1. incubo o realtà ?

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ELEONORA

Il cielo è tetro e lugubre, enormi nuvole grigie troneggiano sul cielo senza lasciare nemmeno un raggio di sole sulla terraferma, un'ondata d'aria comincia a impossessarsi dell'atmosfera, intorno a me vi è solo un enorme vortice, ma non intravedo alcun segno familiare, solo un enorme vuoto, il nulla.

A poco a poco le correnti mi travolgono, non sono più semplici carezze sulla mia pelle o un venticello leggero e lento al contrario è violento, spietato e talmente forte da poter portare con sé qualsiasi cosa, ho la vista offuscata e di certo i capelli sulla faccia non rendono tutto più facile.

Normalmente in questo momento dovrebbe scatenarsi una tempesta, ma non è così, allungo il braccio davanti a me e nemmeno una goccia d'acqua mi sfiora la pelle scoperta, alzo le braccia nel tentativo di coprirmi ma come all'improvviso le correnti d'aria cessano e tutto ciò che rimane è il caos ed un gelo insopportabile.

mi guardo intorno, sono circondata da pareti di piante verdi, mi passo una mano tra i capelli color carbone sparati in ogni direzione per aggiustarli, comincio a camminare, senza una destinazione precisa e davanti al mio sguardo ad ogni mio passo crescono un'infinità di piante che costruiscono qualcosa di simile a delle pareti, è un labirinto, mi fermo, non so più da che parte andare, avverto le gambe tremare deboli.

decido di ignorare tutte quelle sensazioni

comincio a correre, eppure sembra non cambiare niente, sono sempre al punto di partenza mi fermo a corto d'aria, le mie gambe vogliono cedere, non glielo permetto, mi appoggio di peso ad un un cespuglio ma quando inciampo per terra impreco contro il cielo, il cespuglio è sparito, o forse nemmeno c'era penso tra me e me ma scaccio subito quel folle pensiero quando la mia attenzione viene attirata dal rumore di alcune voci in lontananza

Forse non sono sola

Forse c'è davvero la possibilità di uscire da questa specie di inferno, raccolgo tutta la mia speranza ed il mio coraggio ed attraverso l'entrata, un'ondata di aria fresca attraversa il mio corpo, forse è questa la strada giusta, penso ad alta voce sorridendo, il passo ora è più veloce e il mio sguardo è fisso su una porta in lontananza che mi emana una strana sensazione di conforto e tranquillità

Ed eccolo qui il sole, penso nel momento in cui apro la porta, ma rimango impietrita al mio posto gli occhi sbarrati sulla vista della città inconfondibile di Firenze e il cuore che batte all'impazzata, è fuori controllo, non è un battito normale

"non scapperai da sola nelle città che non conosci? è una voce così lontana che per un attimo cerco di convincermi che fosse solo frutto della mia immaginazione, eppure sembra così reale, mi avvicino come spinta da qualcuno, i capelli neri sono accarezzati dal dolce venticello primaverile, indossa la sua solita t shirt bianca e dei pantaloncini blu, un sensazione di forte dolore si impadronisce del mio petto, è passato così tanto tempo, credevo di aver dimenticato la sua voce eppure è come quella canzone che prima ascoltavi perennemente con ossessione e che anche dopo tanto tempo ti regala le stesse identiche emozioni di una volta anche dopo tre lunghi anni

"non picchierai chiunque?" sorrido divertita

"non posso prometterti niente" siamo uno accanto all'altro, osservo lo scenario da lontano con il respiro pesante e le lacrime salate che scorrono sulle guance

"promettimi che se vorrai farlo mi chiamerai" il mio corpo è in balia alle emozioni, "sarà fatto" dico io

"e comunque" comincia ma si blocca di scatto.

Ricordo perfettamente ogni mio pensiero di quel primo incontro e primo addio, non sapeva il mio nome, avevamo passato due ore insieme e non sapeva nemmeno il mio nome "Eleonora, Eleonora Elizabeth Esposito" non ho idea del perché io gli abbia citato anche il mio secondo nome, mi era apparso quasi naturale

AGAIN ?// FEDERICO CHIESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora