4 - Non andartene di nuovo -

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Bussai a casa della mia amica, la porta si aprì, Josephine aveva i capelli biondi e ricci raccolti in una semplice coda bassa, aveva un vestito lungo fino ai piedi, blu elettrico con due spaccature ai lati delle gambe, il corpetto era a forma di cuore con le spalle scoperte e compresa gran parte della schiena, si vedeva indossasse dei tacchi, cosa che la fece sembrare molto più alta di me.
In quell'istante sentii due braccia circondarmi le braccia e un odore buonissimo invadere le mie narici.
< Sei bellissima vestita cosi, a chi devi fare colpo? - dissi mentre lei mi fece entrare in casa e chiudendo la porta alle mie spalle.
< Qualcuno sperando di non rimanere zitella a vita.
Mi guardai intorno e notai qualcosa di diverso
< Fai spostamenti di mobili ogni anno? Ci sono sempre sorprese quando vengo da te.
< Colpa di mio padre e le sue manie di cambiamento. Vieni andiamo in camera.
La seguii e entrammo nella sua camera, era completamente rosa, tra armadi, coperte, tappeto, mensole, insomma il rosa è il suo colore preferito.
Entrata in camera mi fiondai sul suo letto.
< Ehi sei venuta qui perché devo trasformarti in cenerentola non perché devi oziare sul MIO letto. - punteggiò lei
< Non posso resistere alla morbidezza del tuo letto.
Rise e aprii l'armadio dove teneva maggior parte di vestiti casual e sportivi, mentre nella sezione più in alto c'erano vestiti eleganti.
< Qualcosa ti colpisce? - disse spostandoli tra loro guardandoli.
< Mmmh quello rosso? - indicai.
< Troppo vistoso per te. Piuttosto, questo bianco?
< Troppo corto.
Rimanemmo in silenzio per un po' cercando di capire qualche vestito fosse più adatto a me.
Un vestito mi salì all'occhio, era un vestito completamente nero, lungo fino a sopra alle ginocchia, era molto semplice, proprio come me.
< Quello nero?
< Ah questo dici? Penso vada bene, tieni provalo.
Mi passò il vestito e me lo provai guardandomi ad uno specchio accanto al letto, feci una giravolta per vedere come mi stesse e mi colpì, era davvero bello.
< Ehi ma cosa vuoi fare, competizione con me? - rise guardandomi.
Sorrisi.
< Beh direi che siamo pronte.

