L'Avana - Capitolo pilota

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L'Avana - Capitolo pilota

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L'Avana
- Capitolo pilota

Feci un lungo respiro, esalando rumorosamente mentre mi stringevo nel tubino nero e stretto che arrivava fino ai polpacci.

Il primo passo, il secondo.

Ne seguirono altri, che contai minuziosamente in testa, stringendo la pochette nella mano destra.
Mi incamminai nella sala, che più che altro era una piattaforma sul mare, ovviamente avvolta dallo sfarzo e dalla miriade di oggetti dorati che adornavano tutto minuziosamente.

Passai una mano tra i capelli, sistemandomi il caschetto biondo.
Alla mia destra, uno specchio immenso attraverso il quale mi guardai di sfuggita, controllando che il trucco e l'abito fossero a posto.
Mi guardai attorno, mentre scrutavo i volti presenti per riconoscerne qualcuno.

Spazientita, guardai l'orologio che avevo al polso, notando il ritardo del mio cliente.
Passò un cameriere con un vassoio, dei flûte pieni di champagne venivano trasportati accuratamente.
Mi precipitai ad allungare il braccio, afferrandone uno tra le dita con le corte unghie laccate di rosso.
D'un tratto, vidi un uomo sulla quarantina dirigersi verso di me, una spilla a forma di cervo spiccava sulla sua giacca e allora i miei occhi scattarono nei suoi.

Il battito delle ciglia corrispondeva a quello esatto, allora lo accolsi con un sorriso, stessa cosa fece lui.

«Buonasera, Virginia.»

Mi salutò l'uomo, io ingoiai un sorso di champagne e annuii.

«Buonasera a lei, Mr. Hook. Che meravigliosa serata, non è così?»

Domandai, attendendo una risposta per avere la certezza che fosse lui.

«Assolutamente, cara. Anche se preferisco di gran lunga il clima delle montagne di Pittsburgh.»

Mi sentii sollevata nel sentire quella risposta, che era quella esatta che ogni cliente sapeva e che variava di volta in volta, così rimossi la mia mano dalla pistola che era dentro la pochette, pronta a difendermi.
Io e Mr Hook ci incamminammo lentamente, come se nulla fosse, verso la parte esterna della piattaforma continuando a parlare amichevolmente.

«È incredibile che una ragazza di così giovane età lavori in questo settore. Sono impressionato.»

Ammise il mio accompagnatore, mentre sorridevo. Annuii, tentando di nascondere l'amaro dietro quel sorriso.

«Che ne dice allora, possiamo concludere?»

Lui annuì, estraendo dal taschino della giacca una mazzetta. Lentamente mi guardai le spalle, scorgendo Ian e Cole che passeggiavano rispettivamente alla mia sinistra e alla mia destra.
Cole mi mandò un bacio, facendomi l'occhiolino.
Mi trattenni dal sorridere, mentre Mr Hook contava i soldi. Qualche secondo dopo, piegò la mazzetta e me la passò con due dita, con molta nonchalance.

Annuii con un sorriso, contando la cifra velocemente.

«Perfetto. È stato un piacere, Mr Hook.»

Gli sorrisi, mentre infilai rapidamente i soldi nella pochette.
Salutai Mr Hook con fin troppi convenevoli, ridendo a qualche sua battuta e accarezzandogli il braccio.
Dopo poco, mi diressi verso l'uscita del locale, sentendo dietro di me i passi di Cole e Ian. Il mini van mercedes nero si aprì dal portellone posteriore, facendomi accomodare seguita dai ragazzi.
Quando fummo dentro, Ian e Cole estrassero le pistole dai pantaloni, lamentando il fastidio che gli procuravano.

«Dobbiamo trovare un altro modo per nasconderle o le mie palle ne pagheranno le conseguenze.»

Io sorrisi, sentendo Ian lamentarsi.
Cole mi guardò con un sorriso dolce e divertito allo stesso tempo, mentre io mi levavo gli orecchini pesanti.
Tutto quel trambusto per nemmeno mezz'ora. Solo perché non poteva andare lui.

Accavallai le gambe, voltandomi verso il finestrino oscurato alla mia destra e guardando le luci e i colori dell'Avana. Ammira incantata la meraviglia dei paesaggi così brillanti nonostante il buio della notte; mi sarebbe mancato quel posto magico.

Dopo un paio d'ore raggiungemmo l'aeroporto di Cuba, dove ad attenderci c'era il nostro jet privato.
Non appena salimmo sul nostro volo, mi diressi verso la mia cabina privata e decisi di cambiarmi. Infilai un pantaloncino in lurex nero corto appena sopra il ginocchio, una felpa bianca e un paio di vans nere.

Mi distesi sulla poltrona, che era in realtà un vero e proprio letto, rilassandomi e facendo un check della settimana appena passata.

Per fortuna, tra un affare e l'altro ero riuscita a passare un po' di tempo anche a divertirmi, avevo fatto amicizia con dei ragazzi, andammo a ballare e partecipammo a qualche festa qua e là.

Dopo poco, mentre mi persi a guardare dal finestrino, sentii qualcuno bussare.

«Sì?» Dissi piano.

La porticina si aprì, rivelando Cole. Era ancora vestito con lo smoking nero, la cravatta e i mocassini.

Pensai che fosse normale, dato che l'unica ad avere una cabina ero io.

«Come va?» Mi chiese, poggiandosi sullo "stipite" della porta.

Io annuii, voltandomi di nuovo verso il finestrino dell'aereo.

«Stanca. Mi mancherà L'Avana però.»

Lui annuì, concordando con me. Ovviamente, mancando il boss, avevo coinvolto pure loro nei vari divertimenti. Ci eravamo rilassati insieme com'era giusto che fosse, d'altronde erano ragazzi anche loro.

«Non preoccuparti, dopo essere tornati in Florida dovremmo ripartire per la Grecia, troveremo uno svago anche lì.»

Io sorrisi, notando la sua espressione palesemente ironica. Del nostro lavoro nulla era uno svago, ma ci arrangiavamo come avevamo sempre fatto da quando lavoravamo insieme.

«Ian?»

Gli chiesi, sollevandomi dal letto. Lui si voltò, cercando l'amico.

«Dorme, ovviamente. Credo stia sviluppando un po' di narcolessia, si?»

Sorrise alla sua stessa battuta, vedendo me accennare una risata.

«Gin non ti vedevo sorridere come in questa settimana da un po'. Dovresti divertirti un po' di più, quella faccia di culo imbronciata non ti sta bene per niente.»

Un sorrisetto amaro si dipinse sul mio volto, mentre Cole si abbassò verso di me.

«Purtroppo dobbiamo abituarci al fatto che questa sarà la nostra vita per sempre. So che non è quello che volevamo, ma è così.»

Io mi voltai verso di lui, guardandolo tristemente.

«Lo so, purtroppo. Lo so bene. Ma è una cosa a cui non mi abituerò mai.»

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*SPAZIO AUTRICE*
Ciao a tutti, sono giuliiam e sono tornata su Wattpad dopo un po' di tempo, ho sempre amato scrivere e questa storia ha un'impronta ben diversa rispetto a Cruel, l'altra storia che troverete sul mio profilo. Nonostante entrambe trattino di azione, illegalità e tematiche delicate, questa storia la scrivo con più maturità e consapevolezza personale. Spero vi piaccia, a breve pubblicherò anche il secondo ed il terzo capitolo, così da inserirvi già nella storia. Fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarò felicissima! Un abbraccio, a presto.
giuliiam

𝚂𝙾𝚄𝙻𝙱𝙻𝙴𝚂𝚂 || 𝚣.𝚓.𝚖.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora