Bussai a casa della mia amica, la porta si aprì, Josephine aveva i capelli biondi e ricci raccolti in una semplice coda bassa, aveva un vestito lungo fino ai piedi, blu elettrico con due spaccature ai lati delle gambe, il corpetto era a forma di cuore con le spalle scoperte e compresa gran parte della schiena, si vedeva indossasse dei tacchi, cosa che la fece sembrare molto più alta di me.
In quell'istante sentii due braccia circondarmi le braccia e un odore buonissimo invadere le mie narici.
< Sei bellissima vestita cosi, a chi devi fare colpo? - dissi mentre lei mi fece entrare in casa e chiudendo la porta alle mie spalle.
< Qualcuno sperando di non rimanere zitella a vita.
Mi guardai intorno e notai qualcosa di diverso
< Fai spostamenti di mobili ogni anno? Ci sono sempre sorprese quando vengo da te.
< Colpa di mio padre e le sue manie di cambiamento. Vieni andiamo in camera.
La seguii e entrammo nella sua camera, era completamente rosa, tra armadi, coperte, tappeto, mensole, insomma il rosa è il suo colore preferito.
Entrata in camera mi fiondai sul suo letto.
< Ehi sei venuta qui perché devo trasformarti in cenerentola non perché devi oziare sul MIO letto. - punteggiò lei
< Non posso resistere alla morbidezza del tuo letto.
Rise e aprii l'armadio dove teneva maggior parte di vestiti casual e sportivi, mentre nella sezione più in alto c'erano vestiti eleganti.
< Qualcosa ti colpisce? - disse spostandoli tra loro guardandoli.
< Mmmh quello rosso? - indicai.
< Troppo vistoso per te. Piuttosto, questo bianco?
< Troppo corto.
Rimanemmo in silenzio per un po' cercando di capire qualche vestito fosse più adatto a me.
Un vestito mi salì all'occhio, era un vestito completamente nero, lungo fino a sopra alle ginocchia, era molto semplice, proprio come me.
< Quello nero?
< Ah questo dici? Penso vada bene, tieni provalo.
Mi passò il vestito e me lo provai guardandomi ad uno specchio accanto al letto, feci una giravolta per vedere come mi stesse e mi colpì, era davvero bello.
< Ehi ma cosa vuoi fare, competizione con me? - rise guardandomi.
Sorrisi.
< Beh direi che siamo pronte.Dopo essermi messo un leggero filo di trucco sugli occhi, siamo corse verso casa di Karl, uno degli amici di Josephine.
Josy bussò alla porta e un biondino un po' basso ci aprì la porta.
< Ehilà Josephine - disse lui contento di vederla e poi spostò lo sguardo su di me, fissandomi da testa a piedi < Hai portato un amica?
< Ah si lei è Agatha, la mia migliore amica - mi spinse in avanti come per costringermi a far amicizia.
< Piacere.. Tu sei?
< Io sono Leonard, felice di conoscerti Agatha - sorrise e poi si fece da parte per farci entrare.
< Prego ragazze.
Entrammo e non capii più niente, la musica era altissima, c'era un fortissimo odore di erba e la cosa non mi piaceva per niente.
< Vado a salutare Karl, tu fatti un giro e vedi di conoscere qualche tipo carino - mi fece un occhiolino, capii cosa intendeva e, no grazie.
< Certo, ci becchiamo dopo.
Lei si allontanò in mezzo ad un gruppetto di persone e mi allontanai anche io cercando il bancone con le bibite, giusto per bere qualcosa e passare il tempo di questa serata difficile.
Mi avvicinai ad un tavolo con varie bibite sopra e ne presi una birra versandola in un bicchiere iniziando a bere, poco dopo sentii una mano sulla mia spalla.
Mi girai e vidi un ragazzo, a vista molto più grande di me, puzzava di alcool e aveva i capelli tutti scompigliati come se fosse appena uscito da una rissa.
< Ehi bella, il tuo nome?
< Mmh, Agatha - lo squadrai da testa a piedi per cercare di capire che tipo di persona fosse.
< Bellissimo nome, ti si addice. Io sono Bernard, piacere.
Iniziò a toccarmi la coscia salendo sempre di più e io lo spintonai via.
< Non sei il mio tipo, grazie.
< Dai su divertiamoci un po', non lo dirò mica al tuo fidanzato.
< Io non ho un fidanzato e non cerco neanche divertimento qui puoi levarti dai piedi, grazie gentilissimo.
< Dai sarà una cosa veloce.
Salì le sue mani fino alle mie mutandine tante'è che lo spintonai a terra cosa che fece zittire tutti quanti e attirarli verso la nostra direzione.
< Ti ho detto di no cazzo!! Urlai.
Lui rimase per un po' a terra guardandomi, poi il suo sguardo cambiò in arrabbiato, si alzò e mi tirò uno schiaffo in testa facendomi sbattere su un tavolo pieno di bottiglie, un vetro mi entrò sulla guancia iniziando a farmi sanguinare.
Un ragazzo dietro di me intervenne, prendendo le mie difese fermando Bernard.
Io mi alzai in piedi e corsi via da quella casa, da quella maledetta festa.
Iniziai a piangere e camminai verso casa.
Poco dopo sentii una voce dietro di me.
< Agatha.
< Lasciami stare cazzo non ti voglio!! - urlai
Dissi piangendo di più e tenendomi la guancia ferita.
Ci fu silenzio, mi girai e mi accorsi che si trattava di Sebastian.
I suoi occhi scuri risplendevano alla luce della luna, le sue braccia sembravano tese, sembrava preoccupato.
< Sebastian.. Scusa pensavo..
< Tranquilla - disse.
Rimanemmo un po' in silenzio, non sapevo cosa dire.
< Perché sei qui?
< Passavo qui vicino.
< Ma tu guarda che coincidenza. - dissi io ironica.
< Cos'è ora mi segui? Non ho bisogno di un babysitter.
Distolse lo sguardo.
< Stai sanguinando.
< Grazie, lo so.
< Sei arrabbiata con me?
< Lasciami stare.
Si avvicinò a me e mi prese il mento con una mano.
Le sue mani erano così dannatamente congelate che rabrividii.
< Ferma.
Con l'altra mano tolse la scheggia di vetro rimasta sulla mia guancia.
< Grazie, ancora..
< Chi è stato?
< Un ragazzo, ad una festa.
< Vai alle feste?
< Mi ha costretta la mia migliore amica.
< Mh, ti fa tanto male?
< No.
< Allora perchè piangevi?
< Sono triste.
< Capisco - mi fissò negli occhi come cercando di leggermi il pensiero.
< E non mi chiedi perché?
< Me lo avresti detto di tua spontanea volontà se avessi voluto, lo scoprirò da solo.
Sorrisi abbassando lo sguardo.
< Stai molto bene con questo vestito.
Arrossii a quel complimento, cosi mi girai dall'altro lato per non far notare il mio imbarazzo, e iniziai a camminare, lui mi seguiva camminandomi da dietro.
Camminai con la testa alzata fissando le stelle.
< Quello è Marte.- disse indicando ciò che stavo guardando, quello che io pensavo fosse una stella.
< Il pianeta più bello per me, emana una bellissima luce dalla terra, arancione, ciò che permette di riconoscerlo di più rispetto agli altri.
< Quante cose sai? - sorrisi.
< Vivo sulla terra da 200 anni, so molto.
< Giusto, domanda stupida.
Rise, la sua risata era stupenda.
< Vuoi andare in un posto dove le stelle si vedono meglio?
< Mi piacerebbe molto.
< Posso prenderti in braccio?
Arrossii ma annuii con la testa.
Lui mi prese a sacco di patate e poi corse velocissimo, come lui sapeva fare bene.
Appoggiai la testa sul suo petto e riuscivo a sentire il battito del suo cuore.
Dopo qualche minuto ci ritrovammo in cima ad una montagna, dove le stelle si vedevano benissimo, quasi sembrava potessi prenderle.
Lui mi lasciò con i piedi per terra, dopo di che si stese sull'erba con le braccia sotto la testa e lo sguardo fisso in cielo.
Poco dopo mi sdraiai affianco a lui.
< È stupendo. - dissi.
Dopo qualche istante vidi una stella cadente e mi alzai seduta.
< Una stella cadente!!!
< Cosa? In questo periodo non ce ne sono.
< Giuro di averla vista.. - indicai il cielo affranta.
< Allora vedi di esprimere il desiderio giusto.
Vorrei tanto che non andassi via, sono felice con te Sebastian, solo questo.
Sorrisi al pensiero e poi mi riallungai affianco a lui.
< Fatto. - sorrisi.
Mi riallungai affianco a lui e chiusi gli occhi.
< Grazie ancora, per questa serata.
Potei sentire una sua risatina poco prima di addormentarmi, poi tutto è nero.
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You in me
VampireEra una fredda giornata d'autunno, e come ogni anno, Agatha andava in vacanza dai suoi nonni in un piccolo paesino nel Connecticut. Era la villa dei sogni di Agatha dove aveva passato la maggior parte della sua infanzia dopo la morte di suo padre. M...