Prologo

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È mattina, saranno massimo le 8, e mia sorella Giulia mi sta aiutando a prepararmi, mio padre Alessandro mi vuole mandare alla corte francese da mia zia, Caterina de'Medici, lei è la moglie di Re Enrico II di Francia.

"Non voglio andarmene" dissi io con gli occhi da cucciolo, non volevo davvero lasciare l'Italia...
"Devi, sei l'unica figlia legittima di nostro padre ma anche l'unica non sposata" disse mia sorella sedendosi accanto a me sul letto e posandomi una mano sulla spalla; lei è la sorella con cui ho il legame più forte, mia madre è morta di parto quindi Giulia ha preso il suo posto...
Ho altri due fratelli, Giulio, con cui ho un legame fantastico e Porzia, lei non la sopporto, e lei non sopporta me.
"Sì ma non voglio andare, come pensate che andare in Francia mi farà trovare marito?!" mi stavo alterando ma tenevo lo sguardo fisso nel vuoto, non mi piaceva conoscere nuove persone, ed in Francia non avrei potuto evitarlo...
"Dai, non ti disperare, con te ci saranno Francesco e Caterina, sappiamo tutti che sei la preferita della regina." disse Giulia sorridendomi, era vero, ero la preferita di Caterina, penso perché sono identica a lei, anche se sembro chiusa e indifesa alla fine sono tale quale a lei, pronta ad uccidere chiunque si metta contro di me, che ragazza fine vero?
Sinceramente mi ero dimenticata quasi che avrei rivisto Francesco, noi due ci volevamo troppo bene, quando eravamo piccoli era come un secondo fratello per me ed io un'altra sorella per lui; pensando a queste cose un leggero sorriso si fece spazio sul mio viso...

"Forza scendete, nostro padre vi aspetta" disse Porzia spalancando la porta; penso che se non ci fosse stata Giulia l'avrei presa per il collo; il suo tono di voce era arrabbiato come al solito ma dalla sua faccia sembrava soddisfatta, e lo era, era soddisfatta di liberarsi di me...
Comunque feci finta di non farci caso e scesi insieme alle mie sorelle intanto che i domestici portavano giù le mie valigie.

Indossavo un vestito azzurro di velluto che metteva in risalto i miei occhi anche essi azzurri, i miei lunghi capelli biondi erano sciolti e coprivano tutta la mia schiena, mi ero rifiutata di mettere qualcosa tra i capelli visto che il viaggio era lungo e volevo stare comoda.

Prima di salire sulla carrozza salutai tutti, mio padre sorprendentemente mi abbraccio e mi disse che se fosse successo qualcosa avrei dovuto assolutamente mandarlo a chiamare, mi aveva dato due delle sue più fedeli guardie che non avrebbero dovuto perdermi d'occhio nemmeno per un secondo, poi feci lo sforzo di abbracciare Porzia e lei ricambio con altrettanto sforzo, per ultimi salutai Giulio e Giulia, lui mi disse che se c'era qualche problema sarebbe arrivato di corsa da me, mentre lei mi disse di scrivergli oggi giorno.
Salii nella carrozza e guardai la mia famiglia allontanarsi sempre di più, sentii il mio stomaco chiudersi e una lacrima rigare il mio volto.

Durante il viaggio lessi due libri, non amavo leggere ma era l'unica cosa che potevo fare durante quel viaggio lunghissimo, durante le soste parlavo con le mie due guardie e con il cocchiere, lui si chiamava Enrico mentre le due guardie Luigi e Carlo.

Arrivai al castello dopo più o meno due giorni, era notte fonda ed ero stremata, infatti pregai non ci fosse nessuno da salutare; come avevo previsto non c'era nessuno ancora sveglio, soltanto mia zia ed alcuni servitori a cui aveva imposto di rimanere, appena la vidi l'abbracciai e lei ricambio l'abbraccio con molto affetto, anche troppo.
"Vittoria cara, che piacere rivederti" disse con un sorriso stampato sul volto
"Anche per me è un piacere essere tornata" dissi sorridendo a mia volta
"Sarai stanca, non ti voglio trattenere ancora, loro ti accompagneranno nelle tue stanze -disse indicando due ragazze ed un ragazzo, a me molto familiare che continuava a sorridermi, tutti e tre mi fecero un mezzo inchino e io gli feci segno con la mano che non c'era bisogno- mentre loro scorteranno i tuoi uomini nelle loro stanze" stavolta indicò solo due ragazze che erano alla sua destra
"Bene, allora, Luigi, Carlo, potete andare, avete bisogno di riposo, a domani" li congedai, mi piaceva di più dare del tu alle persone quindi quando potevo lo facevo, mi avviai nelle mie stanze con i tre sudditi a me dati da Caterina.

Vittoria Elisabetta de'MediciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora