10. doveva andare così?

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ELEONORA 

forse è così che doveva andare 

forse ogni emozioni, ogni amore ogni amicizia

capita una sola volta nella vita, un solo giorno, una sola notte 

forse i grandi sentimenti sono occasioni 

come quella farfalla così bella e così rara da non poter vedere una seconda volta

come quello sguardo incrociato per la prima volta, in mezzo ad una folla di persone, in un locale con la mente sbronza, le gambe troppo stanche e un vestito scomodo, che poi continui a cercare per una vita intera ma senza soddisfazioni, ed infondo è quello che è successo a me e Chiesa 

non so cosa siamo stati, una coppia? sì e io lo amavo e anche parecchio, ma a volte non è abbastanza, o semplicemente una mattina si è svegliato stanco di ogni cosa delle mie paranoie e dei miei atteggiamenti, non so cosa sia successo so solo che non è mai passato un giorni in tre anni in cui io non mi sia posta questa domanda dato che il calciatore se n'era andato senza dare una risposta alle mie domande, magari questa storia doveva solo giungere al capolinea  

continuo a camminare frettolosamente e la breve stradina che separa il ristorante e l'agenzia sembra essersi allungata ad ogni passo che faccio, la tentazione di girarmi è parecchia ma non lo faccio, forse è ancora lì, fermo o magari se n'è davvero andato come gli ho chiesto e per quanto quest'opzione sia la cosa più giusta e realistica allo stesso tempo è dolorosa, fin troppo e benché la curiosità mi brucia dentro non mi giro, so che mi farebbe solo del male guardare il posto dove solo poco prima era occupato da lui, ora vuoto. piano piano ogni occhiata, ogni frenata, ogni parola, ogni singolo rumore intorno a me si spegne, mi sembra di essere sola, affretto al passo mentre sento le lacrime continuare ad occupare il mio viso ma torno alla normalità nel momento in cui il clacson di un'auto grigia non è così forte da attirare la mia attenzione, sono in mezzo alla strada e il conducente dell'auto continua a dire qualcosa dall'interno del suo veicolo ma senza che io possa sentirlo, gli faccio un segno con la mano e riprendo a camminare con passo più felpato non mi fermo fino a quando non raggiungo l'interno della fashion magazine

noto subito la presenza di numerosi clienti affiancati dai dipendenti e non voglio che qualcuno possa vedermi in questo stato, sarebbero tante le domande e le risposte nulle, dato che nemmeno io so il motivo per il cui non riesco a smettere di piangere e stringere le mani attorno ai miei fianchi, gesto che fa intendere che sono a disagio, credo che rimanere ferma il mio posto abbia solamente contribuito alle occhiate e le domande che sto ricevendo in questo momento, mi guardo intorno in cerca di un volto abbastanza familiare quanto affidabile, mi sento incapace di fare niente, senza difesa e del tutto scoperta della mie mura di protezione, sento di essere impotente, debole davanti a tutte queste persone, sento di essere tornata quella di 3 anni fa che aveva bisogno costante di un ancora, un appoggio a cui aggrapparsi e che non sempre rimaneva

avverto qualcuno circondarmi le spalle, mi lascio trasportare da questa sorta di calore e sicurezza "va tutto bene qui tornate al vostro lavoro" è la voce di Marie Luise.

ogni chiacchiera e occhiata fastidiosa rimane fuori dalla porta dell'ufficio della donna che era è di fronte a me seduta sul piccolo divano della stanza 

"cos'è successo cara?" prendo un respiro profondo, raccontare l'accaduto probabilmente lo renderà se possibile ancora più reale di quanto già non lo fosse prima ma è ben comprensibile che la donna voglia delle spiegazioni, dopotutto è stata proprio lei ad affiancarmi passo dopo passo tre anni fa ed ad aiutarmi a essere quella che sono diventata oggi 

"non lo so, non ne ho idea" rispondo, mi alzo di scatto e comincio a fare avanti e indietro, non ho intenzione di fermarmi 

"federico?"

AGAIN ?// FEDERICO CHIESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora