CAPITOLO VENTISEI

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Logan
Succede tutto in una frazione di secondo, dalla pistola di Michael parte un colpo, chiudo gli occhi pensando che sia arrivata la fine e le immagini della mia vita passano frettolosamente nella mia mente, come se fossero una vecchia pellicola di un film muto. Una lacrima solca il mio viso e un sorriso amaro mi si disegna in volto;
Le urla disperate di Maddy mi riportano alla realtà, la sua voce terrorizzata mi sveglia dal torpore mi fa reagire, so che è spaventata, so che ha bisogno di me. Apro gli occhi e mi rendo conto che lo zio Christopher è stramazzato a terra immerso in una grande pozza di sangue. Michael ci fissa con gli occhi spalancati, butta la pistola a terra e sale sulla sua macchina partendo a tutta velocità.
«Christopher», urla zia Britney in lacrime, accasciandosi al suo capezzale.
mi volto verso gli altri e vedo Maddy crollare a terra.
«Papà», strilla Jason, in preda ad una crisi di panico.
«Anthony, chiama i soccorsi», urlo in balia della rabbia, inizio a correre lungo il vialetto, «Figlio di puttana, torna qui».
Mi sento afferrare da qualcuno, «Lasciatemi, lasciatemi subito!», grido ringhiando.
«Logan, sta fermo», mi dicono mio padre e i miei fratelli, mentre cercano di sbarrarmi la strada.
Mio padre per la prima volta mi colpisce al volto con uno schiaffo, «Dobbiamo pensare lucidamente», mi afferra il polso e mi trascina via. Mi avvicino a Maddy, il suo bel viso è pallido e sudato, la sollevo da terra dolcemente e nello stesso momento vedo con la coda dell'occhio le luci dell'ambulanza.
Caricano nel giro di pochi secondi lo zio su una barella, «Codice rosso, abbiamo un uomo sulla cinquantina privo di sensi, ha una ferita al petto da arma da fuoco e sanguina copiosamente».
La prima ambulanza parte a tutta velocità, uno degli operatori sanitari rimasti sul posto si avvicina a me e prende Maddy, «Abbiamo anche una donna priva di sensi, apparentemente non sembra avere nessun trauma da arma da fuoco».
Lena si fa strada tra di noi, con le lacrime agli occhi afferra il braccio del medico e inizia a parlargli sottovoce, non riesco a sentire nulla, ma l'espressioni preoccupate dei soccorritori mi fanno perdere quel briciolo di lucidità rimasta.
«Che succede?», chiedo terrorizzato.
Non rispondono, salgono in ambulanza e partono anche loro.
Colto dal panico, prendo Jason e cammino a passo spedito verso la macchina, gli altri mi seguono a ruota. Corro come un pazzo, ho perso il conto di tutti i semafori rossi mancati per non perdere di vista l'ambulanza, arriviamo nel giro di pochi minuti, prendono Maddy e la portano via senza nemmeno darmi la possibilità di vederla, ci conducono nella sala d'attesa, mentre cammino come un leone in gabbia avanti e indietro vedo entrare il mio amico Richard, «Logan», si avvicina a me e mi abbraccia.
«Come sta lo zio?», chiede Brett avvicinandosi.
«Lo stanno ancora operando», dice, abbracciando forte una Britney stremata dal dolore.
«Maddy?», chiedo agitato.
«Sta riposando, ma sta bene», mi da un colpetto sulla spalla, «Vieni con me, ti porto da lei».

Entro nella stanza, mi avvicino a lei e le accarezzo la guancia, «Logan?», dice aprendo piano gli occhi.
«Come stai?».
«Sto bene», dice, prendendomi la mano.
Le do un piccolo bacio sul naso, «Mi aiuti ad alzarmi?».
Faccio come dice, le tendo la mano e lei si aggrappa a me, «Come sta Christopher?».
«Lo stanno ancora operando, il proiettile ha mancato di pochi centimetri il cuore», spiego, passandomi una mano sul volto.
Ci dirigiamo verso la sala d'attesa, appena entriamo Lena corre verso di noi, abbraccia forte Maddy, «Va tutto bene? La situazione è sotto controllo?».
«Sì, sì va tutto bene», risponde lei con un sorriso tirato.
«Buonasera», dice, il chirurgo entrando.
Toglie la cuffietta e la mascherina, «L'operazione è andata bene. Per il momento il dottor Christopher sarà messo sotto osservazione giorno e notte».
«È ancora in pericolo di vita?», chiede mio padre.
«L'operazione è stata molto delicata, dobbiamo monitorare costantemente il suo stato».
«Posso restare qui?», chiede Britney.
«No signora, mi dispiace. Tornate a casa, non potete fare nulla qui».

Ci dirigiamo tutti nella grande casa di mio padre, per la viuzza stretta fatta di ciottoli irregolari, nessuno di noi osa dar fiato alla bocca. Passiamo quello che resta della notte sul divano svegli, aspettando novità da Richard, cerchiamo di renderci utili e di dare sostegno alla zia Britney che, ormai è sprofondata in uno stato catatonico dovuto al forte shock appena subito. Alle prime luci dell'alba il mio telefono squilla, «Pronto?».
«L'abbiamo preso».
«Avete preso quel bastardo?», dico, alzandomi di scatto.
«Sì, abbiano dovuto sparargli».
«Cos'è successo?».
«Quando l'abbiamo fermato, pensavamo che non fosse più armato ma invece ha tirato fuori un'altra pistola e ha sparato a Damian e ad altri tre poliziotti».
«Cosa? Mio Dio, come stanno adesso?».
«Signor Carter, Damian e i suoi tre uomini sono morti».
«Non può essere», passo la mano libera sul viso stanco e provato, «E che mi dici di Michael?».
«Lui è morto, abbiamo dovuto farlo non voleva arrendersi».
«Capisco», sospiro pesantemente, sento tutti gli occhi nella stanza puntati su di me, «Ci sono novità?». Chiede mio padre con voce strozzata.
«Sì».
«Allora?», dice Anthony alzandosi di scatto dalla sedia.
«Hanno preso Michael», mi passo nervosamente una mano tra i capelli e incrocio gli occhi con quelli di Maddy, «Damian purtroppo è morto e anche altri tre uomini», le dico con voce rotta.
Lei si alza, si china tra le mie gambe e mi stringe forte al suo petto, «Mi dispiace, mi dispiace tanto», dice tra i singhiozzi.
So già cosa sta per dire, «Tesoro, non è colpa tua», le dico dandole piccoli baci sulle guance bagnate dalle lacrime.
«Sai che invece è tutta colpa mia, se non fossi entrata nelle vostre vite, tutto questo non sarebbe mai successo. Ora per colpa mia, per colpa dei miei problemi, Christopher si trova in ospedale in condizioni critiche. Per favore, non dirlo, non dirmi che non è colpa mia».
Lena si avvicina a Maddy e le accarezza dolcemente i capelli, «Stellina, sai che non puoi agitarti».
Si massaggia le tempie, «Lo so».
«Forza, devi riposare», le dico accarezzandole dolcemente il viso.

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