Capitolo 10: la quiete...

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"Buongiorno, Il. Ti vedo bene."

"G-grazie, Lionheart..."

Nonostante avesse passato l'intera mattinata con lui, il ragazzo proprio non riusciva a togliersi quell'eccitazione provocata dalla presenza dell'eroe leggendario. Pochissimi potevano dire di aver avuto l'onore di incontrarlo... nessuno di quelli che ha avuto l'onere di sconfiggerlo è più tornato. Le storie che ruotavano attorno a quella figura erano a dir poco folli, ma avevano comunque un fondo di verità, che fosse un dettaglio o che fosse un intero episodio. Stavano passeggiando tranquillamente lungo il corridoio dell'ala est, l'uno accanto all'altro, come se nulla fosse. Il era rigido come un pezzo di legno, quasi si riusciva a sentire le sue giunture cigolare. Distoglieva lo sguardo, pur di non dover incontrare quello del suo accompagnatore... minuti di passeggiata passati a non guardarsi e a non parlarsi, fino a che l'eroe cercò di rompere il ghiaccio.

"Sembra che il trattamento stia dando i suoi frutti."

"Sì, ecco... le pozioni che mi ha dato Mike sono prodigiose. Non avevo mai risposto negativamente a trattamenti del genere, quindi..."

Spezzò la frase a metà. Parte di lui voleva lasciare sottinteso il resto, pensando che non fosse necessario a concludere, ma l'altra parte invece non aveva la minima idea di come continuare a parlare... soprattutto con quell'interlocutore in particolare. Era già difficile per il ragazzo allacciare nuovi rapporti, ma così era davvero chiedere tanto. Il suo cuore batteva a mille, e tutte le parole che voleva dire gli morivano in bocca. A un certo punto, però, fu una singola frase a rompere definitivamente quella barriera.

"Posso essere sincero con te?"

"Non avrei onore più grande..."

"Mi sembra che tu stia nascondendo qualcosa."

"...?"

"Non fraintendermi...! Quel che voglio dire è che ho l'impressione che tu stia cercando disperatamente di dire qualcosa, ma che ti trattenga."

"Io..."

"Forse riguarda quello che ci siamo promessi?"

"Allora non te lo sei dimenticato...?"

"Certo che no. È stato soltanto ieri sera..."

"Vuoi dire che..."

"Se vuoi sono disponibile anche adesso."

"Si può fare?!"

Il si emozionò a tal punto da gridare in faccia al proprio eroe. Strinse i pugni dall'esaltazione, i suoi occhi brillarono. Era divenuto tutta un'altra persona.

"Certo. Basta solo mettersi dei limiti."

"Non potrei chiedere di meglio!"

"Allora seguimi. Andiamo fuori."



Fuori c'era una brezza gentile. Faceva ondeggiare i fili d'erba e le foglie dell'albero secolare sotto cui i due si trovavano. Il sole non picchiava forte, ma anzi dava colore alla giornata, aumentando la temperatura quanto bastava per non dare fastidio. Il freddo autunnale veniva così mitigato, facendo sembrare quella giornata più primaverile. Una ventina di passi separava il maestro e il novellino, due spadaccini separati sa un abisso di tecnica, quanto da una distanza fisica non indifferente. Entrambi avevano una piccola spada di legno in mano. Il la maneggiava curioso, mentre lo spadaccino reale la teneva con indifferenza, quasi come se non ci fosse.

"Ti va se ti spiego?"

"Mi affido a te."

"Le regole sono semplici. Ho voluto fare qualcosa di molto leggero, anche viste le tue attuali condizioni. In sostanza, sarà un piccolo scontro. Colpi puliti. Niente arti, né delle armi, né del corpo. Solo spada contro spada. Il primo colpo a segno significa la vittoria. È tutto chiaro?"

IL-LOGICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora