‘Ho costruito la fortezza del mio carattere con tutti i mattoni che mi hanno lanciato addosso.’
Non ne potevo più, davvero. Sentirmi ripetere in continuazione di non valere mai abbastanza, sentirmi ripetere che ero solo e soltanto una delusione ed essere trattata come una bambina. Di tutte le frasi che mi disse mio padre, solo una mi colpii davvero a fondo, una frase che mi fece capire che tutto quello che faceva era per il mio bene, anche se in modo sbagliato. Mi disse “Mi fai soffrire ogni volta che ti guardo, se solo penso che potresti essere così bella eppure te ne freghi”, era la prima volta che mi faceva un complimento, un complimento per modo di dire. Aggiunse anche un’altra frase, quella mi fece male, molto. Disse “E se non vuoi farlo per te, farlo almeno per me. Fammi felice almeno una volta, prima che muoio.”, dio santo. Bastava così poco a renderlo felice? Bastava solo che io perdessi altri kg per renderlo fiero di me? Ma nello stesso tempo pensavo: Non poteva amarmi com’ero? Non poteva accettarmi per il corpo che avevo? Perché? Mio padre cambiò molto dopo quelle parole, sembrava più in pensiero. Forse l’idea di avere la figlia con un tumore l’aveva intimorito, anche se non era sicuro che io l’avessi. C’era solo una piccola probabilità, una piccola probabilità che fece svegliare mio padre e mi fece capire che non era così stronzo e menefreghista come è sempre sembrato.