Capitolo 1

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"-come li chiami quelli che si rifugiano nei sogni?
-malati mentali?
-fai la seria
-ma io sono seria. dai tes, come li vuoi chiamare?
La ragazza dai capelli oro sospiró. Si era dimenticata per troppo tempo cosa si provava a sentirsi chiamare con l'abbreviativo di tesoro.
-perché mi chiami ancora tes? pensavo che  avessi finito di farlo dopo tutto quello che è successo.
forse mi piace tes. tesoro. il mio tesoro.
-il tuo tesoro un corno. sai quanto mi fa male pensarci ancora, a lui e a.. porca troia.
Ora era l'altra a guardarla male. Capelli castani, sulle spalle, tenuti dritti da una probabile lacca magica che aveva usato dopo la piastra mattutina, occhi ambra e profondi a tal punto che la bionda dovette distogliere lo sguardo da lei.
-comunque penso che sono persone che giocano a nascondino con la realtà
-tu sei una di quelle persone ?
-forse "

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Fece in tempo ad arretrare che le volò un libro davanti. no, non le volò davanti un bel niente, le sfrecció un libro davanti in direzione della libreria, che fu molto vicino a colpirla.
-sei stupido? potevi colpirmi.
-ti ho colpito? no. non ti lamentare tes.
-solo perché ti ho raccontato una storia non significa che mi devi prendere in giro.
-persone che si rifugiano nei sogni? Ma dai! sei troppo fantasiosa persino per i miei gusti. e poi da dov'è che dovresti scappare? da qui? dalla realtà più bella in cui potessi capitare? biondina non prendermi per il culo.
-vorrei scappare da te
e detto ciò , la ragazza guardò fuori dalla grande finestra della biblioteca, dove piccoli fiocchi di neve coloravano di bianco le montagne, gli alberi e l'erba che ormai si era arresa sotto il freddo dell'inverno.
Sospirando alla risposta, il ragazzo dai capelli neri che aveva parlato tornò a guardare la libreria.
era giusto chiamarlo ragazzo?
Lei non sapeva quanti anni aveva.. dal riflesso della finestra poteva osservarlo senza essere vista, almeno così credeva.
Acheron sapeva che lo stava guardando.
Lui sapeva sempre tutto, e si era stufata di non poterlo cogliere di sorpresa quando gli cucinava la colazione al mattino.
Lui sapeva tutto di lei, mentre lei non sapeva nulla di lui.
Conosceva solo gli occhi, di un blu profondo, che sembravano volerla mangiare ogni volta che la guardava, ma nel vero senso della parola.
Ma se non voleva averlo intorno allora perché continuava a stare lì? Perché gli aveva raccontato la sua storia? sempre che potesse chiamarsi sua.
Era un suo sogno, uno dei tanti talmente strani e distaccati dal suo mondo che ormai pensava di essere pazza.
-stai facendo l'offesa? era solo un libro... sei impossibile.
-non è per quello.  è perché so a malapena il tuo nome... Acheron. Tu sai tutto di me. non lo dimostri ma io lo so, lo vedo nei tuoi occhi quando ti guardo.
Gli occhi azzurro ghiaccio di lei incontrarono il blu dei suoi
-quindi mi guardi, ogni tanto.
Forse era giusto dire che lei lo guardava sempre: quando lui era girato e non la poteva vedere, quando  leggeva, quando guardava altrove.
Voleva studiarlo, capire chi era quell'uomo, o ragazzo, che, a quanto pare, era quel che lei si rifiutava di ammettere o anche solo di pensare: la sua anima gemella.
Capelli neri, tagliati corti appena sopra le orecchie, lisci e dall'aspetto sempre pulito, che gli ricadevano anche davanti agli occhi, "tenuti in piedi" da una rasatura che dava un effetto militaresco al tutto.
La mente della ragazza tornò a quando lo aveva intravisto per sbaglio, nel cuore della notte, aggirarsi per il corridoio davanti camera sua con un candelabro alla ricerca di qualcosa.
Senza la solita camicia nera con cui lo vedeva di giorno, con solo una canotta di un colore che non riuscì a distinguere, le era parso spaesato e confuso dentro il suo stesso mondo.
Eppure aveva visto Acheron, lo stesso che non era mai perso, da nessuna parte.
-Caitiyn.
La voce profonda la riportò alla realtà, all'enorme biblioteca deserta dove erano, come al solito, soli.
Lui seduto ad un tavolo di legno, sopra una sedia dall'aria antica, mentre lei era ancora dove prima, sulla finestra.
Non aveva mai notato la cicatrice di Acheron, che scendeva obliqua attraversandogli la parte destra delle labbra, come se gli fosse passato un coltello da lato a lato.
Ed era ancora rossa.
-Caitiyn smettila di fissarmi come fissi un libro.
-Non avevo mai visto la tua cicatrice.
Acheron sembró sorpreso, portando subito le dita lungo di essa, e si zittí qualche secondo come a pensare cosa rispondere.
-è perché metto il fondotinta per coprirla. contenta? ora sai un mio segreto.
Caitiyn sorrise involontariamente. Cercò di pensare a quando poteva essersi fatto male, ma cercando nella sua testa non trovó niente.
Riusciva a ricordare solo gli occhi di Acheron.
E ora anche le sue labbra.

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