II

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☯︎ Genesis

"Pensandoci bene,
apparteniamo anche noi
alla medesima storia,
che continua attraverso i secoli!
Non hanno dunque
una fine i grandi racconti?".
"No, non terminano mai i racconti",
disse Frodo. "Sono i personaggi
che vengono e se ne vanno,
quando è terminata la loro parte.
La nostra finirà più tardi...
o fra breve."
J.R.R. TOLKIEN

VITTORIA'S POV

Ottantatrè anni prima...

"Discorso! Discorso!" le strade tuonavano di voci umane, l'inaugurazione ufficiale del XX secolo era giunta anche da loro ed era pronta a travolgere tutto.
"Buonasera a tutti!" il sindaco s'apprestò a parlare "Benvenuti! Signori e signore! Prima di tagliare il nastro e disporci per il rinfresco, ascoltatemi un attimo, prego!" continuò.

Nasceva così la Tettoia Liberty nella città della lupa. Consisteva in un lungo pergolato eretto da colossali pilastri di ghisa dorata in stile floreale. Sorgeva tra i due bastioni murari del castello di Carlo V alla corrispondenza di Piazza Libertini verso lo sbocco di Viale Guglielmo Marconi. Vi trovava sede il nuovo mercato coperto, il primo nella storia della provincia salentina. Lo si poteva considerare un vero e proprio centro commerciale oltre che uno dei principali punti di ritrovo cittadino nel periodo post-unitario. Ci lavorava mia madre, Eloisa Renna. Era una donna bella e giovane, bionda e dagli occhi ambrati. Vendeva stoffe di vario tipo, impossibile dimenticare le infinite bambole che abbondavano nel salotto di casa. Erano il solo lusso che vi regnava ma anche quel poco bastava.
Era un credo non solo domestico ma anche umano e universale, non c'era angolo di vita che non seguisse standard simile. Ogni cosa proseguiva in questo modo. Persino il divertimento, puro perché sano. Non mancava mai nonostante gli impegni, questi il divertimento stesso. Ci si realizzava con poco.
I passatempi erano ovunque anche nell'area mercantile, soprattutto lì. Vendevano di tutto: piante, cibi, vasellame, persino animali. Già, altrimenti la mia sartina come avrebbe mai potuto incontrare tata*? Già, esattamente così.
Lo conobbe esattamente quella sera, era un bell'uomo dagli occhi verdi ma abbastanza più avanti negli anni di lei.
Mio padre anche lavorava lì, specialmente i primi tempi.
Antonio De Giorgi, per gli amici Tonio. Egli si occupava di cavalli, c'erano anche quelli.
Fu proprio tra i ferri e la sella che nacque il loro romance e non ebbe mai fine.

Correva la fine dell'anno 1898, tanto lontano quanto vicino al tempo stesso. All'epoca io ancora dovevo nascere, l'avrei fatto appena cinque anni dopo.

Cinque anni dopo...

Era una notte di febbraio del 1903 quando finalmente venni alla luce, faceva freddo ma era luna piena. Ero la seconda di ben cinque figli. Gli altri erano Nicoletta, i gemelli Mafalda e Filippo, Ippolita.

"La chiameremo Vittoria!" sussurrarono all'unisono "Per la patria, la corsa, la vita! Benvenuta al mondo, piccola!" continuò tata.

Il tempo continuava a scorrere inesorabilmente quasi fosse fatto della stessa sostanza di cui era fatto il fiume che lavava i sotterranei della città. Idume, questo era il nome che portava. Era un fantasma e come tale solo talvolta raffiorava per le viuzze barocche.

✞︎𝔹𝔼ℍ𝕀ℕ𝔻 𝕐𝕆𝕌ℝ 𝔹𝕃𝕌𝔼 𝔼𝕐𝔼𝕊✞︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora