23 giugno 1944
Pomeriggio
Era ora di pranzo, Niccolò era uscito all'alba per le provviste. Stavo ascoltando la radio e nel frattempo stavo pelando le ultime patate rimaste. Saltai dalla sedia, come se qualcosa mi avesse punto, quelle poche parole attirarono la mia attenzione, mi rimbombarono nelle orecchie ripetutamente e incessantemente."Gli inglesi hanno dato il via al grande assalto di Cherbourg. I russi prendono parte all'azione, ieri, a Witebsk hanno lanciato l'offensiva".
Le mie gambe mi sembrarono pesanti e mi lasciai cadere di peso sulla grande sedia in legno, ormai malandata dal tempo e dall'umidità.
Sentii la porta aprirsi e vidi Niccolò venirmi incontro felice, con un gran sorriso trionfante con il solito cesto tra le mani pieno di viveri.
«Che succede?», mi chiese baciandomi.
Quel bacio e le sue carezze mi risvegliarono dal torpore e gli gettai le braccia al collo, «È iniziata, l'operazione è iniziata», gridai.
«Lo so», disse, alzandomi di peso senza alcuno sforzo e facendomi roteare.
Guardai il cesto, gli sorrisi e dissi, «Abbiamo del cibo finalmente».
«Sono molto efficiente», rispose, sistemandomi i capelli dietro l'orecchio.
«Sei stato fuori per troppo tempo. Mi sono preoccupata, dov'eri finito?».
Il suo volto improvvisamente da rilassato, diventò cupo e triste. Il cuore mi saltò in gola e la salivazione si azzerò.
«Da mia sorella».
Lo guardai stupefatta, «Tua sorella?», chiesi non troppo convinta.
«Sì», disse senza aggiungere altro.
Mi posò a terra e si accomodò sulla sedia. Fissai il suo bel volto stanco, mi avvicinai a lui e gli posai le mie piccole mani sulle spalle forti e robuste.
«Puoi portala qui», dissi passando le dita tra i suoi capelli e dandogli un bacio casto sulle labbra. Sorrise debolmente, «Non può stare qui».
«Cosa? Perché?», chiesi delusa e preoccupata.
«Perché Lucrezia è morta».
Rimasi senza fiato, mi inginocchiai tra le sue gambe, gli presi il viso tra le mani e piantai i miei occhi nei suoi. Sembravano due fessure scure e impenetrabili, «Quando è successo?», chiesi tremano con un filo di voce.
«Qualche mese fa. Ma io ho scoperto tutto solo al mio rientro», disse abbassando nuovamente il capo, si posò le mani sul volto, ma era troppo tardi, avevo già intravisto le sue lacrime, «Avrei dovuto proteggerla. Era la mia sorellina», disse singhiozzando.
«Cos'è successo? Ti va di parlarne?», provai a chiedere preoccupata.
Alzò nuovamente il volto, i suoi occhi erano rossi e pieni di lacrime, il suo volto era contratto dal dolore e il mio cuore mi si strinse in una morsa.
«Avrei dovuto ammazzarlo io quel bastardo», ringhiò.
«Di chi stai parlando?», chiesi iniziando a tremare.
«Kastor, sto parlando di Kastor Richter. Quel figlio di puttana!».
Il sangue nelle mie vene si ghiacciò, il mio volto diventò una maschera di cera. Mi mancò l'aria, «Che cosa ha fatto?», chiesi alzandomi di scatto.
Con il capo chino, Niccolò iniziò a raccontare;
«Lucrezia era come me, una ribelle. Era una ragazza intraprendere e odiava sentirsi dire cosa fare. Le restrizioni le stavano strette e non sopportava gli invasori», si interruppe per un secondo, «Mia sorella era molto bella e quel maiale, quel Kastor, aveva messo gli occhi su di lei. Lucrezia però, non accettò la sua corte. Lui essendo stato colpito e calpestato nel suo orgoglio l'ha fatta prima torturare, stuprare e poi, come se non fosse nemmeno un essere umano, l'ha appesa con un cappio alla gola in una delle vie principali».
Cominciò a piangere e io cercai con tutte le poche forze rimaste di consolarlo.
«Kastor è morto. Non farà del male più a nessuno».
«Lui era mio. Dovevo finirlo io, toccava a me strappargli la vita. Dovevo farlo io... la sua vita era mia, poiché mi ha strappato il cuore dal petto».
Strabuzzai gli occhi, non l'avevo mai visto così adirato. Era colpa mia, ero stata io a prendermi la vita di quell'uomo per aver toccato Lucrezia.Era la mia amica, la ragazza per cui avevo fatto uccidere Kastor. Era la mia Lucrezia, mi mancava così tanto, ero distrutta, per me era come una sorella, come potevo fingere di non conoscerla? Come potevo mentire?
Ma cosa avrei potuto dire, come avrei potuto giustificare il mio rapporto con quel mostro?
Non potevo parlare, l'avrei perso per sempre, se solo avesse saputo la verità. Se solo avesse saputo che la donna che amava, era la stessa donna che un tempo era stata l'amante dell'uomo che era stato l'artefice della morte della sua sorellina, avrebbe mai potuto perdonarmi e amarmi ancora?
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UN INTRECCIO PERFETTO
ChickLitLa vita di Maddy è stata stravolta nel giro di una sera. Un secondo, basta così poco per perdere tutto e toccare il fondo. Ma il destino è sempre dietro l'angolo. Maddy troverà il diario della nonna Magda, grazie al racconto di quelle pagine scoprir...