopo aver annunciato la vittoria. Non vedo la famosa luce di cui tutti parlano. So di non essere l'unica all'interno di questo unico processo, ma mi chiedo: com'è possibile che in cinque anni abbia vissuto la semi luce solo in tre mesi in cui c'era il buio fuori dalla mia bolla, nel momento in cui doveva essere il peggiore di tutti? e che invece è stato addirittura probabilmente il migliore fra tutti. Pensavo fosse la salita e al contrario era la discesa senza un possibile ritorno costante tutt'ora. 

Il continuo temere del vivere nello scrivere di una lettera. Ho imparato a non pensarci anche se quell'uno per cento resta e resterà inevitabilmente fino alla fine dei miei giorni. Credo faccia parte di me e anche altri ce l'hanno come parte di se stessi. Perché? Perché probabilmente siamo stati scelti, forse eravamo i più forti nella presa della decisione, forse nelle lunghe file eravamo gli unici che potevano sopportare una tale questione. Forse eravamo i più forti. Risuonano codesti pensieri nella mia testa riflettendo in veste di raggio nello specchio convesso della mia testa come un occhio. Tuttavia, il mio non è piccolo ed è di un color nocciola che mi ricorda quelli di mia nonna. Mi manca, mi mancano le sue parole sebbene le abbia sentite per poco tempo, un tempo lontano dal mio corpo che però la mia mente ricorda perfettamente. Mi manca il suo essere malata, la sua normalità, insomma la sua presenza. Era uno strazio ma contemporaneamente un'amore profondo. Era una disperazione ma nella sua c'era anche la mia. Come delle note contrastanti c'eravamo noi che ci abbracciavamo nel nostro finire insieme, nel nostro essere insieme.


Come della seta, foglie di pesca che cadono verso la terra, la loro madre, toccano il fondo e rimangono lì appassendo e diventando parte integrante della loro madre in un abbraccio eterno... Una spinta in avanti non è concessa a loro. Sono diventate una cosa unica, una materia speciale e rara nella sua complessità. Potrebbero esistere dei simili, possono contrapporsi gli opposti, perché ad una esistenza se ne crea un'altra affine ma non equivalente alla prima. 

Chi lascia definitivamente la terra e abbandona l'universo perché ha già vissuto, è qui presente vicino al caro o alla cara persona a cui era legata; è qui presente a causa del suo infinito amore e di una compassione ammirevole per la forza impareggiabile; è qui presente non corporeamente ma tramite i suoi vecchi averi e le sue azioni che, per un'immensa volontà di non far lasciar scivolare una lacrima, nuotano nei nostri ricordi, perfino in quelli più amari.


Scrivo per non arrendermi, per pensare ad altro, divento un punto colorato in un foglio bianco in un intervallo indeterminato di un tempo limitato. Un contrasto piacevole per la sottoscritta che però può risultare fastidioso ad altri, tuttavia... chi può essere il miglior giudice di sé? Noi, il se stesso in sé. Non è un gioco di parole, è solo il modo di esprimersi che non appartiene a me ma alla mia mente, al mio definirsi di persona. Una persona come le altre perché sono anch'io un umano, scusatemi, meglio dire un'umana.


Possono risultare parole difficili alla prima lettura, eppure chi conosce ciò che ho già scritto, perché, ripeto, non sono l'unica, può sentirsi capito. Siamo tante briciole di pane in una piazza affollata, un chicco di sabbia, le note nere del pianoforte. No, non siamo soli, dobbiamo ideare una propria storia. Non siamo diversi dagli altri, siamo soltanto i prescelti, non i favoriti. Realizziamo la via che seguiranno altre persone, altri umani. La via dell'incertezza, del dubbio, delle tentazioni, del 50 e 50. È possibile? È lapalissiana la risposta: ovvio che sì. Nessuna cosa al mondo è stata ideata, creata o scelta per caso, c'è una ragione dietro a codesto ingegnoso sistema. Una bolla con al suo interno meccanismi difficili, complessi, eppure non incomprensibili. Cerchiamo i simili all'incirca come il simile scioglie il simile. È spontaneo ed è perfino possibile che sia un'ipotesi puramente mia. Non credo. Tutto è un ciclo chiuso con rapporti reciproci che servono per il prossimo o per sé. 

Per esempio, cadevo e mi rialzavo con le mie forze. Guardando indietro nel tempo, osservo la me del passato, la osservo non con amarezza ma con aria soddisfatta poiché, nonostante la presenza di coloro che volevano piegarmi e ci sono andati vicini, li ho ignorati e di nuovo sono riuscita ad uscire alla luce, a quel calore immenso che circonda il male e cerca di distruggerlo. Il motivo di tali sforzi è che nessuno merita il peggio o persino una parte di esso, che sia anche parte dell'aria che respiriamo. È complicato vivere, chiunque lo ammette, ciononostante non tutti riflettono sul fatto di sopravvivere: avere successo in ciò è enormemente più lambiccato.

Non siamo gli unici ad avere un problema, una sola questione oppure tanti dramma, poiché non siamo gli unici a vivere in questo universo, ché onestamente è il cervello madre dei nostri. Come noi persone in questo universo...

Come noi umani in questo sistema...

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