8. La Banalità Delle Parole

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Non capiamo quanto le parole possano segnare una vita fino a quando non ci accorgiamo di quanto siano fragili, ci aiutano spesso nell’arco della vita, ma a volte ci distruggono, altre ancora sembrano essere inutili, poiché un mi dispiace o un andrà tutto bene sembrano d’improvviso diventare banali.

Sono da sempre una manipolatrice, non nel vero senso della parola chiaramente, ma ho sempre saputo usare le parole a mio vantaggio, per convincere qualcuno o più semplicemente per difendere chi amo. Stamattina invece le parole mi sembrano così difficili da usare, ho lasciato passare ore da quando ho scoperto della polverina, ma ora è tempo di avvisare gli altri. Credo sia anche il caso di avvisare l’intera città, ma per quello abbiamo bisogno dell’aiuto del padre di Murph.

Jackson ha radunato proprio per questo motivo tutti a casa Carter, ma durante il tragitto non riesco a trattenere la mia ansia.

-Come faremo a dirlo agli altri, siamo già in una situazione complicata, è tutto così difficile. Avevo promesso che i danni sarebbero pian piano diminuiti e ora come farò a spiegarglielo? E se dovessero perdere qualcuno?- divento improvvisamente logorroica quando sono agitata, nulla riesce a calmarmi e le parole iniziano a uscire velocemente dalla mia bocca, quasi come se scappassero.

Jackson non risponde, ma d’improvviso, mentre continuo a perdermi nel mio discorso quasi insensato, prende delicatamente il mio viso tra le mani e mi bacia. Non credevo che il nostro primo bacio sarebbe stato così, con lui che prova a calmarmi per la troppa ansia, lo immaginavo molto più romantico, ma forse posso accontentarmi di ciò.

-Stai tranquilla, saprai come fare, lo hai sempre saputo- mi dice lasciando un piccolo bacio sul mio capo, come ha già fatto tante altre volte, un gesto che riesce sempre a farmi sentire amata.

-Non me lo aspettavo- ammetto -Non è stato niente male, ma non è sicuro baciarci proprio ora, è l’unico modo per contrarre il virus a parte toccare oggetti senza guanti e mangiare- continuo ridendo.

-Credo che la cometa per questa volta ci passerà su- mi risponde ridendo a sua volta e suonando il campanello di casa Carter.

-Gliel’ho già detto io tranquilla, mi sentivo in colpa per non avertelo detto prima- mi dice Murph aprendo la porta.

Appena entro noto i volti impauriti di tutti i miei compagni, sulle loro facce c’è la consapevolezza che almeno uno di noi perderà qualcuno di importante, siamo rassegnati e dover attendere peggiora solamente la cosa.

-Dovremo dirlo a tutti i cittadini?- chiedo non appena vedo entrare in stanza il padre di Murph.

-Ascoltate ragazzi- dice per poi sedersi su una sedia e continuare -Dovrete fare nel tempo delle scelte, non saranno sempre piacevoli e quella che sto per dirvi ne è l’esempio. Non potete portare con voi altre persone, dovete tornare sulla terra e spiegare tutto ciò che avete visto o sentito nell’ultimo anno. Quando sarete dall’altra parte, quando attraverserete quel confine, non guardatevi per nessun motivo indietro, correte più forte che potete e trovate una soluzione per tornare a casa, non importa quante persone avrete perso o chi ne rimarrà ferito. Lasciate noi altri qui e portate avanti per tutti noi la storia, vi rimarrà per sempre il nostro ricordo-

-Tutti noi? Tu verrai con noi, non è vero?- domanda Murph iniziando a piangere.

-Murph- le risponde il padre alzandosi per avvicinarsi a lei -sono stato un pessimo padre per tutta la mia vita, fammi fare la cosa giusta almeno per sta volta, spero che riuscirai a perdonarmi-

-Glielo impedirai, vero?- chiede Murph voltandosi verso suo fratello.

-Non possiamo, ce la faremo, te lo prometto- le risponde Noah mentre una lacrima gli riga il viso.

-Come faremo a farcela?- dice Murph iniziando a urlare per poi rivolgersi di nuovo verso il padre -sei l’unico genitore che ci resta, ti prego non farlo-

-Noah sa già tutto, non posso venire con voi, lo vorrei, vorrei poter chiederti davvero scusa per la mia assenza e per ciò che sono stata per voi, ma non c’è più tempo- inizia anche egli a piangere e dai suoi occhi sembra fuoriuscire un po’ di sangue.

Murph gli si avvicina e nota che i suoi occhi sono eccessivamente rossi, non li aveva mai avuti così, nemmeno per il troppo lavoro. Dopo aver analizzato il suo volto e aver sintetizzato velocemente nella sua mente i sintomi della polverina, che le erano stati spiegati giorni prima, comprende che il padre ne è affetto. Ad un tratto le lacrime iniziando a diminuire e sul suo volto resta solo la paura per questo colpo improvviso che ha appena ricevuto.

-Come è successo?- gli chiede.

-Volevamo trovare una cura in laboratorio studiando il virus, ma qualcosa è andato storto- le risponde il padre continuando a piangere e provando ad abbracciarla.

Murph corre in camera e non posso fare altro che seguirla, pensare che dovrà passare un dolore così tanto simile al mio mi distrugge, vorrei poter fare qualcosa di più, ma pur essendoci passata non riesco a trovare parole che funzionino bene in questa situazione, come dicevo poco prima, a volte le parole riescono a diventare estremamente inutili.

-Non credo di riuscire a perdonarlo per quello che mi ha fatto- mi dice Murph dopo essersi seduta sul letto.

-Va bene, non devi colpevolizzarti per questo- le rispondo sedendomi accanto a lei, per poi continuare -ma forse passando queste ultime ore assieme a lui ne creerai un nuovo ricordo, vuoi che passi qui la serata o chieda a Kyla di restare?-

-No, vorrei passare queste ultime ore da sola con lui, ho bisogno di chiarire delle cose- mi risponde convinta.

-Sarà meglio per noi tornare a casa allora, posso venire a trovarti domani?- le chiedo.

Mi dà un cenno di approvazione e non posso fare a meno che socchiudere la porta e andare via assieme agli altri, ha bisogno dei suoi spazi, ed è giusto che passi questo tempo da sola. So com’è non riuscire a sfogare tutte le emozioni dovute ad una perdita e stare con gli altri in questo momento le renderebbe solo le cose più difficili, deve affrontare il dolore, lasciarlo passare, reprimerlo la ucciderebbe.

Torno a casa con Jackson ma il silenzio riempie la casa fino a quando non decidiamo di andare a dormire, non riesco a pensare a cosa stia passando Murph in queste ore e ho paura che tutto ciò possa distruggere la sua fantastica personalità.

-Puoi dormire con me se vuoi- mi dice Jackson che nota l’immensa tristezza nei miei occhi.

Parliamo tutta la notte della vita e di cosa desideriamo fare una volta tornati, stare con lui mi fa vivere con meno dolore anche situazioni come questa. Lo bacio per contraccambiare il meraviglioso bacio ricevuto al mattino, per poi addormentarmi dopo altre chiacchiere varie tra le sue braccia, consapevole che il giorno seguente avremo dovuto affrontare molto probabilmente un altro pericolo e tanto altro caos.

Evergreen-la città dal tempo zero [COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora