Il silenzio che seguì quella notizia fu estremamente snervante. Non c'era niente di peggio se non la notizia che non si vuol sentire nel momento in cui si sta contemplando la sua pessima conseguenza. Nonostante il tempismo avuto nella piccola conversazione di sfogo tra l'anziano saggio e il giovane guaritore, c'erano comunque tutte le probabilità che di lì a momenti sarebbe comunque arrivata: il sapiente se lo aspettava già. Si alzò dalla sedia, con un'espressione evidentemente provata, ma ancora composta, in un miscuglio tra serietà e rabbia ben distinti, di chi stava facendo qualcosa che non voleva fare.
"Andiamo, Mike."
"Sono sempre al vostro fianco."
Lo spadaccino reale non aveva detto quelle parole tanto per dire. Forse era qualcosa di scontato... ma con Il non si poteva dare proprio nulla per scontato. Era un ragazzo unico, che faceva sembrare inverosimilmente i suoi punti di forza, giusti nella loro semplicità, i suoi punti di debolezza: era tutto nella sua testa. Anche Lionheart si sedette sul tronco dell'albero secolare, al fianco del ragazzino. Con uno sguardo disattento, Il si rese conto che il suo eroe indossava un'armatura anche in quel momento. Era leggera e molto mobile, ma era comunque una protezione corporea completa, che doveva pesare. Questo, però, non gli impediva di raggiungere velocità folli anche senza l'uso di arti del corpo... se non fosse stato un eroe, allora sarebbe stato il peggiore dei cattivi. Come quando conversavano, i due non si guardarono in faccia nemmeno in quel momento... troppo imbarazzo per farlo: un giovane che aveva di fronte agli occhi il proprio idolo e un tipo apparentemente normale, che non aveva idea di che fare di fronte a qualcuno di sconosciuto, eppure di così legato a lui. Era davvero impossibile per i due guardarsi in faccia. Mentre il venticello che faceva ondeggiare i fili d'erba si intensificava, si sentì una voce da lontano. Una che Il non aveva mai udito prima.
"Messer Lionheart! Sono arrivati!"
Era una voce femminile, acutissima, come quella di una bambina. L'intenzione era quella di tenersi fuori dagli affari altrui, ma la specifica chiamata all'ordine dello spadaccino lo incuriosì.
"Io mi congedo, Il."
"Tanto... non ho nulla da fare. Meglio se mi riprendo un po'."
"Buona idea."
Lo spadaccino reale si rialzò con un solo gesto, fluidamente, senza intoppi. Faceva sembrare tutto facile e leggero, e il suo movimento così lucido lo fece sembrare ancora di più di quanto non sembrasse. Assunse un passo felpato, che non si addiceva per niente ai suoi movimenti consueti. Il suo corpo comunicava che qualcosa era cambiato. Il aspettò per un minuto, prima di fare la sua mossa. Avrebbe seguito lo spadaccino fin dove sarebbe andato, e avrebbe studiato i suoi movimenti... il peggio che poteva accadere era assistere a una noiosa procedura burocratica, ma il suo atteggiamento sbrigativo, attento e non annoiato uccideva questa ipotesi sul nascere. Percorse l'ala della tenuta, facendo la stessa strada dell'andata a ritroso. Lo spadaccino voltò proprio al centro del maniero, imboccando il corridoio che lo avrebbe condotto al portone principale. Non era difficile capire la planimetria, dato che i corridoi erano solo vie di comunicazione per le stanze, tutti paralleli e perpendicolari, tre per lungo, uno per lato e uno al centro. Il piano terra in realtà era un piano rialzato, infatti solo il portone d'accesso era a terra, ma una piccola rampa di scale portava immediatamente al livello giusto. Con molta discrezione, Il seguì Lionheart per tutto il suo percorso. Era stranamente da solo... dov'era finita la ragazza che lo aveva chiamato? Arrivato al portone principale, il ragazzo si nascose, infilandosi dentro la prima stanza che trovò. Era un semplice ma vistoso alloggio della servitù. Quando il ragazzo osservò la piazzetta di fronte al portone, si trovò di fronte a uno spettacolo mai visto prima. Nulla di tutto quello a cui stava assistendo rientrava in qualunque categoria di evento che abbia mai sperimentato. In primis la servitù, che aveva visto solo quando aveva bisogno delle prime necessità a letto, prima della terapia con Mike. Era distribuita su due linee parallele, che si affacciavano verso il centro. In secondo luogo le sue conoscenze del maniero, al completo, in grande stile, di fronte alla porta d'accesso. Ognuno di loro indossava abiti eleganti, fatta eccezione per lo spadaccino reale, sempre in armatura leggera e con la propria tunica bianca. Gli abiti del sapiente e di Mike erano blu scuro, molto simili a quelli dei pochi businessmen che Il aveva visto passare a Gist, durante la sua vita. Lisci e perfettamente stirati... sicuramente differenti dalla felpa bianca e viola di Mike e dal saio color pelle del sapiente. Infine la cosa più importante: tremavano. Erano evidentemente agitati. Il sapiente stava addirittura sudando. I suoi capelli bianchi, raccolti dietro, erano raccolti in fasci dal bagnato. Più osservava quella scena, più sentiva che quello che stava assistendo non gli sarebbe piaciuto per niente. Improvvisamente, prima che riuscisse a raccogliersi nei suoi pensieri, il portone principale si aprì con un grosso fragore. Non aveva sentito nessun frenare di carrozza... erano già arrivati oppure erano venuti a piedi? In ogni caso entrò una comitiva di quattro persone, che si fece largo nella penombra del maniero, messa bene a fuoco dalla luce solare esterna. Quando gli occhi del ragazzo si abituarono alla luce, però, chiamare 'persone' quelle che entrarono da quella porta gli venne difficile. Erano lontani da uomini, elfi o altri in carne ed ossa. Due di loro erano completamente neri, alti più di due metri e larghi quanto un armadio. Della strana luce arancione proveniva da delle fenditure qua e là lungo tutto il loro corpo. Gli altri due erano più antropomorfi, ma presentavano delle fenditure simili a quelle dei loro due compagnoni, questa volta grigie scuro. Lo stesso colore delle loro giunture, inumane. Di umanoide avevano solo l'aspetto, ma il resto non lo era di certo. il più fiducioso dei quattro, scortato dai due più grandi, camminava in maniera evidentemente altezzosa. Sembrava che stesse entrando in casa propria. Improvvisamente la servitù si inchinò di fronte al piccolo figuro, e recitò in coro.
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IL-LOGICA
Fantasi"A volte la vita vera supera di gran lunga i miti e le leggende... e vorrei tanto che non fosse mai stato così." Questo è quello che pensa 'X', una creatura antica e immortale... che ha sperimentato la morte un'infinità di volte, venendo trasportato...