Dopo essermi messo un leggero filo di trucco sugli occhi, siamo corse verso casa di Karl, uno degli amici di Josephine.
Josy bussò alla porta e un biondino un po' basso ci aprì la porta.
< Ehilà Josephine - disse lui contento di vederla e poi spostò lo sguardo su di me, fissandomi da testa a piedi < Hai portato un amica?
< Ah si lei è Agatha, la mia migliore amica - mi spinse in avanti come per costringermi a far amicizia.
< Piacere.. Tu sei?
< Io sono Leonard, felice di conoscerti Agatha - sorrise e poi si fece da parte per farci entrare.
< Prego ragazze.
Entrammo e non capii più niente, la musica era altissima, c'era un fortissimo odore di erba e la cosa non mi piaceva per niente.
< Vado a salutare Karl, tu fatti un giro e vedi di conoscere qualche tipo carino - mi fece un occhiolino, capii cosa intendeva e, no grazie.
< Certo, ci becchiamo dopo.
Lei si allontanò in mezzo ad un gruppetto di persone e mi allontanai anche io cercando il bancone con le bibite, giusto per bere qualcosa e passare il tempo di questa serata difficile.
Mi avvicinai ad un tavolo con varie bibite sopra e ne presi una birra versandola in un bicchiere iniziando a bere, poco dopo sentii una mano sulla mia spalla.
Mi girai e vidi un ragazzo, a vista molto più grande di me, puzzava di alcool e aveva i capelli tutti scompigliati come se fosse appena uscito da una rissa.
< Ehi bella, il tuo nome?
< Mmh, Agatha - lo squadrai da testa a piedi per cercare di capire che tipo di persona fosse.
< Bellissimo nome, ti si addice. Io sono Bernard, piacere.
Iniziò a toccarmi la coscia salendo sempre di più e io lo spintonai via.
< Non sei il mio tipo, grazie.
< Dai su divertiamoci un po', non lo dirò mica al tuo fidanzato.
< Io non ho un fidanzato e non cerco neanche divertimento qui puoi levarti dai piedi, grazie gentilissimo.
< Dai sarà una cosa veloce.
Salì le sue mani fino alle mie mutandine tante'è che lo spintonai a terra cosa che fece zittire tutti quanti e attirarli verso la nostra direzione.
< Ti ho detto di no cazzo!! Urlai.
Lui rimase per un po' a terra guardandomi, poi il suo sguardo cambiò in arrabbiato, si alzò e mi tirò uno schiaffo in testa facendomi sbattere su un tavolo pieno di bottiglie, un vetro mi entrò sulla guancia iniziando a farmi sanguinare.
Un ragazzo dietro di me intervenne, prendendo le mie difese fermando Bernard.
Io mi alzai in piedi e corsi via da quella casa, da quella maledetta festa.
Iniziai a piangere e camminai verso casa.
Poco dopo sentii una voce dietro di me.
< Agatha.
< Lasciami stare cazzo non ti voglio!! - urlai
Dissi piangendo di più e tenendomi la guancia ferita.
Ci fu silenzio, mi girai e mi accorsi che si trattava di Sebastian.
I suoi occhi scuri risplendevano alla luce della luna, le sue braccia sembravano tese, sembrava preoccupato.
< Sebastian.. Scusa pensavo..
< Tranquilla - disse.
Rimanemmo un po' in silenzio, non sapevo cosa dire.
< Perché sei qui?
< Passavo qui vicino.
< Ma tu guarda che coincidenza. - dissi io ironica.
< Cos'è ora mi segui? Non ho bisogno di un babysitter.
Distolse lo sguardo.
< Stai sanguinando.
< Grazie, lo so.
< Sei arrabbiata con me?
< Lasciami stare.
Si avvicinò a me e mi prese il mento con una mano.
Le sue mani erano  così dannatamente congelate che rabrividii.
< Ferma.
Con l'altra mano tolse la scheggia di vetro rimasta sulla mia guancia.
< Grazie, ancora..
< Chi è stato?
< Un ragazzo, ad una festa.
< Vai alle feste?
< Mi ha costretta la mia migliore amica.
< Mh, ti fa tanto male?
< No.
< Allora perchè piangevi?
< Sono triste.
< Capisco - mi fissò negli occhi come cercando di leggermi il pensiero.
< E non mi chiedi perché?
< Me lo avresti detto di tua spontanea volontà se avessi voluto, lo scoprirò da solo.
Sorrisi abbassando lo sguardo.
< Stai molto bene con questo vestito.
Arrossii a quel complimento, cosi mi girai dall'altro lato per non far notare il mio imbarazzo, e iniziai a camminare, lui mi seguiva camminandomi da dietro.
Camminai con la testa alzata fissando le stelle.
< Quello è Marte.- disse indicando ciò che stavo guardando, quello che io pensavo fosse una stella.
< Il pianeta più bello per me, emana una bellissima luce dalla terra, arancione, ciò che permette di riconoscerlo di più rispetto agli altri.
< Quante cose sai? - sorrisi.
< Vivo sulla terra da 200 anni, so molto.
< Giusto, domanda stupida.
Rise, la sua risata era stupenda.
< Vuoi andare in un posto dove le stelle si vedono meglio?
< Mi piacerebbe molto.
< Posso prenderti in braccio?
Arrossii ma annuii con la testa.
Lui mi prese a sacco di patate e poi corse velocissimo, come lui sapeva fare bene.
Appoggiai la testa sul suo petto e riuscivo a sentire il battito del suo cuore.
Dopo qualche minuto ci ritrovammo in cima ad una montagna, dove le stelle si vedevano benissimo, quasi sembrava potessi prenderle.
Lui mi lasciò con i piedi per terra, dopo di che si stese sull'erba con le braccia sotto la testa e lo sguardo fisso in cielo.
Poco dopo mi sdraiai affianco a lui.
< È stupendo. - dissi.
Dopo qualche istante vidi una stella cadente e mi alzai seduta.
< Una stella cadente!!!
< Cosa? In questo periodo non ce ne sono.
< Giuro di averla vista.. - indicai il cielo affranta.
< Allora vedi di esprimere il desiderio giusto.
Vorrei tanto che non andassi via, sono felice con te Sebastian, solo questo.
Sorrisi al pensiero e poi mi riallungai affianco a lui.
< Fatto. - sorrisi.
Mi riallungai affianco a lui e chiusi gli occhi.
< Grazie ancora, per questa serata.
Potei sentire una sua risatina poco prima di addormentarmi, poi tutto è nero.

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