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Aria di Guerra

"Chi non ha mai commesso un errore,
non ha mai provato nulla di nuovo."
A. EINSTEIN.

Non ci volle molto ad arrivare, bastava uscire di casa prendere la strada e seguire sempre diritto. Cercavo ovviamente di prestare la più calma possibile, non volevo destare cattive impressioni a chi mi vedeva e addirittura conosceva. Erano molti, soprattutto da quando avevo sposato il Marchese Camillo Simone. Era un uomo parecchio più grande di me essendo alla soglia dei cinquant'anni. Era affascinante, è vero ma non so perchè la mia reazione era sempre e decisamente quella. Lo vedevo pedante.
Avevo il cuore in gola, non vedevo l'ora di vederlo. Neanche fossi un'adolescente di appena quindici anni che andava incontro alla prima cotta incontrata per caso. Era bene sì, lo incontrai per caso e mi apparve per sbaglio ed è stato il migliore di tutta la mia vita. Un vivere piatto da quando sono ascesa all'altare, almeno da allora.
Giunta al principio della Piazzetta su cui affacciava la Chiesetta di cui aveva parlato il moro, era molta la gente che si apprestava fuori la porta del centro religioso di stampo greco. Quello era il segno che la messa ortodossa si era da lì a poco conclusa, in effetti se solo vi si guardava dentro si scorgevano le navate semideserte e silenziose. Invogliarono anche me a entrare, lo feci. Quattro le persone che presenziavano davanti all'altare.
Era una chiesetta antica, ben due secoli recava sulle sue spalle in pietra arenaria, orpelli in stile orientale e colonne in stile neoclassico. Il suo credo era ancora più remoto, risaliva alla scissione di Nicea. Lì il cristianesimo subì una divisione interna in due fedi: una del vescovo di Roma, l'altra dell'arcivescovo di Costantinopoli. Entrambi ci influenzarono e parecchio: il primo già nell'antichità con i viaggi missionari di Pietro e Paolo apostoli, il secondo con quello dei bizantini. Infatti furono proprio loro gli autori di tutto questo splendore.
Inizialmente però si stanziarono da un'altra parte del tutto opposta a questa e anche lì crearono un centro simile, poi con l'arrivo dei gesuiti e della Controriforma non arrendendosi alle loro ostilità furono costretti a cambiare zona sbucando alle pendici opposte di Porta Napoli dove ero io d'altronde. Volevano vincere, ci riuscirono.
Rimasta sola misi le mani giunte piegata sull'inginocchiatoio, in mano il rosario e incominciavo a pregare.

"Che ci fate tutta sola da queste parti? Non dovreste stare!" una voce roca mi giunse alle spalle all'improvviso interrompendo tutto.

Mi girai, lo sapevo chi fosse: lui. Non avevo in fondo dimenticato di starlo lì ad aspettare, non volevo semplicemente farlo per strada.

"Signor Ministro degli Esteri! Che ci fate Voi piuttosto qui, capisco la Vostra è una carica importante ma fino a un certo punto... c'è Lui e proprio qui davanti?" ero un po' spaesata a dire il vero ma dall'altro lato no.

Fingevo semplicemente di fare la gnorri.

"Io sto sempre qui, ragazza!" schioccò la lingua, non mi ero accorta che recava in mano una sigaretta accesa e fumante "Non avete paura?" continuò.
"Certo, che no! Sono nella casa del Signore, di cosa dovrei avere mai paura? Credete in Lui pure Voi presumo a meno che non siate anticlericale, il che non credo vedendo la vostra provenienza politica e presumo anche... geografica..." si schiarì la voce, era divenuto cupo.
"Io, credere? Ho perso amici, Danny Wizz-Bang è solo uno di una lunga serie... mia madre, mia moglie, mio fratello, mio zio, mia cugina, mia zia, due cognati... Un altro fratello che c'è ma è come se non ci fosse e io ci sono?" Si grattò di nuovo la gola.
"Ah mi dispiace! Si, si che ci siete! Maledetta spagnola!" arricciò il naso.
"Fosse solo la pandemia, non l'avete forse sentito affatto il discorso proferito ieri? È la guerra!" replicò.
"Capisco anche mio padre c'è andato, conoscevo anche un ragazzo che ha combattuto e anche a Gallipoli... era straniero come sembrate essere Voi cioè... non uno dei dintorni... mio fratello, no... ancora era troppo piccolo per farlo..." spiegai.
"Comprendo..." annuì.
"Non sembra..." feci una smorfia di disapprovazione.
"Invece dovresti... anche se chi è stato ragazzo dopo di noi è stato solo un ragazzo..." sottolineò.
"Nel senso?" apostrofai.
"Cioè non erano uomini..." borbottò.
"Perche?" Inveii, ero sul punto di andarmene.

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