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https://www.youtube.com/watch?v=cF3OWCYLLVQ

☯︎ Pilota

"Molti dei fallimenti nella vita
sono di persone
che non si sono rese conto
di quanto fossero vicine
al successo
quando hanno rinunciato."
T. EDISON.

Fu un tragitto nel silenzio più totale, non una parola uscì da entrambe le nostre labbra anche se infine ciascuna di noi pareva ritornata in sè.
Dopo ben venti lunghi minuti arrivammo ai piedi di Porta Napoli, un grande arco di trionfo in roccia arenaria del XVI secolo ci accoglieva in tutto il suo pieno splendore. Voltammo così le spalle a via Adua e all'Obelisco romano addentrandoci nel centro storico.
Era via Giuseppe Palmieri ad ospitarmi un'altra volta. Ci salutò, abbracciò e lo fece altrettanto il Palazzo Guarino. Era una delle case più antiche e più in vista della città. C'era stato persino il fratello dell'imperatore di Francia ai tempi che furono.
Imboccai via Principi di Savoia, una strada lunga e larga che pullulava di case e locali che continuavano a riempirmi il cuore. Una schiera di anime femminili si accalcava al di fuori di un coaffeur a metà del cammino. Pellicce e acconciature cotonate erano un tuttuno con le copiose nuvole del cielo, le scorgevo dai piovosi tetti e balconi di tegole e travi.

Lessi l'insegna e rimasi a bocca aperta. "APERTO DAL 1958" diceva ed era lo show room più antico della zona.

"Adesso, giriamo a sinistra! Ci siamo?" interruppe il suo mutismo sovrano.


Annuii con un breve cenno di capo e proseguii nel mio cammino.
Dopo pochi passi apparve dal nulla una chiesetta dalle pareti ambrate e sinuose, si trattava di una chiesa greca del XVIII secolo e rappresentava un centro di religione ortodossa in stile architettonico del tutto originale. Era un ambiente in cui la luce orientale bizantina si fondeva con l'armonia occidentale neoclassica e ancora dopo diversi secoli destava la stessa suggestione di sempre.

~~~

Sembrava che il tempo si fosse fermato almeno di un secolo al di là di quelle quattro mura che un tempo davano protezione e questo era ancora assai chiaro.
Giunte all'altezza di un cancello bianco in stile rinascimentale dopo esser tornate indietro, vidi la donna che arrestò il suo passo. Riprese le chiavi che aveva posto in tasca una volta recuperate diversi minuti prima e le scrollò per trovare quella che tanto cercava. L'afferrò con due dita e la infilò nella fessura con la massima destrezza, la girò e il cancello si aprì. Aspettò indugiando per qualche istante, mi guardò e con un'inclinazione del mento in avanti m'invitò ad entrare.

"Arrivo subito!" si limitò di dire con fare che a me parve sicchè austero.

Mi ritrovai davanti a una serie di finestre e vetrate che davano su una specie di pozzo luce all'aperto, alcune erano quadrangolari e altre tondeggianti. Una deliziosa scalinata mi travolse lo sguardo. Contava appena sei gradini beige in mosaici a zig zag in tutte le tonalità di indaco da quella più vicina al bianco, all'azzurrino e al vinaccio scuro. Fuoriuscivano da una fitta coltre di muschio, sembrava fossi piombata in un luogo delle fate o in chissà quale altra realtà a una manciata di miglia distante da dove mi trovavo esattamente in quel momento. Fossi approdata in Asia Minore, in Grecia o, perchè no, Istanbul forse. Pareva un casolare al mare o in campagna, un hotel, una villa con piscina da Walk of Fame di Hollywood. Poteva essere anche una villa principesca arabeggiante, magari persino la reggia di Soraya a Dubai o addirittura Grace Kelly di Monaco in Costa Azzurra. Ma in realtà non era un sogno ma era qualcosa di vero, anche più della realtà stessa. Era una casa elegante nel cuore dorato del Salento e per me quell'attimo fu ugualmente amore a prima vista.
M'invitò a entrare e io lo feci.
Mi accinsi a superare quella gradinata e rimasi incantata dalle decorazioni floreali che imbevevano le pareti insabbiate dalla pietra color avorio. Scorsi un tavolino tondo avvolto in una soffice tovaglia in seta di un glicine scuro e molto vicino a un argento chiaro. Giaceva sotto a un grande arco a tutto sesto bianco che parve essere fatto di panna. Era quello che sfuggiva all'avvolgente vetrata verdina che mi veniva incontro. Capii che era un salone quello che mi stava a parlare.
Non mi persi d'animo e, senza tergiversare, aprii la porta gialla in vetro, era ormai più che vicina. Avevo notato decisamente bene quell'attimo prima.
Il salone mi ricevette con tutta la sua più piena civetteria. Era un vano colorato ma sempre tendente al beige. Un divano a tre posti in pelle cromata si espandeva al centro della stanza. Era abbellito da cinque cuscini di un color Tiffany che mi conquistarono totalmente. Un tavolino di cristallo completava l'angolino relax. Una console in legno ciliegio antica alle spalle abbondava di canne di incenso, fotografie in seppia o in bianco e nero e specchi che riflettevano le cornici, i candelieri, gli abbaini e le travi color nocciola che piovevano sulla mia testa.
Eppure tra quei tanti volti ne trovai uno piuttosto familiare. Era quello di Vittoria De Giorgi, mia nonna ovvero la donna che stavo cercando, evidentemente la signora dal cappotto blu ne poteva sapere qualcosa. Purtroppo questo fu un pensiero meteorico che mi sovvenne e come lo fece si volatizzò.
Anche la cristalliera a muro in noce della parete bianca adiacente era una miniera di ritratti, stavolta a colori. Oltre alla varia argenteria e al servizio completo di piatti, bicchieri, vassoi e posate varie, vi presenziavano anche loro.
Abbassai lo sguardo e un azzurrino mosaico floreale mi investì di freschezza, faceva da contrasto con il parquet in mogano. Sembrava un tappeto.

✞︎𝔹𝔼ℍ𝕀ℕ𝔻 𝕐𝕆𝕌ℝ 𝔹𝕃𝕌𝔼 𝔼𝕐𝔼𝕊✞︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora