Epilogo

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5 ANNI DOPO

Jimin stava revisionando un nuovo libro, appena arrivato alla casa editrice dove lavorava.

Le piccole dita battevano velocemente sulla tastiera, all'anulare sinistro faceva bella mostra di sé una fede d'oro giallo.

"Signor Park?" Bussò la segretaria. "L'autore del libro che ha voluto chiamare è qui." Annunciò, spostandosi per rivelare la presenza di un giovane ragazzo, sui diciotto anni.

Quando lo vide, Jimin ebbe un tuffo al cuore.

I vestiti neri, lo sguardo un po' perso, i capelli scuri disordinati.

Quel giovane gli ricordava il ragazzo di cui si era innamorato quando aveva vent'anni.

Sorrise tra sé, ripensando alla prima volta che Jungkook gli aveva rivolto la parola, uscendo in modo losco dall'ombra e chiedendogli di poter vedere la sua circonferenza, alla fine della lezione.

La loro storia d'amore poteva essere considerata al pari di quelle delle favole e, Jimin, era grato di aver avuto l'opportunità di viverla.

"Prego, siediti." Si riscosse il biondo, indicando all'ospite la sedia.

Il nuovo arrivato annuì bruscamente con la testa e fece come indicato.

Anche quella caratteristica accese un fiume di ricordi nell'editore e tutte le scene che aveva vissuto col Jungkook diciottenne gli esplosero nella mente.

Proprio in quel momento, il suo telefono vibrò, annunciando l'arrivo di un messaggio.

A che ora vieni a casa?

"Scusami, devo rispondere, è mio marito." Disse Jimin, prima di digitare i tasti sul display.

Il prima possibile. Mi manchi.

E mi ami?

Sì, ti amo immensamente.

Rispose, prima di mettere via il telefono e dedicare la sua attenzione al giovane scrittore di fronte a lui.

Quella sera, quando rientrò a casa era davvero stanco, ma il profumo invitante che l'accolse lo mise subito di buon umore.

"Sono tornato." Urlò, correndo al piano di sopra per lavarsi le mani e mettere dei vestiti più comodi.

"Sto cucinando tutte le cose che ti piacciono." Rispose il marito.

"Sei il migliore." Commentò estasiato Jimin, sbrigandosi a spogliarsi per andare a sfamarsi.

Era in boxer, con la testa dentro l'armadio in cerca della tuta, quando qualcosa di molto grasso e peloso si lanciò contro il suo sedere.

"Jungkook!" Gridò esasperato. "Ma questo procione non muore mai?"

Il signor Newton lo guardava ghignante, dal basso, con gli occhietti malefici.

"Sei un procione pervertito oltre che cattivo." Decretò, infilandosi dei vestiti da casa e tornando dal marito, in cucina.

L'area del cerchio || JIKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora