12. rose e caffè

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ti ho chiesto di andartene; 

te ne sei andato

ora perché sboccia

questa rosa in giardino?

ELEONORA

il palmo della mano a contatto con il muro freddo,

brucio dentro,

sposto il lenzuolo con un gesto ricco di fastidio,

e mi giro sull'altro fianco.

mi costringo a prendere sonno,

ho la gola secca,

e i capelli fastidiosi che avevano vita propria,

allungo una mano nel tentativo di scostare le tende della finestra, senza alcun risultato, il mio braccio rimane sospeso a mezz'aria essendo una volta ancora l'unica parte del mio corpo fuori dalla protezione del lenzuolo.

mi siedo e mi tengo sul ciglio del letto, il buio non mi fa paura, potremmo essere un tutt uno se non fosse per quei pochi raggi che illuminano il cielo alle prime luci dell'alba e mi ricordano della giornata che mi aspettava

e forse è proprio quello che mi spinge ad abbandonare la mia stanza dopo una lunga notte insonne in bianco tra le pagine ancora completamente in bianco di quello che doveva essere il mio nuovo romanzo

camminai a piedi scalzi per i corridoi ancora vuoti e silenziosi

dando conferma alle mie teorie, le mie amiche erano ancora immerse in sonno profondo e indisturbato

sorrisi quando mi affacciai cauta nella stanza di camille abbracciava il cuscino accanto a lei e riposava contorta nel piumino color cipria

nel momento in cui spalancai con fretta la finestra della cucina, la brezza leggera mattutina mi accarezzo il viso infilandosi tra le ciocche dei miei capelli ancora troppo spettinati

avrei volontariamente passato tutta la mattinata esposta a quel venticello non troppo freddo, ma il rumore della macchinetta del caffè mi riporta alla realtà e faccio un lungo sospiro prima di abbandonare quella mia fantasia e tornare a vagare con il fresco del pavimento a contatto con i miei piedi

avvolsi le dita attorno alla tazza piena di caffè ancora bollente ed ansiami allontanandola dalle labbra per poi poggiarla sul piano dell'isola della cucina e dedicare la mia completa attenzione al cellulare, quest'ultimo segnava appena le sette e mezza ma non fu quello il dettaglio che mi colpì ma bensì le due notifiche che spuntavano tra tante altre

avevo perso una chiamata da nicolò e da mia madre

mi sembra di veder comparire davanti a me il volto di mamma tinto di un'espressione preoccupata e pronta a ideare mille paranoie sul perché non avessi risposto al telefono la sera precedente

sono passati tre anni da quando vivo qui, lontana da casa

eppure sembra che lei non si fosse ancora abituata a tutto questo, e le bastava poco perché andasse nel panico e cominciasse a contattare camille o amelia per avere notizie

dal mio migliore amico invece compare un solo messaggio che mi porta ad increspare le labbra in un lieve sorriso "non devo denunciare la tua scomparsa vero?"

abbandonai il cellulare vicino al piano cottura e mi ripromisi di telefonare ad entrambi il prima possibile

non ero solita uscire di casa tanto presto ma quella mattina la porta di casa si era aperta ancora prima delle nove, lasciando all'interno camille e amelia.

AGAIN ?// FEDERICO CHIESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora